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JURASSIC CAMERA
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niepce
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MessaggioInviato: Mar 17 Ott, 2006 1:53 am    Oggetto: JURASSIC CAMERA Rispondi con citazione

Seguendo l'invito di Jansky, Vanda e melarossa, Mi accingo a postare il topic che descrivono le macchine fotografiche e cineprese che non solo colleziono ma facendo parte del mio vissuto fotografico posso riuscire a descrivere in modo più informale di un colto collezionista ma riferendomi più alla funzionalità su strada che a scarni dati tecnici anagrafici.

Forse non si tratterà di modelli proprio del jurassico ma ci vanno vicini Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Anzi non li posterò per ordine di vecchiaia ma solo per livello di interesse, cercando quelli particolari, forse sconosciuti ai più giovani di voi:

LA REFLEX DI LEGNO La trovai in un negozio di Firenze, in una vetrina dedicata agli apparecchi d’epoca, ma io ne intuii la possibilità di uso operativo. Devo premettere eravamo negli anni 50 ed avevo un piccolo negozio di fotografia in provincia, Fototessere e ritratti in quella che chiamavamo sala di posa erano la parte più importante dell’attività, per questi usavo negativi di formato 6x9 per avere la possibilità di ritoccarli (a quei tempi la gente voleva vedersi bella e non avrebbe accettato gli orrori che escono dalle polaroid o digitali di adesso. Per questi formati o superiori lavoravamo con lastre, prima di vetro e poi pellicole piane su adattatori. L’inquadratura avveniva su un vetro smerigliato, pertanto era necessario inquadrare e mettere a fuoco, chiudere diaframma ed otturatore ai valori richiesti, sostituire il vetro con le lastre aprire lo chassis e scattare, in questo lasso di tempo non era raro che il soggetto avesse cambiato posizione ed espressione per cui era sempre un avventura.

Veniamo però alla macchina in oggetto, che pur stranamente non più fabbricata da decenni, mi si presentava come la soluzione ai miei problemi:

Marca inglese sconosciuta “ENSING SPECIAL REFLEX” In commercio tra il 1905 al 1915.

Un grosso cubo di legno, di 16x16 cm, un soffietto a completa scomparsa che permetteva di focheggiare fino a pochi centimetri, usava pellicole piane di formato 6,5x9 o con un passarulli adattatore rulli 120 per il formato 6x9 (effettivo 5,6x 8,2). Obiettivo Zaiss Tessar (ancora in uso) f. 4,5/135 (un po’ lungo per il formato, ma adattissimo a foto di ritratto)
Otturatore a tendina da 15” a 1/1000° “. Valori pertanto di tutto rispetto anche oggi, il concetto era lo stesso che oggi troviamo sulle monoobiettivo di medio formato (Asselblad o meglio ancora Mamya RZ) ma ci sono voluti oltre 50 anni perché arrivassero, come queste, la macchina di legno aveva anche un sistema di rotazione del dorso che commutava due alette nel mirino (come la Mamya) per riprese orizzontali o verticali senza girare la macchina (cosa oltretutto impossibile) e cosa che non troviamo neppure adesso un sistema di basculaggio dell’ottica come negli obiettivi schift, coperchi e tappi di protezione dell’obiettivo e un orrendo cappuccio di visione fortunatamente a scomparsa. Uno specchio enorme che quando ribaltava oltre alle vibrazioni non indifferenti, faceva anche un rumore che unito a quello della tendina che scorreva su grossi rulli, spaventava il soggetto, fortunatamente era possibile anche sollevare prima lo specchio e subito dopo scattare.

