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Quando il brutto piace...
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Tropico
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MessaggioInviato: Mar 10 Gen, 2017 10:18 am    Oggetto: Quando il brutto piace... Rispondi con citazione

Prendo spunto da alcune riflessioni dell'ottimo opisso fra cui questa tratta da un suo topic di una sua foto-copia di Eggleston:

Lasciando stare Eggleston in particolare che magari è solo fuffa, tra i tanti fotografi che fanno fotografie "sciatte", almeno uno non sopravvalutato ci sarà?
O prendendo come riferimento la pittura quelli venuti dopo i "piacevoli" impressionisti sono tutti sopravvalutati a prescindere? O il pittore delle belle marine sottocasa è più "bravo" di Pollock?


E' un argomento che volevo affrontare da tempo, infatti vedo che ogni tanto alcuni utenti, fautori di determinati fotografi soprattutto d una certa filosofia mmericana, Very Happy li postano da esempi di buona fotografia, Eggleston, Parr, Shore ecc.
Io conoscevo poco e nulla di questi citati, me li sono spulciati ma sinceramente trovo il loro modo di fotografare tutt'altro che altamente artistico, vedo solo provocazioni nemmeno tanto originali nel fare foto che esteticamente son spesso brutte, piene dei cosiddetti errori da principianti che però essendo voluti dovrebbero rappresentare l'idea vincente.
Ergo mi piacerebbe sapere da tali fautori cosa ci trovano di tanto poetico in determinate immagini, sono molto curioso.
Opy (ma anche gli altri ovviamente) se ci sei batti un colpo... Wink
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vittorione
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MessaggioInviato: Mar 10 Gen, 2017 10:47 am    Oggetto: Rispondi con citazione

È cominciato qui.
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Nessuna "Verità", solo opinioni personali, al massimo spunti di riflessione.
Vittorio
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Tropico
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MessaggioInviato: Mar 10 Gen, 2017 10:50 am    Oggetto: Rispondi con citazione

vittorione ha scritto:
È cominciato qui.

Grazie per aver sopperito alla mia mancanza linkatoria... Ok!
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Ettore Perazzetta
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MessaggioInviato: Mar 10 Gen, 2017 11:02 am    Oggetto: Re: Quando il brutto piace... Rispondi con citazione

Tropico ha scritto:
Prendo spunto da alcune riflessioni dell'ottimo opisso fra cui questa tratta da un suo topic di una sua foto-copia di Eggleston:

Lasciando stare Eggleston in particolare che magari è solo fuffa, tra i tanti fotografi che fanno fotografie "sciatte", almeno uno non sopravvalutato ci sarà?
O prendendo come riferimento la pittura quelli venuti dopo i "piacevoli" impressionisti sono tutti sopravvalutati a prescindere? O il pittore delle belle marine sottocasa è più "bravo" di Pollock?


E' un argomento che volevo affrontare da tempo, infatti vedo che ogni tanto alcuni utenti, fautori di determinati fotografi soprattutto d una certa filosofia mmericana, Very Happy li postano da esempi di buona fotografia, Eggleston, Parr, Shore ecc.
Io conoscevo poco e nulla di questi citati, me li sono spulciati ma sinceramente trovo il loro modo di fotografare tutt'altro che altamente artistico, vedo solo provocazioni nemmeno tanto originali nel fare foto che esteticamente son spesso brutte, piene dei cosiddetti errori da principianti che però essendo voluti dovrebbero rappresentare l'idea vincente.
Ergo mi piacerebbe sapere da tali fautori cosa ci trovano di tanto poetico in determinate immagini, sono molto curioso.
Opy (ma anche gli altri ovviamente) se ci sei batti un colpo... Wink


Tropico, prevedo "battaglia" dal primo bitume di Giudea fino ad arrivare all'ultimo pixel.
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Tropico
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MessaggioInviato: Mar 10 Gen, 2017 11:07 am    Oggetto: Re: Quando il brutto piace... Rispondi con citazione

Ettore Perazzetta ha scritto:
Tropico, prevedo "battaglia" dal primo bitume di Giudea fino ad arrivare all'ultimo pixel.

