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photo4u.it -> Articoli
Oggetto: Il reframing Rispondi con citazione
Autore: ZioMauri29 :: Inviato: Lun 23 Nov, 2009 6:05 pm
Il reframing

Il concetto fondamentale di reframing indica la ri-contestualizzazione della realtà, ovvero il complesso di selezione, organizzazione e interpretazione dell’insieme degli stimoli percettivi visivi. La ristrutturazione della realtà è una pratica diffusa specie in campo medico- psicoterapeutico. Il reframing consiste quindi nel modificare il quadro entro il quale una persona percepisce una particolare realtà. Alcuni elementi di esso vengono ri-organizzati allo scopo di cambiare il significato degli eventi e della realtà stessa, come in una sorta di gioco di prestigio: quando il significato cambia, le reazioni e i comportamenti delle persone cambiano anch'essi. Ma se questa idea è semplice, praticarla è tutt'altra cosa. Non vi è dubbio che questa dote aiuta nel dare senso ed originalità ai propri scatti in tutti i generi fotografici, ma sicuramente rappresenta un elemento fondamentale nella fotografia street.

Per comprendere meglio i precisi meccanismi che sottintendono questo tipo di scatti street analizzeremo dettagliatamente il processo interpretativo che li accomuna. In tutte le fotografie presentate gli autori hanno selezionato determinati elementi della scena reale che stavano vivendo, scegliendoli fra molteplici sensazioni e stimoli visivi. E’ da sottolineare che in ogni istante della nostra vita (e quindi anche nelle nostre passeggiate street) siamo bombardati da un numero enorme di stimoli percettivi, non solo visivi, ma uditivi, tattili, cinestesici. L’esperienza di tutti questi stimoli che ci invade contemporaneamente da vita a quella che il filosofo statunitense William James definiva “una frastornante confusione”.

A noi tuttavia il mondo sembra assai più ordinato e comprensibile e gli scatti proposti seguono lo stesso criterio di ordine, questo perché sono stati selezionati precisi input visivi. Ma perché sono stati selezionati quegli elementi e non altri? Semplicemente perché gli autori dotati di una particolare “forma mentis” avevano una loro “idea”, che ritenevano interessante, e quindi l’hanno cercata nella realtà da rappresentare.

Questi due momenti possono essere temporalmente separati oppure avvenire in maniera contemporanea. Noi tendiamo a selezionare le percezioni relative a cose che hanno richiamato, per un motivo o per l’altro, la nostra attenzione. Per fare un esempio pratico: la figlia di un mio collega ha tre anni e da poco ha preso consapevolezza delle barbe delle persone, e quando entra in un locale chiede a voce alta “Ci sono barbe qua dentro?”, e in caso affermativo inizia a contarle sempre a voce alta. Così facendo inevitabilmente attira sulle barbe l’attenzione di tutte le persone presenti, che incominciano a notarle. Riflettete ancora: quando ci interessa (ad esempio perché dobbiamo acquistarlo) un particolare modello di automobile, prendiamo consapevolezza della sua presenza (magari cospicua) nelle strade della città. Ma quella precisa tipologia di automobili era presente anche in precedenza, solo che noi non la notavamo, perché non ci interessava. In parole povere, è come se ci sintonizzassimo su una precisa lunghezza d’onda.

Quando andiamo a fotografare per strada fissiamo la nostra attenzione su oggetti, persone o eventi di un certo tipo, ignorando completamente altri. Un altro individuo può venire con noi a fare la stessa passeggiata e fare fotografie completamente diverse. Tutto dipende dagli interessi, bisogni e desideri di ciascuno di noi; in sintesi da quella “forma mentis” che ci appartiene. Anche lo stato emozionale può influire sulle percezioni da noi scelte.

Una volta scelti determinati input visivi questi devono essere organizzati all’interno del fotogramma in un modulo significativo, in una cornice dal quale scaturisca un contenuto. In ultima analisi questa cornice deve prestarsi ad essere interpretata, fornendo un messaggio, una storia, un contenuto. Il titolo può aiutare nell’interpretazione oppure essere completamente assente. Va da sé che l’elemento che influenza maggiormente ciò che percepiamo è il contesto. Nelle tre fotografie precedenti il soggetto umano è assente ma è palesemente richiamato dai segnali stradali che lo raffigurano in maniera stilizzata.

Vorrei infatti appuntare la vostra attenzione su di un’altra importante riflessione: qual è il ruolo del fotografo in questo tipo di scatti? Ha semplicemente scattato una foto di una banale e didascalica porzione di realtà oppure è riuscito a coglierne aspetti non palesi, a crearla, magari a costruirla ex- novo relazionandosi con essa, alzandosi, abbassandosi , spostandosi… in parole povere, cercando un punto di vista originale dello sguardo?

Non vi è dubbio che nel secondo caso si può tranquillamente parlare di istante catturato: la sua esistenza è infatti limitata nel tempo non per il soggetto in sé, ma per il complesso fotografo-soggetto, che è la struttura che è importante considerare in ottica di valutazione degli scatti street: tutte e tre le fotografie proposte hanno soddisfatto questo importante requisito.
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