La qualità delle foto era ottima ed anche se l’obiettivo non aveva il trattamento azzurrato delle lenti si comportava egregiamente, oggi l’ho provata anche con il colore con perfetti risultati sia nella copertura che nella saturazione. Il passarulli consentiva anche mascherine di riduzione di formato al 6x6 e 4,5x6 che arrivando a 16 pose per rullo consentiva quel tipo di ritratti in serie che andavano di moda e chiamavamo “Fotocine”

La macchina fu così di pieno gradimento che in seguito ne acquistai un'altra molto più grande 30x30 cm della ditta “Mentor” che usava lastre 10x15 introvavili ma che usavo con riduttori al comune formato 9x12 prima e 4x5” (10,2x12,7) poi. Questa però è andata distrutta conservata in una cantina umida il legno si scollò tutto e dovetti buttarla, mi è rimasta solo questa foto con mia figlia (ora cinquantenne). Più o meno con le stesse caratteristiche con ottica sempre tessar 4,5 con focale di 210, che ho usato anche nei moderni banchi ottici. (foto in Bianco e nero)

Come ho ripetutamente scritto in altro post, se la cosa interessa ho tante macchine da descrivere, mi accorgo però che la cosa è più onerosa (per il tempo richiesto) del previsto
Non posso perciò garantire un regolare postare, ma lo farò senz’altro ogni volta che riesco a rubare qualche ora al lavoro.



Ensing-spec.-1.gif
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Ensing Special foto 1
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Ensing-spec.-2.gif
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Ensing Special foto 2
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Ensing Special 3
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Mentor Reflex 10x15
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Swan
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MessaggioInviato: Mar 17 Ott, 2006 2:25 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

bellissimo post! Ok!
davvero interessantissimo!
io ormai dopo aver comprato una digitale, mi sono scoperto più amante delle macchine a pellicola, più vecchie sono più mi piacciono...

non pretendo certamente che tu scriva sempre, però è un discorso che ascolto e seguo molto volentieri!
grazie e a presto, spero! Ok! Ok!

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Rigoletto
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MessaggioInviato: Mar 17 Ott, 2006 8:40 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Molto interessante. Smile
Ciao

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niepce
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MessaggioInviato: Mer 18 Ott, 2006 12:54 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Un salto di epoca di oltre 50 anni. Ma come ho scritto non intendo seguire un ordine cronologico. Anche questa ritengo debba considerarsi una macchina decisamente originale ed abbastanza sconosciuta.

TESSINA
Nata negli anni 60, forse più come un gioiello, infatti uscì anche con una versione Gold laminata in oro, dalla Svizzera Concava AG, in limitata quantità con la qualità degli orologiai svizzeri, la meccanica era montata su rubini, probabilmente nelle mire dei costruttori sarebbe dovuta diventare anche uno status symbol come il Rolex e altri oggetti ma non ha goduto della stessa fortuna. Peccato perché la macchina oltre i pregi costruttivi, godeva di soluzioni tecniche di tutto rispetto e del tutto innovative:

Dimensioni da vera microcamera (6,5x5x1,5 cm) stondata agli angoli da stare comodamente in ogni taschino, reflex biottica (obiettvi gemelli come la rolleiflex) 35 cm di distanza minima di messa a fuoco, motore a molla (8 fotogrammi per carica) obiettivo Tessinon 2,8/25mm. Otturatore da ½ a 1/500, sincronizzazione flash standard con sincronizzazione X e M, pellicola standard 35 mm. che scorre orizzontalmente, con caricatori propri, ricaricabili direttamente dagli standard 35, per circa 18 fotogrammi ogni 36 cm di pellicola con fotogrammi di formato 14x21 (vicini all’attuale APS). Due specchi portano le immagini uno alla pellicola (che scorre sulla base) e uno dal secondo obiettivo
Al mirino, quello fornito è a pozzetto con visione anche a traguardo, ma come accessorio (che purtroppo io non comperai, anzi ho perduto anche quello a pozzetto) un pentaprisma
Che però aumentava l’ingombro della macchina. Uno sportello a slitta davanti alle ottiche protegge perfettamente gli obiettivi.

