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Stampa Fotografica inkjet: caratteristiche, supporti ed inch
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pamar
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MessaggioInviato: Mer 20 Nov, 2019 2:31 pm    Oggetto: Stampa Fotografica inkjet: caratteristiche, supporti ed inch Rispondi con citazione

Ciao a tutti,

posto una recensione sulla stampa fotografica inkjet. Non è attinente alle questioni strumentali ed al flusso di lavoro da file a carta stampata (tranne alcune parti necessarie) ma si tratta di un lavoro incentrato sui supporti di stampa e gli inchiostri attualmente usati. Vorrei che ognuno si senta libero di intervenire in prima persona, correggendo eventuali imprecisioni ed esponendo le proprie idee ed esperienze o convinzioni. Ho intenzione di postare il lavoro completo non in un unico insieme bensì in 3 o 4 parti.
Parto con la prima di introduzione generale e sulle tipologie di inchiostro. Seguirà una trattazione delle tipologie di supporti esistenti, sull’archiviabilità o meno degli stessi in base a come sono fatti ed una successiva parte con esempi pratici e caratteristiche di alcune marche di supporti.

Marco

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pamar
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MessaggioInviato: Mer 20 Nov, 2019 2:36 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

LA STAMPA INKJET
Come – Quando – Perché: storia ed evoluzione

Siamo in piena epoca digitale. Tutto quanto è su base digitale o quantomeno ha elementi che lavorano in digitale in un contesto più ampio, la fanno da padrona ed hanno rimpiazzato quanto era solo analogico o meccanico. Per rimanere in ambiti comuni e di massa basta pensare alla TV o alla musica. La fotografia non è da meno. Certo, permane ed è ancora molto praticata la fotografia argentica ma, guardando i numeri del mercato, il digitale occupa la stragrande maggioranza del settore. Rimanendo nell’ambito fotografico si è di molto ridotta la pratica di stampare le fotografie. Prima era pressoché d’obbligo la stampa felle fotografie: rullino sviluppato e conseguente stampa (non d’obbligo per le sole diapositive). Oggi, dove le immagini sono file digitali, si vede tutto subito ,su schermo o monitor. E arriva tutto il conseguente discorso sull’essere effimero di tutto questo, con un numero incredibilmente elevato di immagini che ci circondano la cui “permanenza” prima di finire nel dimenticatoio è fulminea…..ma questo è un discorso sull’evoluzione attuale del mondo dell’immagine che esula dall’argomento stampa inkjet.
Io personalmente sono convinto che il fascino di un’immagine stampata sia unico e non abbia paragoni. Non tanto per un discorso di bontà di visione o simili, visto che stanno nascendo schermi con prestazioni e risoluzioni che nulla hanno da invidiare ad una stampa, ma semplicemente perché il gusto e la bellezza di vedere e passare fra le mani un oggetto tangibile e concreto è ineguagliabile. Stampare…ma come? Al giorno d’oggi, partendo da un file, esistono varie metodologie di stampa fotografica, tipografica ecc. A mio avviso la stampa inkjet è quella che fornisce la maggiore versatilità e possibilità di scelta. Certamente non è la prassi di stampa più economica perché anche optando per i supporti e più economici, la spesa non è paragonabile a quella dei vari service di stampa che si trovano sul mercato. Perché allora? Per numerosi fattori: prima di tutto la grandissima moltitudine di tipi di supporto disponibili. La grande stabilità e durata nel tempo delle stampe (usando beninteso i prodotti adatti), la possibilità, se la stampa inkjet è fatta in proprio, di provare e sperimentare. La bellezza del risultato legato a determinati supporti. I costi? Da moderati a mostruosi, ed il tutto è legato alla tipologia di carte utilizzate e alla necessità di avvalersi di “accessori” vari. Quanto mi preme dire è che la moderna stampa fotografica inkjet nulla ha da spartire con l’inkjet che forse qualcuno rammenta dei tempi passati. Non vi è paragone con gli albori della tecnologia inkjet a livello di risultati. Le stampe si presentano come fotografie perfette ed i risultati sono qualitativamente migliori rispetto ad altre tecnologie di stampa sul mercato. Insomma, non c’è proprio nulla da spartire con la stampante dell’ufficio.
In questo trattato vorrei parlare dei tipi di inchiostri e supporti legati alla stampa inkjet e non degli aspetti tecnici della stampa. Tuttavia mi preme dire due cose: fondamentale e tassativo è che il flusso di lavoro da file digitale a stampa su carta (workflow) sia “sotto controllo”, altrimenti si ottengono risultati non soddisfacenti e una mancata corrispondenza di quanto si vede a monitor e quanto esce dalla stampante. Colori falsati e non corrispondenti a quanto si vede a monitor. Questo capita perché si passa da un file visto a monitor che viene tradotto in informazione digitale, che deve arrivare alla stampante che lo converte in un dato analogico sul foglio di carta. Quindi il percorso è il seguente: 1) vista umana dell’immagine a monitor (analogico) 2) Informazione digitale (il PC traduce l’immagine che vediamo in dati numerici (digitale) 3) dati numerici alla stampante che stampa su carta con un procedimento meccanico (analogico).
Ci sono fondamentalmente due punti critici: l’invio dell’immagine come la vediamo a monitor come dati digitali alla stampante e la conversione di questi dati in istruzioni “meccaniche” per la stampante.
Ora potrebbe succedere che quanto vediamo a monitor non sia corrispondente ai veri colori/tonalità/contrasti del file perché noi lo “vediamo” in modo diverso da quello che realmente è e che viene inviato alla stampante, perché il nostro monitor non è tarato correttamente e ci mostra qualcosa che non corrisponde al file. Quindi noi vediamo un’immagine diversa da quanto realmente viene inviato come segnale digitale alla stampante. Primo presupposto allora è che il monitor ci mostri un’immagine che corrisponde al pacchetto di informazioni inviato alla stampante, quindi occorre che il monitor sia tarato correttamente. Il passo successivo della catena è la bontà della “traduzione” del segnale digitale in informazioni analogiche che la stampante usa per mettere l’immagine su carta. Ci vengono in aiuto i profili ICC (dei file che contengono info circa il tipo di supporto/stampante)che “dicono” alla stampante come lavorare in corrispondenza di un dato tipo di supporto (spessore, bianchezza, tipo di superficie, propensione a contrastare o esaltare talune tinte ecc.) Non mi dilungo, l’argomento è complesso e merita una trattazione esaustiva magari fatta da chi è davvero addentro alla questione. Ribadisco solo che a volte risultati deludenti dipendono non da carenze dei supporti o della stampante ma da un workflow non sotto controllo. capita sovente che, soprattutto quando si inizia a stampare in proprio, i primi risultati siano deludenti e si ottengono cartacei che non rispecchiano l’immagine vista a monitor. Questo comporta che: si buttano tanti soldi in carte ed inchiostro e arriva presto a disamoramento e rinuncia. Tutto perché magari si segue la via sbagliata e si finisce in un vicolo cieco. Solitamente un tipico problema che chiunque riscontra è che si ottengono stampe più scure e con tinte scure “chiuse” senza tutti i dettagli che si vedono a monitor.
Un ultimo accenno va fatto alle attuali stampanti fotografiche inkjet. Parlo di stampanti fotografiche. Nate e costruite per la stampa di fotografie. Non avrebbe senso utilizzarle per la stampa anche di documenti; non c’entrano nulla con le multifunzione. Intendiamoci, nulla vieta di usarle per stampe di testi, ma sarebbe uno spreco ed un salasso economico, come usare una fuoriserie per trasportare legname. Basta considerare che: le cartucce di inchiostro costano care. Ce ne sono installate 9 - 12. Tali stampanti (almeno quelle migliori) sono dei bestioni: le piu’ piccole sono stampanti A3+del peso di una quindicina di kg (in passato e forse anche ora, ma non ne sono certo ce ne era anche una o due A4) fino ad arrivare ai plotter fotografici per grandi formati. Basti pensare che quelle più comuni sono le A2.

Marco

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pamar
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MessaggioInviato: Mer 20 Nov, 2019 2:39 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Tipologie di inchiostri e supporti - 1.

