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Non servono parole
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Non servono parole
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Non servono parole
di Habrahx
Ven 21 Giu, 2013 3:01 pm
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Autore Messaggio
Habrahx
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Iscritto: 11 Set 2005
Messaggi: 8723

MessaggioInviato: Mar 25 Giu, 2013 5:59 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Antonio (scusami, il tuo messaggio mi era sfuggito Smile )
Ade
Massimo
Vittorio
Fabrizio

Grazie del passaggio e degli interventi.
Dato che il tema è attuale e molto importante per chiunque si cimenta con la fotografia, qui di seguito metto una considerazione che feci un po' di tempo fa su una mia fotografia che ricevette una critica simile.
Questa nota non la metto tanto per cercare una assoluzione o comprensione, ma come una parte di una riflessione più ampia che tutti noi fotografi, dal più grande al più umile, dovremmo fare.
"Caro Roberto questa è una discussione infinita, e in parte non mi sento di darti torto.
Spesso io per primo ho criticato fotografie di questo genere, ovvero fotografie che riprendono il disagio; soprattutto quando la fotografia è fine a se stessa, ovvero ha la sola funzione di ricevere apprezzamenti nei vari forum o/e concorsi.
Alcune considerazioni però andrebbero fatte: grandissimi fotografi, penso a Dorotea Lange, hanno fotografato la miseria conseguente alla Grande Depressione americana.
Altri, penso a Vivan Maier, una fotografa a mio parere grandissima, hanno fotografato la vita in molteplici aspetti, per il solo gusto di fotografare, ricavando fotografie straordinarie.
La differenza fra le due è che la Lange fotografava per lavoro, mentre la Maier fotografava per amore della fotografia.
Alla luce di questo cosa dobbiamo pensare, che l’una, quella per lavoro fosse ammissibile mentre l’altra, fatta per il solo piacere di fotografare, no?
Io non sono in grado di dare una risposta, devo però fare ulteriori considerazioni:
Molti fotografi, non solo quelli di WP, hanno fotografato e fotograferanno il disagio, essenzialmente per lavoro, e questo lavoro avrà anche la funzione di documentare, informare e perfino formare il pensiero delle persone. Questi fotografi insomma, al pari della Lange e di innumerevoli altri, svolgeranno una funzione sociale.
In questa ottica la mia fotografia non ha nessuna funzione sociale: non verrà pubblicata, non serve come istruzione o formazione del pensiero, non aiuta il mendicante né tanto meno aiuta a mantenere pulita la città.
E’ una fotografia che non ha nessun effetto pratico, e apparentemente viola addirittura la privacy del soggetto più debole, il mendicante, che probabilmente non ama vedersi esposto in una finestra potenzialmente mondiale, pertanto andrebbe scartata.....forse.
Affrontiamo per primo il problema della privacy.
Il vero personaggio a cui la privacy poteva essere violata è l'operatore, seminascosto dal vetro oscurato, che sta semplicemente svolgendo il suo lavoro, mentre il mendicante, la persona disagiata, è completamente illeggibile; se solo fosse stato visibile in volto non l’avrei mai pubblicata.
Poi vi sono altre persone , tutte apparentemente slegate dalla scena ma comunque nessuna ripresa in atteggiamenti che ne possano sminuire la dignità; alcune addirittura riprese nell’atto di offrire qualcosa al mendicante (questo può essere un messaggio sociale, peccato che data l’immediatezza dell’immagine non ho potuto curare l’inquadratura) pertanto in questa ottica penso che nessuno possa essersi ritenuto offeso.
Resta da chiarire se questa fotografia contiene un punctus –per dirla alla Barthes- che valeva la pena di riprendere, un aspetto quindi che la rendesse per lo meno degna di essere mostrata, anche se a una cerchia ristretta come un forum di fotografia.
Innanzitutto penso che la fotografia, tutta, alla stregua di un racconto, sia sempre portatrice di un messaggio, non necessariamente immediato, non necessariamente per tutti.
Io non posso certo pretendere che il mio sia un grande scatto, e sinceramente non lo penso; ma dal punto di vista della fotografia in quanto modalità espressiva è uno scatto che parla ai fotografi e al cuore. Se il fotografo nella sua interezza non apprezza, ci potrà sempre essere qualche cuore che riflette, e spera e cercherà nel suo cuore di fare in modo che questo disagio sparisca; se non oggi domani oppure in un tempo a venire.
Pertanto penso che questa fotografia, pur essendo infinitamente inferiore a quella della Lange, ha altrettanto dignità della sua.
Per finire vorrei analizzare un aspetto che è passato inosservato anche in altri giudizi, ovvero il soggetto: qual è il vero soggetto di questa immagine?
Potrà sembrare strano, ma il vero soggetto sta esattamente in quello che si vede, il bello è che quello che si vede non è fotografabile, anche se è fotografato.
Complicato vero?
Ma non voglio giocare agli indovinelli, vorrei solo dimostrare che la fotografia spesso porta con se non tanto la descrizione di eventi eclatanti ma qualcosa di molto sottile che appartiene alla sfera del pensiero, dell’intelligenza, ed è proprio questo aspetto che la rende così affascinante..."
Qui concludo e mi riallaccio a questa fotografia: il vero soggetto, in questa serie di fotografie, siamo noi stessi, che osserviamo quello che sarà il nostro destino.
Giovanni
p.s. dimenticavo, se a qualcuno interessa, la foto di cui parlavo era questa: http://www.photo4u.it/viewcomment.php?pic_id=469384 (spero sia lecito il riferimento)
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Sisto Perina
bannato