Gli accessori erano tanti, oltre il citato mirino pentaprisma, anche uno a loop, catenelle per il collo e bracciali in pelle (questo di corredo) per portarla al braccio come un orologio, nella slitta porta accessori poteva essere inserito un flash dedicato (molto brutto) un esposimetro al selenio (piatto e poco ingombrante) un orologio (Svizzero naturalmente). Una borsa rigida (del tutto inutile)

Nell’uso pratico si è dimostrata fantastica, il fatto di non necessitare di pellicole dedicate, come Minox , Minolta, GA.mi ecc. che nel migliore dei casi usavano 16mm. Monoperforate reperibili solo in bobine da 30 metri (per il cinema) del tutto antieconomiche anche perché impossibile terminarle prima della scadenza, peggio ancora per la Minox che usava solo pellicole sue, la rendeva adatta a tutte le situazioni, con pellicola di bassa sensibilità ed un ingranditore a luce puntiforme (che usavo per le Minox) ho ottenuto perfetti ingrandimenti di 40x50 cm. Ed anche le stampine standard effettuate con i printer erano più che accettabili.

Unico accorgimento da osservare era che trattandosi di immagini speculari la pellicola doveva essere messa nell’ingranditore a rovescio per non ottenere i lati invertiti, nessun problema per chi trattava il materiale in proprio ma difficile da ottenerlo dal laboratorio.

Penso ci sia poco da aggiungere, oltre il rammarico per lo scarso successo di questa meraviglia che avrebbe meritato di più, sia per le caratteristiche tecniche assolutamente uniche, che per gli standard di costruzione assolutamente svizzeri.



tessina 1.jpg
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tessina 1.jpg



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Fabio(CE)
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MessaggioInviato: Gio 19 Ott, 2006 10:00 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Grazie. Davvero.
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Rigoletto
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MessaggioInviato: Ven 20 Ott, 2006 9:44 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Di nuovo: molto interessante. Ciao
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Swan
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MessaggioInviato: Sab 21 Ott, 2006 12:36 am    Oggetto: Rispondi con citazione

wow la tessina è stupenda, vorrei averla anche io... Smile
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niepce
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MessaggioInviato: Sab 21 Ott, 2006 1:06 am    Oggetto: Rispondi con citazione

FOLDING 9x12

Devo essere sincero questa macchina assieme ad altre a soffietto non è mai stata per me uno strumento di lavoro, quando l’acquistai in una bancarella possedevo già la Linhof tecnica,la versione moderna di questo tipo di camera.

Trattasi di una “Rodenstock” fabbrica ancora in vita ma nota soprattutto come fabbricante di obiettivi (particolarmente quelli per macchine di grande formato ed ingranditori) dalle mie ricerche risulterebbe datata tra il 1897 ed il 1907. le caratteristiche tecniche sono avanzatissime, e potrebbero costituire un ottimo banco scuola per quelli che amano sperimentare la fotografia analogica con l’A maiuscola e perché no, arrivare ai giorni nostri adattandoci un dorso digitale a scansione.

Le caratteristiche di base, come formato, sistemi di visione, gamma dei tempi di esposizione sono: (1” – 1/200” + posa B e T) obiettivo doppio anastigmatico 1:4,5 – 135 che per il formato corrisponde ad un 35mm sul 24x36. L’obiettivo essendo simmetrico può essere sdoppiato ed una parte diventa di focale doppia anche se la luminosità si riduce geometricamente, possibilità di basculaggi, insomma tante caratteristiche che ne fanno l’apparecchio ideale per chi come ho già detto, volesse sperimentare profondamente la fotografia analogica:
L’uso di pellicole singole permette tutti i tipi di prove anche tra materiali sensibili diversi o con diversi tipi di trattamento, i basculaggi ne fanno l’ideale per corrette foto di architettura,
pensate alla possibilità di effettuare diapositive 9x12 anche con foto macro da pochi cm.