Iniziamo a parlare dei consumabili legati alla stampa inkjet: carte ed inchiostri.
Riguardo gli inchiostri la situazione, ad oggi, è chiara. Ne esistono di due tipi fondamentali, profondamente diversi come caratteristiche. Per le carte invece è un casino totale. Tipologie diverse, alcune classificate con termini univoci, altre con nomi diversi ma in riferimento a supporti con caratteristiche sovrapponibili. Uso di talune aziende di un nome diverso da quanto fa un’altra azienda per riferirsi alla stessa identica tipologia di supporto. nomi commerciali variegati e dettati solo da esigenze di marketing….insomma spesso districarsi fra la grande varietà di carte e nomi non è semplice ed in rete si legge di tutto e di più, il che non aiuta ad orientarsi, specie se si è neofiti dell’argomento. Vediamo di capirci qualcosa.
Partiamo dagli inchiostri. Ci sono due tipologie di inchiostri disponibili: i dye (acquosi) e a pigmenti (microincapsulati).
Gli inchiostri dye sono a base acquosa, mentre i pigmenti sono micro incapsulati. essi hanno caratteristiche chimiche, fisiche, di densità ed evaporazione diverse, oltre ad avere additivi differenti.
I primi ad essere inventati ed utilizzati sono stati i dye. Il colorante è sciolti in acqua ed ha un alto grado di fluidità. Questo permette a tali inchiostri di penetrare in profondità le fibre della carta. Caratteristica dei dye è la loro grande brillantezza, luminosità e saturazione con colori resi in modo eccellente. Inoltre penetrando la carta conservano meglio le sue caratteristiche di superficie e brillantezza (nel caso delle carte lucide o semi lucide). La pecca di tali inchiostri è la loro scarsa archiviabilità. Prima di tutto sono sensibili all’umidità essendo solubili in acqua. Sono sensibili alla luce, agli UV ed all’ozono che sono in grado di rompere i legami chimici delle molecole di colorante con conseguente sbiadimento e/o viraggio cromatico. Per tali ragioni le stampe ottenute con inchiostri dye andrebbero conservate in scatole o album al riparo dalla luce per garantire una conservabilità adeguata. Come detto, essendo i dye idrosolubili, le stampe non devono venire a contatto con l’acqua, basta una mano umida, passata sulla stampa, per ottenere delle sbavature. Negli ultimi anni gli inchiostri dye hanno avuto un’evoluzione che ha attenuato molte pecche senza tuttavia risolverle del tutto. Una stampa fatta con inchiostri dye non è a livelli d’eccellenza riguardo la sua archiviabilità.
Gli inchiostri a pigmenti sono completamente diversi. La prima azienda ad introdurli è stata Epson grazie alla tecnologia piezoelettrica che evita alcune problematiche di intasamento delle testine date da tali inchiostri. I pigmentati non hanno il colorante disciolto in un liquido acquoso come nei dye ma esso è in sospensione. I pigmenti di colore sono incapsulati in una resina sintetica. Le dimensioni delle particelle di pigmento sono circa 500 volte maggiori rispetto ai coloranti dye e di conseguenza gli inchiostri a pigmento non penetrano nella carta come i dye ma si depositano sulla sua superficie legandosi ad essa. Le caratteristiche positive dei pigmenti sono la resistenza alla luce, e all’umidità. Sono impermeabili e gli UV non possono scinderli. Quindi luce ed umidità non sono passibili di alterare le tinte. Si ha di conseguenza una grande archiviabilità delle stampe. I contro sono legati alle caratteristiche dei pigmenti. Essendo incapaci di penetrare la carta essi si depositano su di essa, coprendo la superficie del foglio. Ne deriva una inchiostrazione non sempre omogeneo ed una riflessione della luce disomogenea che da luogo a mutazioni visive se si guarda il foglio da alcune inclinazioni particolari, dando luogo a fenomeni chiamati gloss differential e bronzing. Il gloss differential si ha su carte lucide e semi lucide; il fatto che i pigmenti non penetrino la carta da luogo al fenomeno. Nelle inkjet il bianco non c’è (avete mai visto una cartuccia di bianco in una stampante inkjet?) ma è il bianco del foglio che non viene inchiostrato. Al pari le tinte chiare prevedono la deposizione di meno inchiostro che gli scuri. Un marrone scuro prevede più inchiostro di uno chiaro. I pigmenti non penetrano ma depositandosi formano strati di inchiostrazione diversi sulla carta. Osservando obliquamente si percepisce il fenomeno di riflessione disomogenea fra zone scure e chiare su supporti lucidi. Il bronzing si ha invece per l’alta riflettenza dei pigmenti: su fogli lucidi si hanno delle tinte che riflettendo assumono riflessi quali il bronzo (da questo il nome). Va detto che tali fenomeni sono ininfluenti guardando una stampa frontalmente e le nuove generazioni di inchiostri a pigmenti hanno eliminato quasi del tutto il problema.
Gli inchiostri a pigmenti sono costosi da produrre ed utilizzati in particolare nelle stampanti semi-pro o professionali (stampanti comuni da ufficio o le multifunzione d’uso comune non sono a pigmenti). Garantiscono doti di archiviabilità e durata delle stampe irraggiungibili dai dye. attualmente, guardando all’ambito artistico e di vendita, vengono usati esclusivamente gli inchiostri a pigmenti. Essi garantiscono una durata ed archiviabilità ottimale che i dye non hanno.

Marco

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MessaggioInviato: Mer 20 Nov, 2019 2:42 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Ottima mossa, aspettiamo i successivi capitoli Wink
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GiovanniQ
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MessaggioInviato: Gio 21 Nov, 2019 7:42 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Ottimo, seguo. Ok!
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milladesign
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MessaggioInviato: Gio 21 Nov, 2019 9:33 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Ottima iniziativa. Per quanto possano essere argomenti trattati e ritrattati (ma non è questo il caso) questo è lo spirito giusto di partecipazione ad un forum tematico. Bravo Marco.
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Giorgio
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pamar
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MessaggioInviato: Lun 25 Nov, 2019 9:40 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Supporti di stampa.

Ora è il momento di parlare dei supporti di stampa. Non verranno trattate carte comuni per stampa di documenti tipo ufficio, ma esclusivamente supporti fotografici. Questo perché utilizzare una stampante fotografica, magari a pigmenti e di grande formato per stampare documenti su carta comune sarebbe controproducente economicamente.
Vista la grande varietà di supporti di stampa disponibili, di nomi e tipologie presenti, è utile definire alcune categorie base, alcuni gruppi che si differenziano profondamente l’uno l’altro per connotati fisici difficili da confondere.
Prima di tutto iniziamo col dire che esistono supporti per uso dedicato agli inchiostri dye, altri a pigmenti, altri ad entrambi gli inchiostri. Non tutti ma, tendenzialmente, i supporti sono compatibili alle due tipologie di inchiostri.
Premessa: con le stampanti inkjet e gli inchiostri a pigmenti è possibile stampare su molti supporti di materiale differente. Un vincolo è che il supporto sia laminato allo spessore adeguato (tipo un foglio). Ma non solo fogli comuni anche se di spessore elevato, alcune inkjet possono stampare anche sui CD.
I supporti di stampa inkjet possono essere suddivisi in tipologie di base secondo le caratteristiche della superficie e anche in base alla tipologia di pasta costituente il supporto.
Una suddivisione primaria riguarda carte RC, carte con coating, carte prive di coating e supporti canvas. Tale suddivisione si riferisce alla tipologia dello strato superficiale, mentre per le canvas si parla di tessuto invece che di carta. Tali carte tuttavia presentano tipologie diversificate circa il tipo di pasta costituente e presenza/assenza di vari additivi, all’interno dello stesso gruppo. Per esempio due carte con coating uguale possono differire per la pasta costituente e la presenza o meno di additivi e per la loro quantità se presenti. Tuttavia la suddivisione per tipo di strato superficiale è tendenzialmente valida per fare un primo raggruppamento.
Carte RC.
RC sono le iniziali delle parole inglesi Resin Coated, che significa “ricoperto di resina”, dove con resina si intende materia plastica (resina è un termine più figo per dire plastica). Nello specifico si tratta di una pellicola di polietilene disposta su entrambe le facce del foglio. La faccia stampabile vede lo strato trattato in modo da presentare una superficie microporosa in grado di accogliere ed assorbire gli inchiostri dye e fare penetrare i pigmenti. Le carte RC sono utilizzabili sia con gli inchiostri dye che a pigmenti. La pasta costituente è tendenzialmente formata da alfa-cellulosa. Una delle caratteristiche proprie dei supporti RC è la loro completa impermeabilità dovuta al rivestimento di polietilene di entrambi i lati. In pratica la carta è racchiusa in un involucro trasparente di polietilene. Le carte RC per stampa inkjet non sono una novità; sono nate e si sono diffuse con la fotografia chimica ed hanno riscosso grande successo fornendo fotografie resistenti e a prova d’acqua. Le foto “chimiche” a colori alle quali siamo abituati sono quelle RC. Le inkjet RC sono fondamentalmente identiche, con l’unica differenza che il lato stampabile ha la superficie trattata a dare una patinatura microporosa capace di accogliere l’inchiostro. I vantaggi delle carte RC sono molteplici: resistenza a traumi e maltrattamenti, idrorepellenza (quasi impermeabili), grande lucentezza e capacità di ottenere supporti lucidi. Ottimi contrasti e resa dei dettagli. per tale motivo le carte RC sono quelle ottimali per avere supporti con finitura glossy o semi glossy.
Occorre precisare da subito un connotato comune a carte RC e coated: tale divisione si riferisce alla caratteristica base del rivestimento. All’interno delle due tipologie ci possono essere diverse varietà di superficie: glossy, semi glossy, perla, silk, luster ecc.
Le carte RC, come detto, forniscono ottimi risultati se di tipologia lucida (glossy), semi lucida (semi glossy) o comunque con superficie tendente al lucido. Questo in ragione del loro rivestimento plastico.
E importante introdurre il concetto di grammatura di un foglio di carta. Essa è una misura della densità della carta. Si misura in grammi. al metro quadro. Per farci un’idea delle cose consideriamo che la carta da giornale ha una grammatura di 40/50 g/m2 e quella di un foglio di carta per fotocopie di 60/80 g/cm2. Comunque è basilare distinguere fra grammatura e spessore di un foglio che sono cose diverse. E’ vero che tendenzialmente ad una grammatura alta corrisponde un alto spessore. Quindi se un foglio di 50 g/m2 sarà spesso 0,1 mm, uno di 100 g/m2 lo sarà 0,2 mm, ma non sempre vi è questa proporzionalità e lo spessore può variare anche in base ad altri fattori: la presenza/assenza e tipologie di fibre ed il processo di lavorazione di queste ultime. La presenza di additivi e la le loro caratteristiche e quantità. Ne consegue che due fogli con identica grammatura potrebbero avere spessore differente. Comunque *tendenzialmente* nelle carte fotografiche di corrispondente pasta costituente ad un aumento di grammatura corrisponde un aumento di spessore. Solitamente carta più spessa viene considerata di maggior pregio e professionale.
I supporti RC hanno, solitamente, una grammatura intorno ai 180 g/m2, che non è un valore alto, specie se paragonato ad alcune carte fine art che viaggiano sui 300 g/m2 (alcune arrivano anche a 500). C’è da dire che negli ultimi anni si trovano sul mercato anche supporti RC con grammatura elevata (attorno ai 300 g/m2).
ci tengo a chiarire un punto: le carte RC non devono essere pensate come pezi di plastica. Se le paragoniamo alle coated senza plastica, vedendi il foglio bianco non stampato non balza all’occhio il suo essere rivestito di polietilene. Lo strato plastico è sottilissimo e non risulta percepibile ma si nota piuttosto il tipo di liscezza o texture della carta.

Marco

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MessaggioInviato: Mer 27 Nov, 2019 3:38 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Carte con coating (coated)
A dire il vero questa è una categoria arbitraria perché non vi è un connotato specifico capace di raggruppare tutte le varietà di carte esistenti con coating (ossia con copertura). A ben guardare poi anche le carte RC hanno una copertura, un coating, ma sono rivestite di materiale plastico. Quelle che definisco supporti con coating non hanno plastica e non hanno un rivestimento plastico. Tale raggruppamento, seppure eterogeneo, risulta utile e comodo per mettere dei paletti e suddividere in classi i supporti. Diciamo che con il termine “carte con coating” intendo quelle che hanno un rivestimento ottimizzato che interessa il lato stampabile; rivestimento privo della lamina plastica delle RC e palesemente diverso e ben distinguibile dal gruppo di carte prive di coating, le cosiddette Matte (che non vuole dire pazze ma materiche…). Impossibile poi confondere RC, coated e senza coating con le Canvas, poiché queste sono proprio tessuti piuttosto che carte.