Very Happy
Vabbè che alternativa proponi,
un volemose bene a tutti i costi pieno de pollicioni?
Wink
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Ettore Perazzetta
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MessaggioInviato: Mar 10 Gen, 2017 11:26 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Credo che tutto si risolverà tirando in ballo contesti storici, economici, sociali; comprensione del retroterra sul quale si basa il lavoro del fotografo, gusti personali, conoscenza e/o cultura fotografica e/o dell'arte passata, presente e a venire. Un termine a caso "precursori", di cosa, non importa. Un saluto.
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Tropico
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MessaggioInviato: Mar 10 Gen, 2017 11:33 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Ettore Perazzetta ha scritto:
Credo che tutto si risolverà tirando in ballo contesti storici, economici, sociali; conoscenza del retroterra sul quale si basa il lavoro del fotografo, gusti personali, conoscenza e/o cultura fotografica e/o dell'arte passata, presente e a venire. Un termine a caso "precursori", di cosa non importa. Un saluto.

Ben venga il tirare in ballo tutto lo scibile, sarebbe un ottimo modo di approcciarsi alla discussione ampliando gli orizzonti e facendo magari vedere i famosi collegamenti fra le cose, perchè tutto è collegato con la differenza che non tutti li vedono i collegamenti stessi, ci hanno disabituato fin da piccoli, collegare le cose è pericoloso per il sistema, poi capisci troppe cose e sarebbero guai per i burattinai che muovono le fila.
Se non sbaglio quel precursori tra virgolette dovrebbe essere una velata critica verso gli autori che citavo, nel caso sarei curioso di sapere il tuo pensiero, anzi ci tengo proprio... Wink
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vittorione
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MessaggioInviato: Mar 10 Gen, 2017 11:55 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Io nel topic da cui si è generato questo non mi sono volutamente avventurato negli aspetti più legati al tema della fruizione della Fotografia nostra contemporanea, limitandomi a quello che sembrava invece il quesito centrale sollevato da Opisso: "copiare una fotografia serve a qualcosa?".

Ma se il discorso si allarga su quest'altro versante io personalmente indosso calzature le più adatte al terreno infido e scivoloso prima di andare avanti.

Non amo le Crociate, la spada tratta pro o contro la Fotografia (di Eggleston, Parr, Shore, tanto per dire). Perché le Crociate presuppongono il possesso della Verità, l'assenza del dubbio. Mentre qui il il discorso si sfaccetta in mille aspetti tra i quali è difficile rigirarsi senza sbattere in qualche spigolo: il tema dei linguaggi innovativi e della difficoltà per i contemporanei ad accettarli e recepirli; o, sul versante opposto, quello del Mercato dell'Arte, che ha le sue logiche venalissime e trae vantaggio nel pompare determinati "fenomeni".

Io faccio lo sforzo di cercare di capire, allargando ed adeguando con la massima elasticità possibile i miei strumenti di interpretazione dei linguaggi dell'Arte (in tutte le sue espressioni), evitando innanzitutto i pregiudizi culturali che sono bende spesse davanti agli occhi.

V.

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Tropico
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MessaggioInviato: Mar 10 Gen, 2017 12:13 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

vittorione ha scritto:


Non amo le Crociate,

Nemmeno io, se era sembrata tale chiedo subito venia.
Ciò non toglie che per i miei gusti, assolutamente criticabili, quel modo di fotografare non mi piaccia proprio, questo era il senso del mio incipit.
Poi ho pure spiegato perchè non mi piace, trovo siano spesso provocazioni atte a distruggere canoni senza costruire nulla che non siano immagini esteticamente, per quanto volutamente, antiestetiche. Che operazione è, io non la capisco, magari è un mio limite, sempre pronto a ricredermi, per carità.
La domanda che si potrebbe porre a questo punto sarebbe: come mai se quelle foto le fa un tropico qualunque vengono criticate ferocemente e fatte da un guru no? Cioè se tropico domani comincia a scattare a cavolo di cane, ndo cojo cojo, oppure tutte foto sfocate, o tutte coi pali sulle teste dei soggetti o forni insignificanti come nella foto di Opisso e l'altra originale ecc. e poi inizia a pubblicare dicendo che è tutto assolutamente voluto, diventa pure lui un mito? Nel caso comincio domani... Very Happy Wink
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AleZan
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MessaggioInviato: Mar 10 Gen, 2017 12:37 pm    Oggetto: Re: Quando il brutto piace... Rispondi con citazione