Veniamo alla descrizione e fotografie:

Dimensioni: - nonostante il non indifferente formato del sensibile, la macchina chiusa si trasforma in un parallelepipedo con un volume simile se non inferiore ad una reflex.



posiz. di lavoro.jpg
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posiz. di lavoro.jpg



chusa 2.jpg
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niepce
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MessaggioInviato: Sab 21 Ott, 2006 1:12 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Le pellicole piane 9x12 sono ancora comunemente commercializzate in tutte le tipologie
Unico accorgimento acquistare gli adattatori per inserirle negli chassis nati per ospitare le lastre in vetro.
Sono disponibili anche riduttori per inserire pellicole piane 6,5x9 con un effetto teleobiettivo maggiore. Come già detto la macchina dispone di doppio allungamento del soffietto che consente macro molto spinte, e la traformazione in tele usando solo la parte anteriore dell'ottica (Dopio anastigmatico simmetrico)

L'ottica può essere basculata sia orizzontalmente che verticalmente trasformando l'obiettivo in un moderno shift.



shasis.jpg
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shasis.jpg



doppio allungamento.jpg
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MessaggioInviato: Sab 21 Ott, 2006 1:20 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Sono possibili vari modi di visione:vetro smerigliato per inquadrature di precisione, mirino a traguardo per foto diciamo... sportive, mirino reflex ruotante per riprese orizzontali e verticali, munito di bolla per tenere la macchina perfettamente ortogonale.


Per la messa a fuoco, oltre al vetro smerigliato poteva essere usata anche una scala metrica sulla slitta, da usare però solo con l'obiettivo completo.



scala metrica.jpg
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scala metrica.jpg



mirino.jpg
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niepce
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MessaggioInviato: Sab 21 Ott, 2006 1:21 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Concludendo una macchina di tutto rispetto per chi volesse fare esperienze dei vari sitemi zonali, fotografare lo stesso soggetto su vari supporti senza dover attendere di terminare un rullo ecc. Di provare insomma per pochi euro (si trovano in tutte le bancarelle delle fiere specializzate) l'emozione del grande formato, anche se è chiaro la Linhof o la Speed Graphic unitamente alle moderne ottiche a grande cerchio di copertura, sono un altra cosa.
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Sistem
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MessaggioInviato: Sab 21 Ott, 2006 9:23 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Complimenti, belle davvero.... Wink
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massimiliano ingrosso
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MessaggioInviato: Sab 21 Ott, 2006 9:03 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Veramente interessante Smile

E memo sia!

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niepce
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MessaggioInviato: Lun 23 Ott, 2006 12:45 am    Oggetto: Rispondi con citazione

COPPIE DI FATTO
3 D analogico ISO DUPLEX super 120

Naturalmente per coppie intendo di obiettivi e di fotogrammi nelle immagini stereo.

Contrariamente alla fotografia a colori,che vide la luce commerciale nel 1904 con le lastre lumicolor a base di fecola di patate, la stereoscopia (immagini in rilievo) nacque molto prima della fotografia alcuni contributi si fanno addirittura risalire ad Euclide e Leonardo
Il fisico inglese Wheatsone è comunque il primo scienziato che nel 1832 realizza un sistema di visione per disegni in rilievo. Il primo stereoscopiò per fotografie nasce nel 1849.

Da allora i visori vengono prodotti in forma industriale, permettono di avere una chiara visione di monumenti opere d’arte ecc. quando viaggiare era molto più difficile di oggi.

Il successo della fotografia stereoscopica proseguì fino agli anni 30 per riprendere brevemente negli anni ‘50/’60 chi non ricorda i dischetti della View Master? E fu proprio in quegli anni che nacque questa meravigliosa italianissima ISO Duplex Super 120. nata nel 1956 (data per me fatidica in quanto in quell’anno mi sono sposato).

Ma veniamo alle caratteristiche tecniche di questa macchina:

Usava comune pellicola 120 a svolgimento verticale con coppie di fotogrammi formato 23x25mm.

Obiettivi fissi (Iriar 35mm f.3,5) con messa a fuoco manuale su scala metrica, distanza minima 1 metro.

