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The Agoraphobic Photographer: la fotografia senza fotografo

 
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Autore Messaggio
AleZan
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MessaggioInviato: Mar 04 Lug, 2017 8:22 am    Oggetto: The Agoraphobic Photographer: la fotografia senza fotografo Rispondi con citazione

Così... giusto per riaprire vecchie polemiche... Smile ecco le immagini di una fotografa (?) che non ha macchina fotografica e non esce mai di casa.

A proporcela come rilevante è The New Yorker, mica il bollettino del mio condominio....
Seguitela su Instagram.

http://www.newyorker.com/culture/photo-booth/an-agoraphobic-photographers-virtual-travels-on-google-street-view

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Alessandro - www.alessandrozanini.it


Ultima modifica effettuata da AleZan il Mar 04 Lug, 2017 12:03 pm, modificato 3 volte in totale
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milladesign
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MessaggioInviato: Mar 04 Lug, 2017 10:02 am    Oggetto: Rispondi con citazione

mah
ho letto l'articolo, e trovo la questione veramente triste per il mondo della fotografia.
non la questione in sè, ovvero la tizia che chiusa in casa fa screenshot di google street view e pubblica su instagram - ognuno è libero di passare il suo tempo come crede - ma il fatto che abbia un seguito su instagram e che The NewYorker le dedichi un articolo definendola per lo più fotografa agorafobica.

sono sincero, non capisco proprio in che direzione stiamo andando. qual è il suo merito? quello di fare la photo editor usando quanto di meno ragionato in termini fotografici sia disponibile sulla piazza?

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Giorgio
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AleZan
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MessaggioInviato: Mar 04 Lug, 2017 11:56 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Infatti non credo che sia in discussione se sia o non sia una fotografa. Evidentemente non lo è.

È tutta l'operazione che merita una riflessione.
Esiste un flusso di immagini prodotto non per scopi fotografici (Street View) che nasce senza che vi sia un operatore (il fotografo) a selezionare con un click cosa ci sia di interessante o meno davanti all'obiettivo. È un flusso grezzo, non intelligente.
Poi esiste una persona (un Editor, come tu dici) che da questo flusso estrae qualcosa di significativo, a suo giudizio. Facendo però un'operazione che è diversa da quella che fa il tradizionale photoeditor quando "seleziona la selezione" del fotografo, perché lavora su un materiale che (fotograficamente) non ha nessun senso già precostituito. È una specie di surrogato della realtà (forse questo è uno degli obiettivi di Google).

I risultati però credo sinceramente siano immagini sensate.
Perché un senso estetico e anche documentaristico/narrativo io trovo che c'è l'abbiano, a prescindere dal procedimento che porta alla loro creazione.

Tutto questo per dire che nei mille modi in cui l'immagine digitale pervade il nostro mondo, si possono trovare mille strade per interpretare la realtà.

Non è il primo esperimento del genere che vedo, ma mi pare riuscito.

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Alessandro - www.alessandrozanini.it
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LorenzaF
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MessaggioInviato: Ven 07 Lug, 2017 9:21 am    Oggetto: Rispondi con citazione

No, non é affatto male. Meglio del lavoro di Jon Rafman (9-Eyes, 2009-in corso, da Google Earth e Google Street View) che, per lo meno nella selezione presentata alla Saatchi Gallery nel 2012, insiste sulla stranezza e sulla bizzarria:

http://www.saatchigallery.com/artists/jon_rafman.htm

Cosa che dovrebbe far capire a tanti street photographers quanto poco significativo sia quel genere di immagini quando presentate senza coerenza e senza un'idea di fondo, visto che anche una macchina le sa fare e pure meglio, registrando acriticamente tutto quello che passa davanti all'obiettivo.