Tropico ha scritto:
E' un argomento che volevo affrontare da tempo, infatti vedo che ogni tanto alcuni utenti, fautori di determinati fotografi soprattutto d una certa filosofia mmericana, Very Happy li postano da esempi di buona fotografia, Eggleston, Parr, Shore ecc.
Io conoscevo poco e nulla di questi citati, me li sono spulciati ma sinceramente trovo il loro modo di fotografare tutt'altro che altamente artistico, vedo solo provocazioni nemmeno tanto originali nel fare foto che esteticamente son spesso brutte, piene dei cosiddetti errori da principianti che però essendo voluti dovrebbero rappresentare l'idea vincente.
Ergo mi piacerebbe sapere da tali fautori cosa ci trovano di tanto poetico in determinate immagini, sono molto curioso.

Se vogliamo parlarne, forse la prima cosa da fare è di non mettere insieme autori così diversi come quelli che citi.
Bisognerebbe trattarli distintamente.

Prendiamo Shore, per esempio.
Lo devi mettere per forza in relazione agli altri New Topographics e vederli un po' tutti insieme per capire come quella fu una reazione ad una visione (fotografica) del paesaggio centrata sul mito della natura incontaminata.
Il cambiamento non avviene solo in relazione al soggetto della foto, che passa ad essere il paesaggio contaminato dall'uso che ne fa l'uomo, ma c'è anche un cambiamento di atteggiamento del fotografo e di "scopo" della fotografia, che non è più quello di stupire con paesaggi straordinari, ma invece quello di mostrare un mondo molto più ordinario.
Qualcuno dei NT ha lavorato nella storica "mission photographique" francese della DATAR, dove c'era anche il giovane Basilico. Insomma... non stiamo parlando di bruscolini.... Smile

E se vogliamo possiamo molto facilmente trovare le influenze che i NT hanno avuto sui fotografi italiani di Viaggio in Italia, quando Ghirri e gli altri si pongono il problema di come costruire una nuova immagine del paesaggio italiano, fin lì fatto di bei monumenti e di bei panorami.
Se rileggi il libro della Valtorta scritto vent'anni dopo Viaggio in Italia, soprattutto nei saggi di Celati e Quintavalle, vedi che il gruppo dei fotografi si pone fortemente il tema di come affrontare "il banale", anzi lo ricercano.

E' chiaro che oggi noi rileggiamo tutto alla luce degli oltre trent'anni successivi di "storia della fotografia" e quindi degli infiniti "imitatori" di Ghirri e compagnia. E tutto ci sembra già visto.
Ma devi considerare che agli inizi degli anni '80 l'immagine del "mondo in cui viviamo" (non le terre "esotiche") che la fotografia ci dava erano i panorami alla Ansel Adams, in USA, e gli Alinari da noi. O al massimo Vittorio Sella.

Quelle che oggi magari sembrano foto banalissime, sono state fatte da chi per primo ha intuito una rivoluzione nel modo di vedere il mondo.

Questo non significa che ti devono piacere per forza..... Ma nemmeno possiamo liquidarle in due parole... Smile

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Alessandro - www.alessandrozanini.it
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Tropico
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MessaggioInviato: Mar 10 Gen, 2017 12:54 pm    Oggetto: Re: Quando il brutto piace... Rispondi con citazione

AleZan ha scritto:
Se vogliamo parlarne, forse la prima cosa da fare è di non mettere insieme autori così diversi come quelli che citi.
Bisognerebbe trattarli distintamente.