Otturatore da1/10° ad 1/200° + posa B

Avanzamento manuale, con visione dei numeri della pellicola (i numeri del 6x6 portandoli alternativamente su due finestrelle) per un totale di 24 coppie.
I fotogrammi potevano essere anche esposti singolarmente, con un gioco di tappi nel primo modello ed automaticamente nel modello due. Per un totale di 48 fotografie, il che la rendeva molto più economica delle 35mm.

Dimensioni 127,5x92,5x55,5 peso 460 gr.

La macchina faceva parte di un vero e proprio sistema, composto da Macchina con borsa pronta in cuoio, visore per le diapositive, taglierina retro illuminata per il montaggio, telaietti in plastica.

Purtroppo però questo tipo di macchina non ha mai goduto di molta fortuna e la produzione fu precocemente abbandonata.

Con questa ho fatto anche prove sul digitale, scansionando le dia e virandole in monocromatico con colori complementari e sovrapposte in unico livello da guardare con i noti occhialini colorati.
Nulla da fare però con il colore.

Ho avuto occasione di fare delle esperienze stereo anche nel cinema, negli anni 50 al concorso Fedic di Montecatini (allora unico concorso nazionale) noi del Cine Club Arezzo, giravamo giornalmente una videocronaca del concorso che sviluppavamo a mano utilizzando i bidet dell’albergo. Ed il sonoro con uno speaker e un fisarmonicista in diretta.
Avemmo tanto successo che la ditta Erca importatrice della Paillard 16 mm. Ci fornì un aggiuntivo a prismi Stereo che produceva sul fotogramma due immagini affiancate,da utilizzare anche sul proiettore, oltre a circa 200 occhiali polarizzati da distribuire tra il pubblico che se li scambiava con il vicino, in questo modo grazie all’allora neonata pellicola “Ferraniacolor” potevamo godere dello stereo a colori.
Purtroppo però di tutto ciò non ho nulla da mostrare. Ma vi garantisco l’effetto era fantastico.



Iso duplex A.jpg
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Iso duplex A.jpg



Iso duplex B.jpg
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Iso taglierna.jpg
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MessaggioInviato: Mer 25 Ott, 2006 10:37 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Mi permetto uno sguardo nel mondo del cinema amatoriale per presentare questa che è stata la capostipite (in assoluto, non solo per me)
con un formato sconosciuto anche agli appassionati cineamatori.

LA PELLICOLA COL BUCO IN MEZZO (Pathé 9,5) Come accade al presentarsi di nuove tecnologie nella concorrenza tra i vari sistemi presentati dalle diverse ditte non sempre prevale quello dalle soluzioni migliori ma quello della ditta più forte commercialmente, per un esempio anche all’arrivo dell’ home video il sistema Betamax della Sony (stesso sistema di percorso a beta, della Betacam che ha trionfato per diversi anni nel professionale) era senz’altro superiore al VHS ma quest’ultimo forte di una coalizione di ditte con in testa la Panasonic riuscì ad acquistare il monopolio e affermarsi come standard. Cento anni prima era avvenuto lo stesso con il cinema a passo ridotto.

La nascita del cinema viene indicata nel 28 dicembre 1895 ma bisogna arrivare al 1921 per vedere le prime cineprese che un amatore poteva usare, ciò si verifico con la messa in commercio del formato 9,5 a cura di Charles Pathé, questo è stato senza dubbio il miglior formato di pellicola per il cinema amatoriale. Con una pellicola poco più larga del futuro 8 mm. Ed un fotogramma molto vicino a quello del 16mm. Ciò era dovuto ad una trovata geniale: Nessun spazio era occupato dalla perforazione, che ad esempio nell’8mm è quasi grande come lo stesso fotogramma, un pò meno nel super 8 arrivato settant’anni dopo, nel 9,5 i fori erano al centro tra un fotogramma e l’altro senza rubare spazio all’immagine. Ma nel 1923 la Kodak introdusse il 16 mm. E un anno dopo l’8 mm (stessa pellicola del 16 con una perforazione in più esposta nei due lati e tagliata dopo il trattamento) Per eliminare la supremazia tecnologica del 9,5 nel 1927 la Kodak entrò in società creando la Kodak-Pathé
Nel 1929 aquistando il 51% delle azioni divenne padrona assoluta decretandone la fine.