Questo, di oltre quarant'anni fa, uno degli esempi più riusciti nel genere (Evidence, Larry Sultan e Mike Mandel, 1977):

http://www.tate.org.uk/visit/tate-modern/display/materials-and-objects/larry-sultan-and-mike-mandel

http://www.tate.org.uk/art/artworks/sultan-mandel-evidence-97741

L'ho visto ieri per caso e siccome ero entrata nella sala dall'uscita e venivo dalle sale di Beuys, inizialmente avevo pensato si trattasse della documentazione fotografica dell'opera di qualche performance artist, cosa che per quanto mi riguarda prova che il punto di Sultan e Mandel é dimostrato.

Le immagini vengono dagli archivi di istituzioni scientifiche americane (NASA, etc.) ed erano originariamente state scattate per documentare esperimenti scientifici o nuove tecnologie.

"Con il prelevare queste immagini dal loro contesto istituzionale, Sultan e Mandel eliminano la loro originaria funzione documentale. Senza riferimenti alla loro provenienza, il loro ruolo di documento si stempera, le immagini rimangono interessanti ma sono rese misteriose, a tratti assurde. Attraverso la selezione e la sequenza, Sultan e Mandel creano una nuova narrativa e chiedono a chi guarda di trarre le proprie conclusioni, svolgendo un ruolo attivo nella creazione del significato. ... l'approccio rivoluzionario di Sultan e Mandel mette in questione il valore documentale della fotografia e sottolinea il ruolo del contesto nella creazione del significato. Evidence é oggi considerato un lavoro fondamentale che ha influenzato e ha popolarizzato l'uso delle fotografie trovate nella pratica artistica contemporanea" (dal sito della Tate).

Inutile dire che il lavoro va considerato nella sua interezza e che tre foto viste su internet dicono poco.

Lo stesso Sultan, nel suo splendido ed altrettanto influente Pictures from Home (1992):

http://larrysultan.com/gallery/pictures-from-home/

http://www.mackbooks.co.uk/books/1164-Pictures-From-Home.html

ha incluso fermoimmagine prelevati dai filmini super-8 girati dal padre quando Sultan era bambino, mescolando immagini trovate con le immagini dei genitori ormai anziani scattate da Sultan negli anni 80 in parte collaborativamente, in parte no.

Questo dovrebbe far capire come sia la selezione e la sequenza delle immagini che conta, non il fatto di fare click e ottenere un'immagine più o meno individualmente interessante.

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Ultima modifica effettuata da LorenzaF il Ven 07 Lug, 2017 12:59 pm, modificato 1 volta in totale
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AleZan
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MessaggioInviato: Ven 07 Lug, 2017 9:33 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Molto interessanti i tuoi riferimenti.
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Alessandro - www.alessandrozanini.it
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quelo
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Iscritto: 28 Mar 2016
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MessaggioInviato: Ven 07 Lug, 2017 12:59 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

E' una bella storia,la fotografa che non puo' uscire di casa,ma puo' fotografare lo stesso e proporre delle immagini,realizzando il suo sogno.Si pone l'accento sulla problematica individuale, ma c'è sempre una soluzione e la speranza.
Il giornalista ha il suo articolo e la signora è contenta, raccoglie i suoi frutti,di tanta cura e c'è una sorta di lieto fine anche se il fotografo passa sotto traccia e si cita l'editor che seleziona le immagini.Quando si diceva che stavano pensando una macchina realizzata con e per i fotografi...
L'articolo è stato consumato nella breve lettura,la signora con cura e lavoro di selezione è divenuta un webb editor ,cosi' si possono osservare le immagini prodotte e proposte,ma continua a non uscire di casa...tutti contenti o forse no,ma tutto sostanzialmente come prima.La problematica c'è esiste o è solo al fine del racconto?
Osservando le street view riprese dalle mie parti,raccolte presumo in una giornata di novembre...è sorta l'impressione che ci sia stato qualche leggero cambiamento...ma questo chi puo' dirlo: l'editor ,il giornalista,il blogger?E' la fotografia che imperfetta e l'interpretazione è sempre personale?
Il signor google view può caricare le immagini da sè, ed aspettare il commento meravigliandosi dell'ennesimo capolavoro...e se la valutazione non c'è potrebbe cercarne alcune fra le altre...
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