Prendiamo Shore, per esempio.
Lo devi mettere per forza in relazione agli altri New Topographics e vederli un po' tutti insieme per capire come quella fu una reazione ad una visione (fotografica) del paesaggio centrata sul mito della natura incontaminata.
Il cambiamento non avviene solo in relazione al soggetto della foto, che passa ad essere il paesaggio contaminato dall'uso che ne fa l'uomo, ma c'è anche un cambiamento di atteggiamento del fotografo e di "scopo" della fotografia, che non è più quello di stupire con paesaggi straordinari, ma invece quello di mostrare un mondo molto più ordinario.
Qualcuno dei NT ha lavorato nella storica "mission photographique" francese della DATAR, dove c'era anche il giovane Basilico. Insomma... non stiamo parlando di bruscolini.... Smile

E se vogliamo possiamo molto facilmente trovare le influenze che i NT hanno avuto sui fotografi italiani di Viaggio in Italia, quando Ghirri e gli altri si pongono il problema di come costruire una nuova immagine del paesaggio italiano, fin lì fatto di bei monumenti e di bei panorami.
Se rileggi il libro della Valtorta scritto vent'anni dopo Viaggio in Italia, soprattutto nei saggi di Celati e Quintavalle, vedi che il gruppo dei fotografi si pone fortemente il tema di come affrontare "il banale", anzi lo ricercano.

E' chiaro che oggi noi rileggiamo tutto alla luce degli oltre trent'anni successivi di "storia della fotografia" e quindi degli infiniti "imitatori" di Ghirri e compagnia. E tutto ci sembra già visto.
Ma devi considerare che agli inizi degli anni '80 l'immagine del "mondo in cui viviamo" (non le terre "esotiche") che la fotografia ci dava erano i panorami alla Ansel Adams, in USA, e gli Alinari da noi. O al massimo Vittorio Sella.

Quelle che oggi magari sembrano foto banalissime, sono state fatte da chi per primo ha intuito una rivoluzione nel modo di vedere il mondo.

Questo non significa che ti devono piacere per forza..... Ma nemmeno possiamo liquidarle in due parole... Smile

Intanto ti ringrazio per avermi istruito su cose che non conoscevo, è stato un piacere leggere questo post.
Ho messo questi tre nello stesso calderone perchè hanno in comune un modo di fotografare che è quello che ho descritto prima, è quello che traggo dalla visione delle loro immagini che poi è la cosa che conta principalmente direi, dopo i percorsi spiegano tante cose ed è giusto sottolinearlo, ci mancherebbe.
In pratica è un'operazione simile a quella del neorealismo del cinema italiano del dopoguerra, assolutamente legittima e per certi versi necessaria, solo che nei film italiani vedo tanti capolavori per COME sono stati realizzati, qui meno. Insomma non basta dire: basta ai paesaggi mozzafiato o sdolcinati per poi fare una buona foto di un sito industriale dismesso (e figuriamoci se non si può realizzare un'ottima immagine di cose banali o disastrate), bisogna saperlo anche fare, spero di essermi spiegato... Wink

P.S. Salgado lo sa fare, per citare un autore che certamente non riprende paesaggi da mille e una notte anche se in contesti diversi... Smile
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Ettore Perazzetta
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MessaggioInviato: Mar 10 Gen, 2017 2:04 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Tropico ha scritto:
Ben venga il tirare in ballo tutto lo scibile, sarebbe un ottimo modo di approcciarsi alla discussione ampliando gli orizzonti e facendo magari vedere i famosi collegamenti fra le cose, perchè tutto è collegato con la differenza che non tutti li vedono i collegamenti stessi, ci hanno disabituato fin da piccoli, collegare le cose è pericoloso per il sistema, poi capisci troppe cose e sarebbero guai per i burattinai che muovono le fila.
Se non sbaglio quel precursori tra virgolette dovrebbe essere una velata critica verso gli autori che citavo, nel caso sarei curioso di sapere il tuo pensiero, anzi ci tengo proprio... Wink


Di tanto in tanto mi ritrovo a "precorrere" me stesso, mi fermo, osservo, considero e, se "trovo" qualcosa, continuo sulla via, se invece mi rendo conto di aver semplicemente "cercato" l'originalità riprendo da dove avevo lasciato.
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opisso
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MessaggioInviato: Mar 10 Gen, 2017 3:04 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Io farei un passo indietro cercando di fare un discorso più generico.