Questa, forse noiosa premessa ho dovuto farla per illustrare le attrezzature di questo
formato (cinepresa e proiettore) che oltretutto nel lontano 1949 sono state le macchine del mio debutto nel mondo del cinema amatoriale. Erano di proprietà di un fotografo che frequentavo (allora non c’erano club fotografici) per passione, che quando passò all’8 mm
Me le cedette per poche lire.

La cinepresa è una “Pathé Motocamera del 1928 la prima dotata di motore a molla (le precedenti erano a manovella) dotata di obiettivo Krauss Trinar, un tripletto di f.3,5/20mm
Macchina in metallo di dimensioni relativamente contenute 12x12x6 cm. Di circa 1,1/2 Kg.
La pellicola di lunghezza di 8,5 metri era in cartucce metalliche che potevano essere caricate anche direttamente dall’utente in camera oscura, la pellicola veniva generalmente venduta in confezioni da tre rotoli semplicemente incartati. Tra le caratteristiche originali vi era la possibilità di marcare con una tacca un singolo fotogramma per titoli ed immagine fisse, tacca letta dal proiettore fermandosi per qualche secondo.

Il proiettore era nato nei primi anni 20 (prima della cinepresa) con il nome di Pathé Baby la stessa ditta produceva documentari e brevi filmati le pellicole erano generalmente in cartucce, con uno stano sistema di recupero protetto da un vetro, antesignano delle future cassette video, la luce data da una lampadina a basso voltaggio (per i ricambi ho usato quelle di posizione delle auto) aveva anche un sistema di reostato del tutto inutile, la luce era poca e non permetteva grandi schermi e dovevo tenere le pellicole al limite del sovraesposto. Sviluppavo (invertivo) personalmente le pellicole, con vaschette verticali in inox da 2 litri ed un telaio di grandezza circa 24x30, potevo così visionale i filmati solo dopo qualche ora dalle riprese.

Credetemi la soddisfazione che provavo nell’usare queste meraviglie non sono riuscito ad ottenerla neppure da l’Arriflex 35 mm. Ed oggi dalle più moderne telecamere.



Pathè camera 1.jpg
 Descrizione:
La cinepresa
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Pathè camera 1.jpg



Pathè proiettore.jpg
 Descrizione:
Il Proiettore
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Pathè proiettore.jpg



pell 9,5 B.jpg
 Descrizione:
La pellicola
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pell 9,5 B.jpg



pell 9,5 C.jpg
 Descrizione:
Dimensione del formato
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pell 9,5 C.jpg



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MessaggioInviato: Mer 25 Ott, 2006 1:51 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Devi fare un museo! Ciao
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Riccardo - Sistema Minolta-Sony
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Rigoletto
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MessaggioInviato: Mer 25 Ott, 2006 2:04 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

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niepce
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MessaggioInviato: Sab 04 Nov, 2006 2:04 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Posto ancora una macchina, confesso però che sarebbe gradito qualche commento, o meglio ancora una vostra partecipazione con analogiche del padre e perchè no del nonno, anche solo raccontate.

La vostra latitanza mi porta a pensare che l'analogico antico a voi giovani non interessa proprio. Avevo chiesto anche agli amministratori se era il caso di continuare, mi hanno incitato a farlo, ma sinceramente non sono proprio convinto. Leggiamo Leggiamo Leggiamo

LA PRIMA REFLEX
Certamente non mi riferisco alle reflex in assoluto, diversi tipi di apparecchi con questo concetto erano stati fabbricati anche ne 1800, ma trattatasi di macchine per lo più a lastre costruite in legno per formati dal 6x9 al 13x18 con prevalenza del 9x12. Quella che presento è invece una vera e propria reflex di medio formato, 4x6,5cm 8 pose su rullo 127 (ancora in commercio).