Quanto accomuna tutti i supporti di stampa “coated” è l’avere una superficie di stampa costituita e lavorata in modo tale da conferire loro una caratteristica fisica peculiare: lucidità o meno, liscezza o rugosità, riflettenza od opacità ecc.; e peculiari caratteristiche sull’immagine stampata quali gamut, definizione, micro contrasto ecc. Quanto dico sulle caratteristiche del coating è in fondo vero anche per le carte RC perché anche per loro vi è un coating che può essere diversificato da prodotto a prodotto, ma la varietà rispetto alle coated è molto minore, perché con il vincolo del rivestimento plastico, si trovano sempre carte tendenti al lucido (glossy, semigloss, luster). La varietà delle coated è maggiore e spazia dal lucido al non riflettente all’opaco. Altro connotato che, in linea di massima, accomuna tutti i supporti con coating è l’essere privi di materie plastiche. Questo significa non solo che al di sopra del coating non vi è uno strato plastico come negli RC ma anche che (almeno nei supporti definiti “fine art”) non vi sono parti plastiche all’interno della pasta costituente. Come è fatto allora il coating ? Semplicemente la superficie di stampa non avendo plastiche deve le sue caratteristiche a lavorazioni ed uso di eccipienti dedicati all’effetto che si vuole ottenere.
Per quanto riguarda invece la pasta che costituisce il supporto ne esistono fondamentalmente di due tipologie (fatto salvo la presenza di ulteriori additivi o sostanze): alfa cellulosa al 100% e fibra di cotone.
Quello che può dirsi una costante delle carte inkjet con coating è la ricerca di mimare i supporti da camera oscura all’alogenuro d’argento ed i loro risultati estetici. Un’emulazione per peso delle carte e look della superficie delle carte. Look che poco ha da spartire con le foto chimiche su carte RC. Esso vuole richiamare proprio le carte da camera oscura bianco e nero. Con un grande plus per le carte inkjet. Esse non sono carte solo per il B&N ma anche per la stampa inkjet a colori. Questo si traduce in tutto un genere di supporti colore che per la camera oscura esistevano solo per il B&N. Il trend oggi, per i supporti inkjet, è quello di offrire fogli fine art con coating che richiama gli equivalenti per camera oscura per look, resa, opacità/lucentezza, spessore del foglio e quant’altro. E come detto, questo oggi vale anche per le immagini a colori. Il tutto si traduce in costi elevati: i supporti pregiati (e queste carte ricadono fra quelli) costano una sassata. Per rendere l’idea un foglio A3+ di RC si aggira sull’euro di costo. Uno fine art baritato (un tipo di supporto) sui 4/5 Euro. Perché questi costi ? Le risposte sono molteplici: archiviabilité, grammatura, caratteristiche della superficie, presenza di solfato di bario e altri eccipienti ecc.
E a questo punto conviene tirare in ballo tutto il discorso che concerne l’archiviabilità, ossia la stimata durata delle stampe prima di manifestare segni di degrado o mutazione di quanto è stampato sul foglio. Attenzione, quando si parla di archiviabilità delle stampe ci si riferisce alla vita della fotografia stampata sul supporto, non alla possibilità che il supporto cartaceo si usuri o rompa. Può succedere che usando inchiostri non adatti l’immagine sbiadisca col tempo o che viri in alcune colorazioni. Circa gli inchiostri ne abbiamo parlato precedentemente. I dye non garantiscono durata. I pigmentati invece hanno doti molto migliori. quindi a dispetto della loro migliore brillantezza su supporti lucidi i dye non rientrano fra gli accessori per stampa inkjet reputati a garanzia di durata nel tempo. Ad oggi le gallerie d’arte tendenzialmente accettano stampe inkjet ottenute con i pigmenti ma non penso con i dye.
Usare un inchiostro adatto non è pero’ sufficiente. Anche la natura del supporto cartaceo deve garantire archiviabilità. E qui’ entrano in ballo una serie di elementi. Per quanto riguarda i supporti la situazione è piu’ sfaccettata e complessa. Varie simulazioni accelerate di durata svolte da enti esterni alle stesse case produttrici (Wilhelm Institute) hanno portato ad affermare che alcune caratteristiche o costituenti delle carte non garantiscono la loro archiviabilità ed anzi sono deleteri. Vediamo quali e perché.
Tipologia di “pasta” costituente il supporto di carta. Si, non tutte le carte sono costutivamente uguali….insomma non sono fatte dello stesso materiale. Suona strano ma è così. Una carta fotografica può essere fatta di cellulosa, in percentuali diverse, di purezza diversa oppure da fibre di cotone. Le migliori sono fatte con alfa-cellulosa al 100% o fibra di cotone. Si, fibra di cotone, perché il cotone é costituito da cellulosa quasi al 100%; le carte fine art da CO sono in fibra di cotone. Circa la cellulosa essa deve essere alfa-cellulosa (una tipologia pregiata di cellulosa ad alta polimerizzazione) al 100%. Quando si produce carta la si può ottenere di vari “tipi”. Basta pensare ai quotidiani, ai quaderni ed alle riviste patinate….non sono tutti fatti di carta? Si, se il termine carta è generico, ma c’è carta e carta. Se le fibre di carta sono di cellulosa alfa al 100% tutto OK. Se la cellulosa non è pura (e non è alfa) allora le cose cambiano. Le carte fotografiche sono di un certo pregio ma non sono equivalenti. Per esempio se c’è della lignina (non cellulosa al 100%) essa penalizza la archiviabilità, perché tende ad ingiallire e a degradare. Come ho ottenuto la cellulosa ? Se il processo lascia residui chimici non ho archiviabilità piena. Che pH ottengo alla fine della lavorazione? Un pH neutro è l’optimum, altrimenti un pH acido penalizza la durata nel tempo. Tutte queste cose portano ad una propensione all’ingiallimento della carta, al viraggio o allo sbiadimento dei colori. Ma se la carta ingiallisce cosa me ne importa? la foto è stampata sopra. Vero, ma il bianco non esiste fra gli inchiostri, esso è dovuto al bianco del foglio e se esso ingiallisce i bianchi ingialliscono (e la reazione del foglio come conseguenza *potrebbe* far virare i colori). E poi ci sono i famigerati OBA. OBA è l’acronimo per Optical Brightening Agent (sbiancanti ottici). La carta è bianca, giusto ? Ognuno direbbe di si. Certo, ma sempre? E perché lo è? La carta di un quotidiano (non la Gazzetta dello Sport) è bianca come quella di un foglio da disegno o di una rivista patinata ? No. Allora? Semplicemente perché quando nasce dalla cartiera la carta non è perfettamente bianca ma grigiastra o giallastra. Poi, se serve, varie lavorazioni le fanno assumere il bianco al quale siamo abituati…più o meno bianco a seconda egli usi e tipologia. Le strade per sbiancare sono molteplici: lavorazioni e rilavorazioni della pasta (senza eccipienti chimici aggressivi), l’uso di passaggi chimici o l’aggiunta degli OBA. Gli OBA sono composti incolori che hanno la capacità di fare apparire la carta piu’ bianca e brillante di quanto sia realmente. Fanno questo perché assorbono la luce UV e la riemettono come luce visibile verso la zona blu’ dello spettro. In parole povere questi OBA vengono aggiunti alle carte per renderle piu’ bianche. infatti la carta in fibra di cotone ha una bianchezza naturale del 90. Mai del 100%.
Le carte fotografiche bianchissime e brillanti contengono per forza di cose una percentuale di OBA. Un foglio bianchissimo ha vari pro: consente ampio gamut colore, neri piu’ profondi, contrasti meglio resi. Ma ci sono anche dei contro. Gli OBA sono molecole con una certa instabilità. Si degradano nel tempo, si rompono e non riescono piu’ a fare da sbiancanti ottici ed il vero colore della carta emerge. Non solo, pure i colori degli ink possono essere influenzati e sembra che anche lo stesso coating potrebbe risentirne. Le conseguenze dell’effetto degli OBA sembra dipendano dalla loro presenza o meno e, se presenti, anche dalla loro quantità. Non ci sono dati concordi sulla loro influenza negativa sull’archiviabilità. Alcuni li demonizzano, altri reputano gli effetti trascurabili. Quello che è certo è che da parte dei produttori non è dichiarato in maniera sempre chiara la loro presenza e tantomeno la quantità se non con espressioni tipo “minime tracce” o “quantità trascurabili” ma senza dati numerici. Tendenzialmente se un supporto è dichiarato come bianco al 100 o 105% gli OBA ci sono. Colori del foglio di un bianco evidentissimo (e tendenze all’azzurrognolo nei riflessi) ne sono piena testimonianza. Difficilmente ci sono se il bianco è dichiarato al 90 – 95% ed ha toni caldi. Vi è poi anche scarsa chiarezza per il consumatore nei supporti definiti fine art. Pasta cotone o cellulosa 100%, alta grammatura, superfici ad hoc e poi alcuni dichiarati OBA free ed altri con presenza di OBA. Quindi? Un supporto di pregio (e costo proporzionato) dovrebbe garantire oltre ad una resa ottimale anche piena archiviabilità. Su questo punto non vi è chiarezza.
Torniamo al discorso delle carte con coating. Tendenzialmente sono tutte definite fine art. Ossi soddisfano tutti i requisiti artistici. Superfici ottimali, alta grammatura, resa superba di colori, contrasti, sfumature. La superficie di stampa puo’ essere lucida (ma mai quanto una RC glossy) oppure perlata, silk (tipo la seta) ma tendenzialmente a modello delle carte da CO agli alogenuri d’argento. si rifugge sempre l’eccessiva lucidità. Interessante è poi la varietà di superfici offerte: da lisce a quelle con una leggera texture.
Qualche anno fa è poi arrivata tutta una serie di carte inkjet baritate. Chi ricorda la stampa chimica in CO rammenta sicuramente le carte baritate. Caratteristica di tali supporti è quella di avere del solfato di bario sotto il coating. Questa sostanza, che è pienamente archiviabile, favorisce bianchezza del foglio ed ottimizza la resa colore e B&N, favorendo i passaggi tonali e la gradualità delle sfumature. Chiaramente ad una carta baritata possono essere abbinate superfici tendenti al liscio, texturate, lucide o perla, silk ecc.
Ad oggi, le carte piu’ rinomate come “artistiche” sono quelle perlate o silk, baritate e con superfici non ecessivamente riflettenti. C’è da dire che le carte inkjet con coating, imitando il look di quelle argentiche da CO sono tendenzialmente meno lucide delle glossy e rifuggono quella parvenza “plasticosa” delle RC.