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MessaggioInviato: Mar 25 Giu, 2013 7:01 am    Oggetto: Rispondi con citazione

La sensibilizzazione verso il problema indubbiamente scaturisce dalle immagini postate e qui non ci piove....
La stessa sensazione potrebbe però pervenire da qualsiasi altra tipologia di scatto ottenuta in luoghi simili...
Fondamentalmente quindi cambia solamente il modo di proporre il tutto e la scelta del mosso/sfocato/cancellato, in questo senso, è un escamotage per bypassare la privacy di quelle persone...
Funzionale? indubbiamente se solamente si pensa alle immagini che quotidianamente ci arrivano dai media con volti criptati che stimolano maggiormente la curiosità delle persone
Corretto (moralmente)? difficile domanda a cui non sarei in grado di dare una giusta e definitiva risposta...
Corretto (tecnicamente)? assolutamente no.....scusi l'autore la franchezza ma fin dove ci sta un buon sfocato o un mosso nulla da dire ma l'artificioso cancellare i volti suona tanto da servizi di "striscia"....
Credo bastasse solamente attendere il momento giusto per lo scatto: le persone girate, un controluce forte da evidenziare solo le sagome....tutto ciò insomma che potesse rendere non identificabili i personaggi senza ricorrere alla gomma da cancellare....
In tutto questo aggiungo che le tre ultime foto si sganciano totalmente dal senso del reportage che fin lì aveva caratterizzato lo stesso...
Un modo quindi interessante per poter documentare ma realizzato in modo approssimativo....
Dalla tua sta il fatto di aver stimolato ottimamente la discussione sulle problematiche

ciaoo
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Habrahx
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Iscritto: 11 Set 2005
Messaggi: 8723

MessaggioInviato: Mar 25 Giu, 2013 8:20 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Sisto Perina ha scritto:
... la scelta del mosso/sfocato/cancellato, in questo senso, è un escamotage per bypassare la privacy di quelle persone...

E' questo il punto nodale! Certo, capisco che per una fotografia che non voleva parole queste stanno diventanto anche troppe, ma vorrei ribadire che la scelta della diciamo bassa qualità delle immagini è stata voluta non tanto per rispetto -che comunque ci vuole, o autodifesa, ma per condivisione.
Io ho provato ad immaginare come e cosa vedono quelle persone, che vivono in un solo lunghissimo attimo.
La fotografia più emblematica, per me, è quella del tavolo vuoto: queste persone vengomno messe attorno ad un tavolo -il tavolo è forse l'elemento più importante della nostra esistenza- dove sopra non vi è nulla!
Grazie del commento Sisto.
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