Il punto da cui partire credo sia il fatto che una foto valida dovrebbe "dire" qualcosa di interessante e comprensibile con determinati riferimenti culturali (che possono variare o assumere diversa importanza nel tempo).

Ora il bussillis della questione credo che sia che non si sa per quale motivo molti sono convinti che per trasmettere un messaggio la foto debba obbligatoriamente avere delle caratteristiche formali precise che derivano da consuetudini fotoamatoriali o dai like dei social.
Se devo mandare la foto di un menu di un ristorante su Whatsup ho raggiunto lo scopo se risulta leggibile, non se è in bolla o nei terzi. Anzi magari inclinandomi l'immagine elimino il riflesso del vetro e l'immagine risulta più chiara ed efficace.
Adesso l'esempio è stupido e poco significativo ma in un certo senso lo si può allargare a messaggi più stimolanti...

Quindi quelli che Tropico chiama errori o foto a caso probabilmente sono solo foto che non seguono chiare strutture preimpostate. Una foto di Parr sarebbe più grottesca e rappresentativa di certe storture della società se l'orizzonte fosse in bolla o se il bagnante fosse nei "terzi"?

Proprio in questi ambiti rendere la foto carica di "sovrastrutture" può essere considerato a sua volta un errore dando enfasi o "finzione" a una scena che dovrebbe apparire il più naturale possibile (anche se poi possiede elementi più o meno studiati). Vedi i New Topographics che citava AleZan... Cioè più simile a una foto che a un dipinto.




Poi sui singoli fotografi bisognerebbe parlarne caso per caso. Io non sono neanche minimamente in grado di dissertare su Eggleston, Fridlander, Nan Goldin, Robert Frank o altri. Tra l'altro a parte il fatto che scattano in maniera che sembra casuale non hanno molti elementi in comune fra loro.
A me piacciono, incuriosiscono, ho letto qualcosa per contestualizzarli un minimo, ma fate prima a cercarvi informazioni per i fatti vostri. Molte foto poi non le capisco proprio. Altre magari le "afferro" ma non le capisco al 100% e proprio per questo è più stimolante ritornarci su.

Comunque a te Tropico piacciono i Beatles. Prova a convincere a parole uno che non li sopporta. E poi mi dici. Puoi anche provare a citargli l'uso seminale del sitar... Very Happy Cioè difficile inculcargli quella sensibilità/cultura che ti permette di apprezzarli...

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Ultima modifica effettuata da opisso il Mar 10 Gen, 2017 3:18 pm, modificato 1 volta in totale
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AleZan
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MessaggioInviato: Mar 10 Gen, 2017 3:17 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Salgado (parliamo di un autore che mi piace molto) non è Adams (ovviamente) però in comune con lui ha una concezione della fotografia altrettanto enfatica. E' tutto molto sottolineato, estetizzato, formalmente curatissimo. In un certo senso anche in Salgado c'è il momento eccezionale, seppur diversamente dal "momento decisivo".
In ogni fotografia l'intervento dell'autore è super evidente (anche tralasciando l'elaboratissimo lavoro di post produzione [anche chimica, prima del digitale]).

Parlando di casa nostra, l'operazione dei nostri paesaggisti di "Viaggio in Italia" è invece esattamente opposta.
Innanzitutto lo sguardo è "ripulito" da una lunga tradizione di "paesaggi-cartolina" e folklore locale. Si afferma quindi che la foto non è una "bella foto" per il suo valore estetico da consumare immediatamente.
Al contrario vengono recuperati soggetti e luoghi da sempre rimossi dal "catalogo" delle cose da fotografare, perché non soddisfacenti secondo i criteri estetici più tradizionali.