Marco



due tipi di foglio bianco.jpg
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Due fogli per stampa inkjet entrambi bianchi ma che messi a confronto rivelano essere di un bianco "diverso".
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due tipi di foglio bianco.jpg



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MessaggioInviato: Lun 02 Dic, 2019 12:06 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Carte prive di coating (Matte).

Si tratta di tutta una serie di supporti privi di coating. A dire il vero dire privi di coating non è totalmente esatto, perché il lato stampabile presenta una lavorazione differente dal resto, che consente la creazione di una superficie ottimizzata per ricevere gli inchiostri e presenta delle peculiari caratteristiche fisiche. Tuttavia quanto spicca vedendo tali supporti è che non hanno un coating inteso come quello dei supporti che abbiamo definito con coating e tantomeno gli RC. Prendendo in mano uno di tali supporti si ha l’impressione di un foglio da disegno. Il lato stampabile richiama proprio la carta “nuda”, vuoi lavorata per essere liscia al massimo, vuoi texturata, ma sempre e comunque nuda. Altra caratteristica è che in fase di stampa non viene utilizzato l’inchiostro nero (Nero photo) che serve per tutti i tipi di carte precedentemente visti (comunque tutti supporti con un certo grado di lucidità anche se minimo e con un coating). Viene utilizzata un’altra cartuccia di nero che ha caratteristiche diverse ed è un nero opaco chiamato Matte Black. Le stampe ottenute con tali supporti per loro caratteristiche e per l’uso del nero matte sono visivamente diverse da quanto visto fino ad ora. Prima di tutto i neri sono meno profondi ed i dettagli fini meno “taglienti”. Diciamo che la fotografia appare meno incisa rispetto a quanto avviene stampandola su un supporto con coating. Per fare un parallelo di altro genere è come osservare la stessa fotografia riprodotta su una rivista con carta patinata e su un foglio da disegno. Bisogna tuttavia chiarire una cosa: molto dipende dal soggetto, taluni si adattano meglio ad un supporto matte ed inoltre talune carte matte liscissime consentono una superba rappresentazione ed incisione dei dettagli; mai comunque come un supporto glossy che si avvale di nero Photo black. Ci sono anche taluni aspetti positivi delle matte: essendo “nude” non presentano problematiche quali gloss differential e bronzing. Sono indipendenti da problematiche di visione date dal tipo di illuminazione; essendo opache non riflettono la luce come capita a talune carte lucide. Ed infine, ma basilare, è il loro fascino. Bisogna essere di fronte ad una stampa matte per rendersene conto. Taluni soggetti poi vengono valorizzati e resi particolari da tali supporti. Insomma il loro fascino è unico. i paesaggi, per esempio, a mio avviso rendono molto bene su una matte liscia capace di esaltare taluni passaggi tonali e sfumature. Fra le altre cose se una stampa viene fatta per essere appesa in casa, magari incorniciata, penso sia meglio che sia stampata su un foglio matte che evita qualsiasi inconveniente e riflessi dati dall’illuminazione.
Tutto il discorso fatto sulle carte con coating, a livello di costituenti, vale per le matte. La pasta può essere di cellulosa a varie purezze (per la cellulosa il top è alfa cellulosa al 100%) o di fibre di cotone. Variabile è altresì la grammatura e tutto il discorso sull’archiviabilità e presenza/assenza di sbiancanti ottici (OBA).
La superficie stampabile può essere di varie tipologie “fisiche”: l’aspetto è sempre quello di un foglio da disegno (non ci sono glossy, silk, luster, perla ecc. come nelle coated), ma la conformazione è variabile. Da superficie perfettamente liscia a piatta ma leggermente ruvida a effetto vellutato alla presenza di leggera texture a texture più marcate. i supporti lisci sono definiti smooth, mente i non-lisci textured. La varietà di tipologie è ampia e spazia dal liscio e morbido al liscio ma ruvido, al morbido ma con texture evidenti. I supporti con texture sono molto belli e particolari. Non bisogna farsi ingannare dalla definizione texture: supporti con texture non troppo pronunciata non inficiano per nulla la resa di stampa e conferiscono all’immagine un effetto visibile solo in zone con colorazione uniforme (un cielo, bacini d’acqua, superfici omogenee), non inficiando per nulla la resa dei dettagli. Texture più marcate o di conformazione particolare possono essere ben visibili, e a volte risultare “presenti” nell’immagine. Non si può generalizzare ma occorre vedere, di caso in caso, come contribuisce la texture alla resa finale della stampa e se, troppo presente, da interferire con essa essendo troppo evidente. Il discorso sul biancore del foglio anche qui’ è valido: dal 90 al 110%. Tendenzialmente un’opera stampata su carta matte cotone di buona grammatura acquista un aspetto più “artistico”. Vi è poi da dire che fino all’arrivo dei supporti con coating perlati, baritati ecc non vi era una grande alternativa ai supporti glossy o semi-glossi, supporti lucidi che hanno comunque un aspetto “da pura fotografia” forse lontano da un certo look artistico. Vi è anche da dire che taluni soggetti non si adattano al 100% ad un supporto lucidissimo. Questione anche di gusti personali. Come taluni rimpiangono il look “lucente” delle Cibachrome e lo ritrovano solo negli inchiostri dye (con tutte le loro pecche) su lucido, altri vogliono solo un look senza alcuna lucentezza e utilizzano solo carte matte. Personalmente penso che tutto dipenda dal soggetto, il tipo di immagine. Quello che è buono per uno lo è meno per l’altro. Occorre dire che alcuni degli ultimi supporti materici prodotti hanno il lato stampabile caratterizzato da una notevole liscezza che, unita ad un buonissimo livello di bianco, li rendono capaci di riprodurre contrasti e neri veramente ottimi.

Canvas

Su tali supporti dico solo un paio di cose perché non ne so molto e non li ho usati. Li raggruppo nell’ambito dei supporti “cartacei” trattati anche se non sono fatti di carta ma sono dei veri e propri tessuti. Si tratta infatti di tele (cotone o lino) con la superficie stampabile lavorata per renderli in grado di ricevere gli inchiostri inkjet. si hanno allora varie tipologie di coating, da materico, a perlato a glossy a seconda del trattamento applicato. Di costante vi è la conformazione base dove sono visibili le trame del tessuto che può essere ti tipologia più fitta o meno, regolare ecc. Questi supporti essendo dei veri e propri tessuti devono essere poi intelaiati e godere di una certa tensione per rimanere planari sul loro telaietto. per questo motivo serve un bordo, capace di avvolgersi sul telaio, di almeno 5 cm. Tale bordo può essere parte del tessuto non stampato o parte dell’immagine stessa (che chiaramente verrà perso). Per la loro tipologia di “incorniciamento” che porta ad un fabbisogno di superficie notevole (per esempio servono almeno 10 cm in più in orizzontale ed altrettanti in verticale) non avrebbe senso avere dei tessuti di formato tipo A4 o A3. tali supporti sono venduti solo in rotolo e vanno tagliati della misura desiderata. chiaramente essendo il supporto non omogeneo come un foglio, l’immagine ne deve tenere conto e non sono richieste risoluzioni in ppi pari a quelle desiderate per stampe inkjet fine art su carta. Diventa altresì possibile stampare in grandi formati (sempre che il soggetto non ne risenta in modo evidente).

Marco



Matte textured.jpg
 Descrizione:
Carta Matte con profonda texture.
NB: la texture è esagerata dalla ripresa macro e dall'illuminazione adottata
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pamar
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MessaggioInviato: Mar 10 Dic, 2019 12:39 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Orientarsi sul mercato.

Orientarsi fra i vari tipi di supporti presenti sul mercato non è affatto semplice. Alcuni termini, categorie e prassi commerciali non sempre sono intuitive. Se si visita il sito del produttore X di carte ci vuole un poco di tempo per orientarsi fra i vari tipi di supporto disponibili. Se addirittura si vogliono confrontare le proposte di due o più produttori diversi allora è facile perdere la bussola.
Vediamo di mettere dei paletti, dei punti fermi quasi sempre validi per tutti.
Precedentemente abbiamo suddiviso le tipologie di supporti disponibili in categorie che hanno delle caratteristiche del coating comuni: supporti RC, supporti con coating, supporti privi di coating (matte) e Canvas.
La suddivisione commerciale divide i supporti in 2 gruppi fondamentali. Tale suddivisione non è si basa sulla tipologia di coating o sua presenza/assenza, bensì sul “pregio” e la qualità del supporto stesso (leggi anche costo). I due gruppi sono 1) Fine art paper 2) Photo paper.
I supporti detti fine art sono di una categoria (e prezzo) superiore. Il raggruppamento di carte “Fine Art”, come detto prima, non riguarda la tipologia del supporti. In tale categoria rientrano sia carte con coating che matte lisce e texturate; gli unici supporti che non rientrano nelle fine art sono gli RC.