Si tratta dell’Exakta VP 4x6,5 prodotta nel 1933 (più o meno la mia età) dalla ditta Jhagee di Dresda. Da questo progetto deriveranno tutte le future reflex 35 mm per prima la Kine Exata del 1936 macchina che non stravolgerà mai il progetto originario, il marchio prenderà prima il nome di Pentacon e poi praktica (anni 70).

E' interamente in metallo, di forma trapezoidale, sembrerebbe ad ottica fissa cosa strana per una reflex. Veniva venduta in varie configurazioni. Quella in mio possesso ha un obiettivo Jhagee Anast. Exaktar 1:3,5 – 75mm. Ma so che esistevano anche con ottiche grandangolari e teleobiettivo, anche se ormai probabilmente introvabili.
L’otturatore a tendina in tessuto a scorrimento orizzontale con tempi da 1” a 1/1000” oltre alla posa B – Z nel mio modelo (VP Cool è stato aggiunto anche un bottone sulla destra che permette di impostare anche basse velocità da 1/16” fino a 12 secondi.

La visione avveniva tramite un mirino a pozzetto con visione del 100% dell’immagine con possibilità di usarlo anche come mirino a traguardo con messa a fuoco di una parte dell’immagine con uno specchio a 45°. (come ancora oggi nella maggior parte delle reflex medio formato o biottiche).

Il trasporto , tramite leva sulla sinistra con controllo tramite finestrella sul dorso dei numeri sulla carta di protezione della pellicola. Il precedente proprietario aveva fatto aggiungere due perforazioni atte a vedere i numeri che con mascherini permettevano anche di ottenere 12 foto 4x4 oppure 16 - 3x4.

Concludendo a parte l’interessante fatto di essere stata la prima reflex con concetti moderni, ed a parte l’importante mancanza della possibilità di cambiare l’ottica, aveva ben poco da invidiare alle attuali Mamya, pentax ecc.



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LA FOTOCAMERA
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MIRINO REFLEX A POZZETTO E IN POSIZIONE DI TRAGUARDO
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TRASPORTO FILM
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Swan
bannato


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MessaggioInviato: Sab 04 Nov, 2006 8:01 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

perché smettere?
io sono molto interessato e leggo sempre i tuoi aggiornamenti...
purtroppo sono giovane e ho acquistato ultimamente una yashica fx-d con la quale mi diverto a scattare in b\n e in cross con le diapositive, purtroppo mio padre aveva una biottica ma è andata persa in uno dei traslochi che abbiamo fatto, non ricordo neanche la marca, me la sto ancora piangendo...

la fx-d l'ho presa dopo che avevo scattato in digitale con una compattona... la pellicola è bella, mi da di più della digitale... come descrizione non mi sento ancora in grado di giudicarla, posso solo dire che magari non avrà il mirino luminoso come quello di altre reflex, ma è molto migliore delle varie d50, 350d, ecc ecc... mi piace un sacco il fuoco manuale...
la fx-d non ha niente di speciale, ma tutto quello che serve per farmi divertire, priorità di diaframma, blocco dell'esposizione e un pulsante di scatto davvero sensibile!

ciao e spero che tu non smetta di postare le tue storie sulle macchine, sono davvero interessanti! Smile

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patbon23
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MessaggioInviato: Dom 05 Nov, 2006 10:43 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

è uno dei memo + interessanti...

io ho una rolleicord Va del 1956

perfetta... la uso e mi diverto, ho qualche problema ad imparare a gestire l'assenza di esposimetro, ma la straconsiglio

se un giorno ne vorrai parlare ti posso dare un pò di materiale!

ciao

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