Carte Photo paper

sono quelli che richiamano una fotografia chimica colore su supporto resin coated, in pratica le stampe fotografiche da mini lab alle quali siamo abituati. Oltre alle RC anche i supporti matte più economici rientrano in tale categoria e, visivamente, sono affini ai matte fine art.
Sono supporti definiti “everyday use” per un uso comune. Bei supporti creati con il fine di non fare lievitare i costi: quindi grammatura non alta, laminazione con polietilene (se RC), pasta costituente difficilmente di sola cellulosa pura o cotone, eventuale presenza di sbiancanti ottici per avere il foglio di un bel bianco pulito. Nei supporti “fine art” gli OBA sono assenti o presenti in bassi dosaggi, mentre negli RC e matte più economiche sono presenti in buona quantità. Perché? Perché un foglio bello bianco ha come conseguenza un’immagine stampata più incisa, con contrasti migliori e colori (specie quelli chiari) più “vivi” e presenti. Ottenere un foglio bianco al 100% richiede lavorazioni costose e lunghe, mentre l’aggiunta di sbiancanti ottici è una soluzione relativamente semplice al problema. A fianco di questo vi è anche la inferiore bontà della pasta costituente, difficilmente di cellulosa alfa al 100% o di fibre di cotone, più facilmente con solo una percentuale di esse. Poi anche la grammatura inferiore ai fine art (ma non sempre, ultimamente vi sono supporti con alta grammatura). Insomma, tutti fattori che contribuiscono a tenere basso il prezzo rispetto ai Fine Art. Di contro presentano un’archiviabilità non paragonabile ai Fine Art: si parla di 20 – 30 anni contro un valore superiore ai 100 anni dei fine art. Certamente bisogna valutare se e quanto la differenza di prezzo vs archiviabilità ha peso. La stampa inkjet ha il suo costo, se paragoniamo il prezzo di un foglio photo paper e quello di un supporto fine art abbiamo che il secondo costa anche 5 volte il primo. Se sono nel mondo artistico o se vendo le mie opere (per rispetto verso il cliente) voglio garantire piena archiviabilità, se sono stampe personali il discorso è diverso. Tra le altre cose le stampe RC durano 20 – 30 anni (e ben oltre se conservate con cura al buio) quindi non è che dopo un mese sono da buttare. Prove certe sulla durata non ce ne sono….sulla carta è così, ma solo in teoria. Tendenzialmente gli RC sono supporti lucidi, glossy o semi-gloss ma negli ultimi anni sono sorte tutta una serie di supporti Photo paper con un mix di caratteristiche: alta grammatura e finiture del lato stampabile silk o perla, insomma attualmente la varietà di supporti photo paper è equivalente a quella dei supporti fine art. I supporti RC sono belli, non bisogna pensare a qualcosa di esteticamente inferiore. L’immagine stampata ha un’ottima resa, con ottimi contrasti e gamut colore ineccepibile. Anche con il B&N si comportano benissimo. Fra le altre cose essendo quasi tutti di un bel bianco portano tutti i vantaggi che questo comporta. Se si ricerca il lucido, l’incisione e la resa sui dettagli fini tali supporti sono ineguagliati. Come supporti glossy probabilmente hanno una resa fantastica. Una critica (ma dipende dal gusto personale) a volte mossa agli RC riguarda la sua parvenza a volte troppo “plasticosa”. Grazie a vari improvement degli ultimi anni quali creazione di supporti RC con superficie stampabile silk o perlata e l’uso di solfato di bario, il panorama odierno risulta più variegato e vi sono possibilità di scelta che non per forza vertono sul glossy. Vi è da dire che anche i glossy stessi hanno raggiunto livelli d’eccellenza impensabili all’inizio.


Carte Fine ART

I supporti definiti fine art. Cosa hanno di particolare per rientrare in questo novero? Prima di tutto il prezzo. A parte gli scherzi, hanno tutta una serie di connotati “costruttivi” atti a massimizzarne la stabilità nel tempo e parimenti a renderli efficaci nel riprodurre l’immagine stampata. Insomma, sono (o dovrebbero essere) capaci di valorizzare l’immagine stampata sia da un punto di vista estetico che di archiviabilità che puramente fisico. Circa il discorso archiviabilità abbiamo precedentemente speso molte parole: tali supporti sono fatti di fibre di cotone (Fibre Base) o alfa-cellulosa al 100%; evitano sostanze non stabili quali la lignina, hanno pH neutro e non hanno o hanno pochi(ssimi) sbiancanti ottici. Hanno poi come connotato fisico una grammatura notevole che si traduce in uno spessore considerevole. Sembra un discorso irrilevante per una stampa…d’altronde se la incornici o la metti in un album o semplicemente te la guardi che cavolo cambia se il foglio sul quale è stampata l’immagine è spesso ? In fondo quanto conta è la faccia stampabile ed essa non subisce variazioni in base allo spessore. Tutto vero, la bontà della fotografia non varia. Ma addirittura alcuni supporti sono venduti in 2 o più versioni dove cambia solo lo spessore. Vero, la bontà di stampa non cambia. Quanto risulta diverso, profondamente, è la “presenza” della stampa, il suo valore e pregio. Sembra assurdo, ma maneggiare un’opera stampata su un foglio sottile o la stessa su un supporto di spessore rilevante gli fa assumere connotati e pregio diversi. Questo conta in ambito personale e soprattutto commerciale. Maneggiare una stampa spessa rende tutta un’altra impressione (provare per credere). Se poi il fine è la vendita, il modo con cui si presenta l’opera ad un cliente ha indubbiamente il suo peso, in particolare in ambito artistico o relativamente a serie limitate e numerate.
Dicevamo poi che la pasta può essere 100% alfa-cellulosa o Fibra Cotone. Cosa cambia ? a livello archiviabilità la fibra cotone è il massimo. Anche la cellulosa, se è alfa al 100% è il top. A livello fisico vi è una certa variazione nella rigidità del foglio.
Circa la tipologia del lato stampabile vi è una discreta varietà, tuttavia tendenzialmente non esiste un livello di lucidità pari a quello di talune glossy RC. Si ricerca un aspetto che mima e richiama i supporti agli alogenuri d’argento della CO. Quindi un look che spazia dal lucido all’opaco poco riflettente. sono nate anche tutta una linea di supporti definiti baritati che utilizzano solfato di bario proprio come le carte B&N da CO. Importante è ricordare che le carte agli alogenuri d’argento da CO erano adatte solo al B&N. Le moderne carte inkjet vanno bene per il colore ed il B&N. Si è creata tutta una serie di supporti che riproducono il look argentico anche per il colore, cosa non possibile con la trafila del chimico. Quello che si è ottenuto è quindi una serie di stampe che rifugge i connotati estetici del chimico a colori (le stampe chimiche RC), quindi supporti non altamente riflettenti, senza connotati plastici e con una tipologia di coating diversa dall’RC. A livello di bontà nel riprodurre le immagini sono supporti veramente ottimi. Certo, i vari connotati variano da una tipologia all’altra di supporto, ma di base si hanno sempre un gamut colore molto esteso ed una scala tonale ampia e con passaggi molto “fluidi” e graduali. una profondità dei neri molto buona (alta D-max). Riproduzione dei dettagli fini accurata e bene incisa. Bronzing e gloss differential tendenzialmente assenti. Nelle zone di colore uniforme ottima resa con distribuzione degli inchiostri impeccabile. Sfumature graduali e molto buone nel conservare i dettagli nelle ombre e nelle zone scure.
Con questo tipo di supporti deve essere segnalata una certa delicatezza. La superficie stampabile è meno “resistente” rispetto ai supporti RC e, di conseguenza, serve una maggiore cura. Intendiamoci, non si parla di estrema fragilità della stampa; essa può benissimo essere maneggiata senza cura eccessiva; semplicemente è meno protetta rispetto ad una RC avendo un coating esposto. Naturalmente non tutto deve essere generalizzato e, ripeto, non si parla di un cristallo di Boemia, c’è una certa resistenza. Certamente poi tipologie diverse hanno sensibilità diverse. Solitamente supporti ultra lisci hanno propensione maggiore a subire graffi rispetto a superfici texturate. La texture (che puo’ essere rada o fitta, superficiale o profonda) rende infatti il tutto più resistente al maneggiamento e maschera eventuali piccoli graffietti e segni. Abbassa la tendenza a riflettere la luce diretta, rendendo meno problematico vedere l’immagine da diverse angolazioni (questo per le carte più lucide).

Marco

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MessaggioInviato: Mer 11 Dic, 2019 2:35 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Complimeti da parte mia. Ottimo lavoro. Per me può andare nel GM di Digital Imaging.
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Ernesto

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MessaggioInviato: Mer 11 Dic, 2019 11:56 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Ringrazio per gli apprezzamenti.
Ancora un paio di parti per terminare il lavoro e renderlo completo.

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Ern Archè
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MessaggioInviato: Ven 13 Dic, 2019 12:58 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

pamar ha scritto:
Ringrazio per gli apprezzamenti.
Ancora un paio di parti per terminare il lavoro e renderlo completo.

Marco


Perfetto! Allora aspettiamo per inserirlo nel GM. Ok!

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Ernesto

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MessaggioInviato: Lun 16 Dic, 2019 12:14 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Termini

Concludendo, per chiudere il cerchio, entrano in gioco tutta una varietà di nomi per definire i vari tipi di superficie e supporti; vediamo di elencare i più comuni. Molti di tali termini sono comuni per le carte RC e quelle fine art, oppure per carte matte fine art e matte photo paper.

Glossy

ossia lucido, come dice il termine inglese; definita F-surface con termine tecnico. Dettaglio da non passare in secondo piano è la varietà di texture possibili nei supporti fine art, dove invece i supporti RC sono (tendenzialmente) lisci o con texture leggera. Si hanno allora per le fine art supporti glossy con texture evidente o accennata, texture fitta e regolare oppure irregolare, texture più’ o meno scabra o morbida. Le carte RC presentano gli esempi migliori di lucidità e alta D-max, probabilmente gli esempi di glossy lisci che rendono meglio questa tipologia di supporto sono proprio le carte RC. I supporti glossy e in particolare quelli estremamente lisci hanno la caratteristica di essere particolarmente riflettenti (modello specchio). Tendenzialmente guardando la stampa frontalmente non si hanno riflessioni ed è possibile godere delle doti del glossy, ossia resa impressionante e Dmax profondissima. Tendenzialmente creare una stampa glossy per appenderla, magari in casa, porta alcuni problemi legati all’illuminazione del posto. A mio avviso il supporto migliore per essere appeso è senza dubbio un matte.


Semigloss

Ossia semi lucidi. Lucidi ma non tanto quanto i glossy. Caratteristica dovuta alla tipologia di coating, spesso in combinazione con i connotati fisici del coating (vedi puntinatura) che evita la propensione alla riflessione del glossy. La tecnica della puntinatura è comune anche alle carte semigloss RC. La fitta puntinatura della superficie rende tali supporti piu’ resistenti al maneggiamento e meno propensi a presentare segni d’uso o impronte di dita ecc. Se presente la fitta puntinatura è percepita fisicamente: se si passa il palmo della mano sul supporto non si percepisce una liscezza totale proprio per la puntinatura (la superficie non risulta mai ruvida e lascia scorrere la mano). La puntinatura è talmente fitta che non si percepiscono i vari punti ma risulta una liscezza diversa da quella di una lamina uniforme. Visivamente, guardando il foglio angolato e muovendolo, si vedono come tantissimi piccoli flashettini; questo effetto potrebbe non soddisfare pienamente alcuni.

Luster

Il termine tecnico è E-surface e ricordano per certi versi le fotografie colore chimiche non lucidissime. Luster significa lustro non lucido, infatti tali supporti non sono glossy per la tipologia di riflettenza del coating, dovuta alla natura fisica mai perfettamente liscia ma con fitta texture a bollicine. Forse è il tipo di superficie che maggiormente si differenzia (forse) dagli altri perché ha una texture leggera e ripetuta in modo regolare.


Silk - Satin – Pearl

E adesso arriva la serie di termini senza una connotazione univoca ma sovrapponibili, usati da una casa in modo diverso dall’altra e con una definizione ineccepibile assente. Taluni chiamano una cosa in un modo, altri in un altro modo. Tra le altre cose risulta spesso impossibile discernere una tipologia dall’altra perché sovrapponibili (completamente o in parte). Questi termini sono: luster, silk, satin, pearl. Diciamo che sono tutte tipologie di supporto raggruppabili nel novero delle carte non pienamente lucide, ossia con coating che si discosta dalla lucidità accentuata tipica dei supporti glossy, per arrivare ad esemplari tendenzialmente meno riflettenti. I termini inglesi utilizzati per tali supporti si traducono con parole che richiamano la tipologia di coating dal punto di vista dell’aspetto ma anche della “presenza” fisica. Si va dal luster = lustro/lucente, al silk = seta, al satin = raso, al pearl = perla.
Sono fisicamente abbastanza variabili per tipologia di texture o grado di liscezza. Evitano sempre l’effetto lucido ad oltranza e spaziano dal poco riflettente (semi-gloss) al quasi opaco. In questo novero ci sono supporti, a mio avviso, veramente belli. Forse i supporti pearl sono quelli meno lucidi del novero. Quanto vorrei fosse chiaro è che io personalmente non sono in grado, vedendo una stampa, di dire se è fatta su un foglio silk, satin o perla. Sono termini troppo sottili e variabili e non vi è un criterio o una caratteristica univoca relativa solo ad uno di essi rispetto agli altri. Se un produttore nomina una carta silk e un altro una carta identica satin nessuno potrebbe sostenere che uno dei due ha sbagliato denominazione. Tutto rientra nel novero delle semilucide. Anche le Luster, a ben vedere, rientrano in tale gruppo.

RAG

Questa parola in italiano si traduce con straccio ma vuole significare fibra. Termine sovente associato a cotton (fibra di cotone). Indica la tipologia di pasta costituente la carta, sia per supporti con coating che matte. Quindi il termine rag puo’ essere usato sia per supporti con coating di varia tipologia che privi di coating.

Matte

Tipologia di supporti che non presentano un vero e proprio coating ma appaiono come fogli da disegno. Si suddividono in due tipologie commerciali: fine art e photo. La differenza riguarda fondamentalmente la bontà ed archiviabilità. I supporti matte esistono in una grande varietà di tipologia fisica della superficie(textured/liscia), oltre che del suo grado di bianchezza. In linea di massima i matte photo sono piu’ o meno lisci, mentre i matte fine art sono lisci oppure con una gande varietà di texture. Esistono supporti perfettamente lisci (ultra smooth), lisci (smooth) e a diversa tipologie e quantità di texture (textured): con texture piana e liscia o scabrosa con texture piu’ o meno profonda, piu’ o meno fitta, piu’ o meno regolare come ripetitività. Importante è dire che supporti con texture anche ben presente ma non esageratamente marcata e profonda, non risultano penalizzati rispetto ad un foglio liscio per quanto riguarda la resa dell’immagine sia per riproduzione dei dettagli fini, incisione e distribuzione dei colori e neri. Spesso la conformazione dello strato stampabile dei supporti matte è dovuto al tipo di cilindro che “plasma” tale strato in fase di fabbricazione e, tale cilindro, vuole riprodurre gli effetti fisici delle carte da disegno fatte a mano negli anni passati. Per esempio i termini “Hot Press” e “Cold Press” si riferiscono a grande liscezza (Hot) o textur presente (cold) e rimandano alle tipologie di resa materica del passato. Parimenti termini quali Etching rimanda alla tecnica dell’Aquaforte e ai fogli sui quali era eseguita. Velvet significa velluto e simboleggia tale materiale, quindi una texture regolare, non eccessiva, morbida e non scabrosa. Aquarelle e Watercolor si riferiscono ai fogli usati per la pittura ad acqua tipo acquarello, quindi fogli con un certo grado di ruvidezza. Poi vi è tutta una serie vuoi con texture piu’ marcata e/o irregolare denominati in modi diversi da diversi produttori.


Baryta – Baritata

Il solfato di bario è un composto chimico, usato nelle carte da CO chimica che ha trovato uso in molti supporti inkjet. Si trovano supporti baritati in quasi tutti i tipi di supporto. Nati per i fine art con coating, sono poi arrivati empi di RC con solfato di bario. Lo strato di solfato di bario è disposto sotto al coating. Conferisce un improvement della bianchezza del supporto, della profondità dei neri, della resa cromatica e della gradualità dei passaggi tonali con un gamut colore esteso.


D-Max.

Con tale termine si intende la profondità deo neri. In parole povere quanto sono neri i neri. Tendenzialmente le stampe con nero Matte hanno neri meno profondi di quelle eseguite con nero Photo. Parimenti carte lucide ed RC hahho elevata D-max, ma anche i supporti con coating e quelli con solfato di bario.




Recensioni dei supporti

Basarsi su recensioni e valutazioni o descrizioni di un supporto che peso puo’ avere nel valutarlo e farsi un’idea delle sue caratteristiche? Parlare delle doti/pecche/caratteristiche di un supporto non sempre si traduce in valutazioni che hanno un riscontro pratico esaustivo. Le recensioni solitamente sono di due tipi: basate su valutazioni personali oppur basate su dati quantitativi. Faccio un esempio legato alla bianchezza del foglio: tutti i supporti in commercio sono bianchi. Punto. Nessuna carta inkjet è visivamente non bianca, non troverete mai un supporto palesemente grigio o giallo. Leggendo le recensioni in rete invece alcuni supporti sono definiti bianchissimi ed altri “caldi” o tendenti al grigio e questo è corredato da dati numerici che parlano di bianco e lucentezza al 105% contro altri di appena il 90%. Certo, numericamente parlando, sono valori ben diversi, ma visivamente poi è davvero cosi? Si e no. Nel senso che, salvo casi eclatanti, se mi danno da vedere un foglio al 93% (senza che io la sappia) io non sono in grado di dire che non è al 100%. Dico che è…..bianco. Quel foglio da solo non mi è esplicativo. La differenza si rende palese se ho fianco a fianco 2 fogli, uno al 93% ed uno al 102%. La differenza c’è ed è ben visibile, ma lo è solo con un paragone. Lo stesso discorso, per me (salvo casi eclatanti), vale quando nelle recensioni parlano di gamut colore estesissimo o toni graduali o contrasti ottimi corredati da valori nomerici palesemente diversi. Se vedo la stampa da sola non riesco a quantizzare la cosa. Mi serve la stessa immagine stampata su un supporto diverso. Certo, persone molto allenate e con esperienza probabilmente colgono aspetti per me non palesi.
Oppure leggo una valutazione basata su valutazioni dettate dal gusto o sensibilità personali del recensore. Non posso prendere come oro colato neppure quella perché lui ha magari gusti, esigenze, richieste e pretese diverse dalle mie.
In entrambi i casi (valutazioni quantitative o legate al proprio canone) potrei trovarmi a giudicare in modo per me non veritiero un dato supporto. Alla fine è come descrivere un vino: senza averlo provato di persona non si riesce a farsene un’opinione precisa.


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MessaggioInviato: Lun 16 Dic, 2019 11:48 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

A breve l'ultima parte: la recensione (basata su opinioni e gusti personali) di diversi supporti provati. La postero' divisa in piu' parti.

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MessaggioInviato: Gio 02 Gen, 2020 12:16 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Supporti provati.

Nel corso degli anni ho avuto modo di provare un certo numero di supporti per stampa inkjet, sia RC che matte che dotati di coating. Vado a parlarne. Premessa: i supporti dei quali parlo non sono i migliori del mercato (non ne ho prova) ma solo quelli che ho provato in prima persona; per esempio non vi è la descrizione di alcun foglio della Moab o Canson o Museum o BreathingColor e decine di altri ottimi brand, descritti come aziende d’eccellenza. Allo stesso modo descrivo supporti Silk della casa A e non di altre semplicemente perché….non li ho provati. Visto il numero di aziende e varietà presenti sul mercato uno dovrebbe essere miliardario e avere tutto il tempo libero del mondo per testare anche solo il 50% delle varietà. Allo stesso modo parlo di alcuni supporti di marca Epson (e non Canon o HP) perché mi sono sempre avvalso di stampanti di questa marca di stampanti.
Come ho detto precedentemente le mie sono opinioni dettate anche da gusti e preferenze personali e non vanno prese per verità assolute. Non sono corredate da misure e dati quantitativi ma rispecchiano solo quanto vedo.
Ci tengo poi a sottolineare un aspetto di importanza basilare nel giudicare la bontà di un supporto confrontandolo con un altro: il flusso che porta alla stampa deve essere di pari (ed ottima) bontà per tutti i supporti confrontati. Se paragono la carta X e quella Y mi devo avvalere di profili ICC di uguale valore. Altrimenti le mancanze che attribuisco ad un supporto dipendono non dalle caratteristiche del supporto stesso ma dai profili ICC dei quali mi avvalgo. Allora catalogo una carta come deficitaria per la resa (per esempio) dei contrasti quando questa caratteristica è dovuta al profilo utilizzato piuttosto che alla carta stessa.

SUPPORTI MATTE

Epson Archival Matte.

Come dice il nome si tratta di un supporto matte. Non si tratta di un supporto fine art (ma photo paper). Il prezzo è molto concorrenziale (costa circa 4 volte meno alcune matte fine art). In Europa si chiama ancora Archival ma negli USA ha dovuto cambiare nome perché si è visto non essere pienamente archiviabile. La superficie è estremamente liscia, una liscezza pari a poche altre carte in commercio. Questo contribuisce a renderla molto buona nella riproduzione dei dettagli. Come gamut colore è pienamente soddisfacente e per essere una matte, la profondità dei neri buonissima. Di tinta è bianca. Lo spessore dei fogli non è eccelso (192 g/m2) specie se paragonato ai supporti matte fine art. Questo scarso spessore la rende meno “invitante” ma non si tratta comunque di uno spessore penalizzante o insufficiente ma adeguato e che non porta a pecche. Come detto la resa stampata è molto buona ma a mio avviso può presentare alcune pecche di non eccelsa uniformità nelle zone con inchiostrazione uniforme (nulla di eclatante comunque). Dalla sua ha un connotato di enorme importanza: mai visto una carta matte tanto resistente una volta stampata; su decine e decine di stampe, anche trattate senza particolare cura, non ho mai visto segni, graffi o scuffing. Ho usato spesso tale supporto e mi sono trovato bene. Forse cede il passo a fronte di alcuni supporti fine art ma è comunque molto buona e resistente una volta inchiostrata. Senza dubbio un supporto che, con una spesa moderata, offre molto.

Epson Hot Press Bright.

Questo è un supporto matte fine art. esiste in due versioni: Natural, di un bianco leggermente caldo/panna e Bright di un bel bianco accentuato. La versione Bright presenta degli OBA per riuscire ad essere tanto bianca. Per il resto a livello di costituenti pasta e lato stampabile Natural e Bright sono identiche. Io ho provato la versione Bright. Questa carta è 100% fibra di cotone, pH neutro e tutto il resto per garantire piena archiviabilità….tranne gli OBA. La grammatura è di 330 g/m2, quindi il foglio è bello “presente” ed ha un buono spessore che tuttavia non lo rende eccessivamente rigido. La superficie stampabile è liscissima e per nulla scabrosa ma “morbida”. Si tratta di un supporto che offre un’ottima resa, sia dei colori che dei contrasti che dei neri. Siamo su un livello tale di profondità dei neri e “bontà” dei contrasti, oltre che “pienezza” della resa da non credere che sia una stampa fatta con il nero matte. Il gamut è bene esteso ed i passaggi tonali e le transizioni cromatiche fluidi e graduali. Parimenti è superba la resa dei dettagli fini. Un’immagine, per esempio, di un paesaggio nulla ha da invidiare ad un supporto con coating per la resa generale. A questo contribuiscono la grande liscezza di questo supporto e certamente la sua estrema bianchezza. Si tratta in pieno di un supporto fine Art e, come tale, offre molto ed ha un costo elevato (costa quasi 5 volte la Epson Archival Matte) . Archiviabile in tutto, ma da considerare che vi è la presenza degli sbiancanti ottici. A ciascuno attribuire loro un peso o meno. comunque senza ombra di dubbio la migliore carta matte liscia che abbia visto o provato, vale il suo costo.

Ilford Galery Smooth Cotton Rag – Ilford Galery Textured Cotton Rag.

Descrivo questi due supporti della Ilford insieme, avendoli provati entrambi, perché hanno uguali caratteristiche della pasta costituente e differiscono solamente per la natura fisica della faccia stampabile.
Sono supporti Fine Art e totalmente archiviabili. Alta grammatura di 310 g/m2, fatte al 100% di fibra cotone, pH neutro, prive di OBA. Hanno comunque una colorazione di un bel bianco pur essendo prive di sbiancanti ottici. Lo spessore è molto buono e conferisce ai fogli una bella presenza. Lo smooth presenta una superficie liscia e priva di qualsivoglia texture o scabrosità, non liscia al massimo grado ma comunque quasi totalmente liscia per una matte. La resa dei neri è ottima, cosi’ come il gamut colore e la capacità di essere graduale nei passaggi tonali e di “aprire” le ombre. Ottima l’incisione dei dettagli. Lo strato stampabile ha una buona resistenza, non tanto quanto una Epson Archivai Matte ma molto buono per un supporto Matte Fine Art. Resistente al maneggiamento, a volte soffre di scuffing subito dopo la stampa. Per essere una matte fine Art e totalmente archiviabile ha un prezzo molto concorrenziale: circa 3 volte la Epson Archival Matte (dove sovente supporti analoghi di altre marche raggiungono prezzi del quintuplo).
Ed eccoci alla Textured Cotton Rag. Equivalente alla sorella Smooth Cotton Rag come costituzione, prezzo ecc. si differenzia per avere la faccia stampabile texturata. Io personalmente non metto nei primissimi posti (per le mie esigenze) le carte con texture, specie se evidente. Di questo supporto (acquistato quasi per caso) invece mi sono innamorato. La texture è presente ma le sue caratteristiche sono ottimali. Fitta il giusto e non troppo pronunciata ha la dote di essere totalmente liscia, nel senso che se si passa una mano non si avverte la minima ruvidità o scabrosità ma si percepisce solo la sua presenza. Interessante è che la bontà nel rappresentare i dettagli fini ed i contrasti non risenta della texture. Essa spesso non è intuibile in zone ricche di dettagli, ma solo in zone con inchiostrazione uniforme dove “emerge”. Si rivela non essere comunque mai troppo “presente” da interferire con l’immagine. Come detto la texturenon risulta mai invadente o eccessivamente “presente” ed addirittura un ritratto in primo piano rende un bell’effetto senza “sporcare” la pelle. La texture rende anche la faccia del supporto meno propensa a portare segni d’uso. Senza dubbio un bel supporto. Una matte con texture leggera molto affascinante.

Hahnemuhle Photo Rag

Questo è un supporto molto famoso che è in commercio da anni ed è popolarissimo, rinomato e ottimamente valutato in ambito di serie numerate ed in ambito artistico. Si tratta di un supporto matte fine art, fibra di cotone, pH neutro e con una piccolissima quantità di OBA. Esiste in 3 versioni, identiche, ma di “spessore” diverso: 188 – 308 – 500 g/m2; il più diffuso è quello da 308 g/m2. I tre tipi differiscono solo per lo spessore e non per le caratteristiche della faccia stampabile. Questo foglio (quello da 308 g/m2) ha un bello spessore e presenza. E’ un supporto liscio ma molto particolare; da bianco appare liscio ma un poco ruvido. Tale ruvidità si riscontra (molto leggermente beninteso) passandoci sopra la mano. Una volta stampato, su aree di colore chiaro ed uniforme tale “ruvidezza” emerge e diviene visibile. Non è una vera e propria texturazione ma piuttosto una non liscezza completa ed una sorta di parvenza grossolana. In foto di paesaggio, street ecc questo conferisce un look invitante ma in ritratti in primo piano, sulla pelle, conferisce un aspetto che, personalmente, non mi piace. Come gamut colore, contrasti ed incisione siamo a livelli di eccellenza. il prezzo si aggira su 4.5 volte quello della Epson Archival Matte.
Poi ho visto, ma non provato di persona, un paio di stampe fatte su Photo Rag Bright White. Le ho trovate notevoli. Foglio molto liscio e di un bianco bianchissimo rispetto alla Photo Rag (OBA ???). Resa fantastica e neri e contrasti notevolissimi.


SUPPORTI RC

Epson Premium Glossy.

Il nome non lascia dubbi, si tratta di un supporto lucido. E’ un supporto RC. Non rientra nel novero delle carte fine Art perfettamente archiviabili. Dalla sua ha l’estrema liscezza del lato stampabile. La grammatura è di 255 g/m2 il che farebbe pensare ad un buono spessore, ma come per tutte le carte RC la grammatura non risulta direttamente correlata allo spessore e si ha allora un supporto non spesso anche se non si può definire esiguo. Personalmente penso che questa carta porti l’impressione di essere un tantino “plasticosa”, quasi artificiale e viene ricondotta ad un supporto da mini lab. Tuttavia dalla sua ha la capacità di rendere in modo egregio i dettagli e di avere un’ottima profondità dei neri. Come tutte le RC ha un’ottima resistenza al maneggiamento e uso, tuttavia bisogna avere ben presente che essendo un supporto liscio e lucido può essere soggetta a graffietti. Tali graffi, sottilissimi e spesso non visibili guardando la stampa frontalmente si evidenziano inclinando la stampa. Inoltre, come tutte le Glossy lisce (le RC in particolare), manifesta tendenza a riflettere la luce. Molto vantaggioso il prezzo.

Epson Premium Semigloss

Supporto RC semilucido di caratteristiche fisiche equivalenti alla sorella Epson Premium Glossy, quindi stessa costituzione e grammatura. Quanto è diverso riguarda la tipologia del lato stampabile che non è glossy ma semilucido. La non totale lucidità si deve ad una fitta puntinatura “fisica” che permette allo strato una minore riflettività. La puntinatura conferisce comunque un connotato tattile di buona liscezza e completa assenza di ruvidità o scabrosità. Grazie al suo essere RC e alla conformazione del coating il supporto acquisisce una buonissima resistenza ai piccoli traumi. Ditate, maneggiamento intenso e rigature difficilmente lasciano segni visibili. Il suo non essere perfettamente liscia me la fa preferire all’analogo Premium Glossy anche perché rifugge un tantino quell’aspetto un poco artificiale che a suo modo caratterizza le RC glossy. La riflessione luminosa anche qui è presente ma in misura minore rispetto ad una glossy liscia. Va detto che la fitta puntinatura da luogo a tanti piccoli “flashettini” inclinando il foglio quando è illuminato e tale aspetto può non piacere a tutti. Presenta pari doti di incisione e profondità dei neri della Premium Glossy. Anche qui il prezzo è molto vantaggioso (può costare anche un quinto rispetto a talune carte fine art). Da molti, dato il costo basso, viene anche utilizzata come proofing paper (prove di stampa prima della stampa definitiva su altri tipi di supporto con caratteristiche similari). Un supporto dal rapporto favorevole qualità/prezzo.

Ilford Gallerie Smooth Pearl

questo è un supporto che reputo veramente notevole. Si avvale di un avanzato rivestimento nanoporoso per la tecnologia inkjet che lo rende ad hoc. Non è un supporto glossi ma, come dice il nome, perla, o se vogliamo tendente al semi gloss. La grammatura é di 310 g/m2, notevole per un RC che rende il foglio con una bella presenza. Tuttavia lo spessore non equivale a quello di una carta fine art di pari grammatura a causa del suo essere costitutivamente non una carta di fibre ma RC; si presenta allora maggiormente flessibile e meno spessa. Di colore risulta di un bel bianco pulito. La superficie stampabile è veramente bella; perlata e molto liscia, con una lavorazione finissime per evitare riflessi da glossy pura (come detto non glossi ma semi lucida). Evita quindi quella parvenza da RC lucida e riduce di molto riflessioni, tendenza a risentire di impronte di mani e segni vari. Notevoli sono il gamut e la gradualità dei passaggi tonali. Superba l’incisione e la resa sui dettagli. Bellissima per le stampe in B&N. Si tratta sempre di un supporto RCma rimane molto affascinante per essere una RC e per alcuni versi si avvicina ad alcune fine art. Come resa nulla ha da invidiare. buonissimo il prezzo, costa quasi 3 volte meno di alcune fine art. Senza dubbio una delle RC migliori che abbia visto o provato.

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Marco


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pamar
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MessaggioInviato: Mar 07 Gen, 2020 4:17 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

SUPPORTI COATED (Fine Art)

Harman Baryta gloss

Parto parlando di questo supporto. Esiste(va) in due versioni: normale e warmtone. Identici in tutto con l’unica differenza della bianchezza, che per il warmtone é di un bianco leggermente caldo dove l’altra varietà è di un bianco puro (OBA ?). Io avevo provato il normale. Buona grammatura di 320 g/m2, pasta costituente di alfa cellulosa al 100%, pH neutro, presenza di solfato di bario ecc. Lo strato stampabile è unico e fantastico, non ha pari fra le carte fine art. E’ di una liscezza non comune e che non ha pari fra i supporti fine art. Glossy ma non con quell’aspetto che fa pensare ad una RC; pochissimo riflettente e poco soggetta a luci e riflessi. Gloss differential assente, ottimi contrasti e resa dei colori e dei dettagli fini. con il B&N si comporta egregiamente. La superficie non soffre di problemi quali scuffing o tendenza ad impronte, ma si presenta piuttosto soggetta ai graffi. Questo forse dipende dalla sua estrema liscezza. Con graffi intendo delle sottilissime strisciate dovute allo sfregamento con corpuscoli di polvere, visibili spesso solo guardando il supporto angolato. Molti reputano tale caratteristica penalizzante. Prezzo molto elevato, ma a mio avviso il gioco vale la candela. Prima ho detto che esiste(va); si perché attualmente è fuori produzione. Tale supporto è nato una quindicina di anni orsono e fabbricato dalla Harman, poi è passato alla Hahnemuhle prendendo il nome Harman glossy by Hahnemuhle, fino a non venire più venduto da un paio di anni. Perché ? Mistero. Senza dubbio un supporto unico ed affascinante che ha (aveva) pochi eguali.

Hahnemuhle Fine Art Pearl

Un supporto fine art di alfa cellulose al 100%, pH neutro. Il foglio si presenta di un bianco ineccepibile anche per la moderata presenza di OBA. Grammatura di 285 g/m2. Il foglio ha un coating perla e una volta stampato rivela in pieno il coating che si presenta per nulla riflettente, evitando i problemi dati dall’illuminazione e luci. Il lato stampabile si presenta piatto e leggermente rugoso ma in modo poco evidente; tendenzialmente la liscezza è buona. Come detto il foglio è di un bel bianco puro e questo, unito alla finitura perla contribuisce a farne un supporto notevole per profondità dei neri e contrasti. Parimenti la resa dei dettagli è ineccepibile così come i contrasti che sono notevolmente resi, così come il gamut colore del supporto. Notevole in tutto e ottimale per ogni genere fotografico. Prezzo elevato ed in linea con quello dei supporti fine art. Un supporto che rende superbamente immagini a colori ed indicatissimo per il B&N, specie se con contrasti decisi (ma superbo anche per i passaggi tonali graduali e fluidi).

Hahnemuhle Fine Art Baryta Satin

Un bel supporto senza dubbio. Fatto di alfa cellulosa al 100%, pH neutro, senza OBA e totalmente archiviabile. Buonissima grammatura di 300 g/m2. Prezzo in linea coi supporti Fine Art. Il lato stampabile viene definito lucido ma ha una finitura che rifugge ogni riflessione; si presenta poco lucido, “morbido” e satinato. La finitura satinata e un poco lucida emerge maggiormente dopo l’inchiostrazione perché osservando il foglio bianco esso ha una tonalità spenta. Come tutte le fine art la superficie non è perfettamente liscia ma un poco “rugosa”, tuttavia la superficie della Baryta Satin risulta con rugosità pochissimo pronunciata rispetto ad altri supporti fine art ed è tendente al liscio morbido. Il foglio è bianco leggermente caldo non contenendo sbiancanti ottici. Grazie anche alla presenza di solfato di bario tale supporto offre ampissimo e graduale spazio colore con neri profondi ed un’ottima incisione e resa dei dettagli fini. Come detto un supporto molto bello che ha un coating satinato che rifugge l’estrema lucidità, richiamando le carte baritate da CO. Bellissimo con le fotografie a colori e fantastico con il B&N.

Ilford Galerie Gold Fibre Silk

questo è un supporto che reputo mitico. Grammatura di 310 g/m2. Si tratta di una fra le prime carte inkjet baritate. La sua concezione non è quindi recentissima, come quella di altri supporti in commercio, ma non risulta superata come doti e qualità. In rete alcuni rilevano tracce di gloss differential, io personalmente non sono in grado di rilevarlo e comunque non lo reputo penalizzante. Si tratta di una carta definita silk ma la classificherei piuttosto come semigloss. Fibre base, pH neutro, presenza di solfato di bario che offre neri profondi e buona bianchezza, si presenta leggerissimamente calda ma in modo poco evidente, presenta un poco di OBA. Maggiormente lucida rispetto ad altri supporti fine art con coating rifugge tuttavia l’estrema riflessione grazie ad un coating finissimamente puntinato. Superficie morbida e capace di riprodurre un gamut colore molto ampio con transizioni tonali graduali e piacevoli. Neri con una d-max eccellente e capacità di dare contrasti ottimali e riproduzione impeccabile dei dettagli fini e di non chiudere le ombre. Tutto questo rende questo supporto indicato anche per il B&N. Una carta che definirei indicata per tutti i generi. Costo concorrenziale, un terzo in meno di supporti fine art analoghi.

Ilford Galerie Gold Fibre Pearl

Questo supporto è completamente archiviable. Fatto di fibra di cellulosa alfa al 100%, pH neutro, senza OBA. La grammatura è notevole, 290 g/m2. Il colore del foglio è caldo e non bianchissimo. La superficie non è lucida quanto un glossy ma risulta molto liscia, una fra le maggiormente lisce in tale tipologia di supporti, e pochissimo riflettente. Notevoli il gamut colore e la resa dei dettagli, così come la morbidezza e progressività dei passaggi tonali. Le ombre non risultano mai chiuse e prive di dettagli. I contrasti sono resi in maniera buona, forse un pelino in modo meno deciso di altri supporti fine art; ma la cosa risulta molto sottile e probabilmente contribuisce il tono leggermente caldo del foglio. Come detto il foglio non è bianco all’inverosimile e questo “potrebbe” evidenziarsi in alcuni soggetti B&N dove si vorrebbe che il bianco “uscisse” in modo un pelo più evidente. Altre carte fine art, senza OBA, non sono bianchissime e il bianco della Ilford non posso dire sia “meno bianco” di altri supporti da me provati quindi (in teoria) i bianchi dovrebbero avere uguale comportamento. Tuttavia in questo, il tono leggermente caldo, mi è parso un pelino più percepibili. Sul colore ho trovato tale supporto veramente efficace riproducendo egregiamente i vari toni e aree cromatiche. Resa superba ed ottimi dettagli. Di suo tale supporto ha un prezzo veramente favorevole per quanto è e cosa offre (è un supporto pienamente fine art). Costa circa 1/3 meno di alcune carte equivalenti di altre marche.

Ilford Galerie Fine Art Smooth Pearl

Questo è un supporto decisamente affascinante. L’ho messo qui, fra i supporti dotati di coating ma avrei potuto benissimo classificarlo come matte. E’ una carta che non ha mezze misure, o si ama alla follia o non piace, senza vie di mezzo. il foglio ha grammatura di 270 g/cm2, pH neutro, fatto di alfa cellulosa al 100% e di un bel bianco (per la presenza di moderate quantità di OBA). Si tratta fondamentalmente di un supporto matte con un leggero coating perla. La cosa veramente particolare è che, nonostante sia un matte (i matte vogliono il nero matte per essere stampati) grazie al leggero coating richiede il nero photo. Ne deriva una stampa su un supporto matte fatta con neri photo, (come per le coated paper). Guardando il foglio bianco è proprio un foglio matte (senza coating) e il leggero coating perla si rivela una volta stampato. Ne deriva una stampa molto accattivante. Il nome di questo supporto contiene il termine “smooth” e, personalmente, penso che porti completamente fuori strada. Infatti la superficie è decisamente tutto fuorché liscia…o meglio, non è per nulla ruvida o scabrosa bensì morbida ma decisamente texturata. Equivale ad una superficie di una matte textured, con texture piana, non profonda ma ben evidente e distribuita in modo fitto. Per intenderci la texture di una Ilford Cotton Rag Textured (che ho precedentemente descritto) è molto meno evidente. Come spesso accade, una volta inchiostrato il foglio, specie nelle zone di tinta uniforme, la texture emerge prepotentemente. Alla fine della fiera si ha una stampa su un supporto matte con texture e colori, neri, dettagli, contrasti propri di una stampa fatta con nero photo che si vede in carte coated. E’ qualcosa di molto particolare e a mio avviso (ma si tratta di gusti personali) fornisce un risultato fantastico su certi tipi di soggetto e meno affascinante su altri. La trama superficiale fornisce risultati che possono essere piu’ o meno evidenti a seconda dell’immagine ed i neri hanno parvenza lucida su una base da carta matte. Il sito della Ilford dice proprio di usare il nero photo, ma altri siti affermano che si ottengono risultati migliori col nero matte (un sito Australiano). Io ho voluto provare e ho stampato la stessa foto con i due neri: vero, il risultato col nero matte è proprio bello, quel nero sul coating perla è intenso e profondo. Ma voi non fatelo. Il nero matte su coating (dopo ben 30-40 minuti dalla stampa), toccando con un dito la stampa non si asciuga e sbava alla grande. Solo nero photo. Magari dopo qualche ora si secca…..se volete provare voi…..prezzo del supporto molto concorrenziale.


Marco

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pamar
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MessaggioInviato: Mer 08 Gen, 2020 11:01 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Ciao,

direi che ho concluso. Non posto altre foto perché sono poco esplicative ed i vari tipi di supporto vanno visti dal vivo per rendersi conto per bene delle loro caratteristiche.

Marco

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Ern Archè
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MessaggioInviato: Dom 12 Gen, 2020 7:32 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Ringrazio pamar per l'ottimo lavoro fatto. Per favore inserite nel nel GM di Digital Imaging. Grazie.
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Ernesto

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