Eppure la realtà in cui viviamo, quella che più è parte del nostro quotidiano e lo influenza, è fatta soprattutto di questi luoghi e cose. L'atteggiamento del fotografo che li riprende senza ricercare speciali artifici estetici, nè lasciando a tutti i costi la propria impronta (l'autore fa un passo indietro), serve a spostare la nostra attenzione dalla "bella fotografia" all'oggetto che si vede nella fotografia. Che diventa importante perché è un punto di incontro familiare sia all'esperienza del fotografo, sia a quella di chi guarda la foto.
E' in sostanza un invito ad osservare un pezzo di realtà, sospeso dal flusso del tempo o dalla contingenza di un accadimento specifico (negazione quindi del "momento decisivo"), che serve insieme a tutti gli altri a ricostruire la mappa emotiva del mondo più prossimo a noi. Che è l'unico mondo che davvero abbiamo.

Poi a dire il vero oggi questa tradizione di fotografia, che ha ormai 40 anni, viene riprodotta e riprodotta con modalità che rischiano di diventare sterili e ripetitive. Se la riproduzione di un "certo modo" diventa lo scopo, il senso va perduto.
Anche il mondo è cambiato in questi anni.
Per quanto mi riguarda comunque questo approccio è un punto di partenza fondamentale per questo tipo di fotografia (paesaggio in senso lato), su cui oggi occorrerebbe costruire qualcosa d'altro.

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MessaggioInviato: Mar 10 Gen, 2017 3:42 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Ettore Perazzetta ha scritto:
Di tanto in tanto mi ritrovo a "precorrere" me stesso, mi fermo, osservo, considero e, se "trovo" qualcosa, continuo sulla via, se invece mi rendo conto di aver semplicemente "cercato" l'originalità riprendo da dove avevo lasciato.

Sempre profondo, come piace a me.
Hai perfettamente ragione, la vera originalità è il nostro essere unico e irripetibile, sondato quello e tirato fuori non c'è alcun rischio di copiare alcunchè... Ok!
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MessaggioInviato: Mar 10 Gen, 2017 4:19 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

AleZan ha scritto:
Salgado (parliamo di un autore che mi piace molto) non è Adams (ovviamente) però in comune con lui ha una concezione della fotografia altrettanto enfatica. E' tutto molto sottolineato, estetizzato, formalmente curatissimo. In un certo senso anche in Salgado c'è il momento eccezionale, seppur diversamente dal "momento decisivo".


Certamente Salgado è curatissimo ed estetizzato ma qui sta il nocciolo della questione, cioè riesce a rendere quelle realtà di cui tu parli (certamente lontane da noi ma per un sudamericano assolutamente quotidiane) talmente bene che il messaggio passa mille volte meglio che se le avesse fotografate alla Shore.
Tempo fa proprio un utente che si ispira a Shore in uno dei tanti scontri verbali che abbiamo avuto mi copiò questo di Adams affinchè imparassi la lezione sulla forma, a suo dire:
Adams fa coincidere la Bellezza nella fotografia così come nell'arte in generale con il parametro della Forma, o, se si vuole, della Composizione, una sorta di "vestito" che il fotografo o l’artista in generale fanno indossare al reale, in modo da fornirgli un'apparenza migliore.

Così come nelle altre arti visive, è la scelta attenta dell’ordine, la sua organizzazione spaziale, la sua composizione che ci rivela uno splendore, una bellezza. La fotografia si prende quindi molte libertà nei confronti del reale per rivelare la forma. Per far sì che questa ordinata struttura emerga in superficie, rendendosi percepibile, la Forma (e, di conseguenza, la Bellezza) presuppone necessariamente un'astrazione, una semplificazione: in ogni caso, mai una semplice rappresentazione


Il paradosso è che io condivido pienamente quanto afferma Adams ma peccato che questo va proprio contro la filosofia sua e del suo faro (lo ha sempre dichiarato esplicitamente) Shore! I quali, appunto, rappresentano la realtà, come il loro nome "toponomastico" peraltro suggerisce e come tu stesso stai affermando in questo post. Non c'è trasfigurazione, c'è solo la presa d'atto, son buoni tutti a prender atto, più difficile trasporre, simboleggiare, render visivamente un'immagine bella, accattivante, chiamala come vuoi, che da piacere all'occhio, non dimentichiamoci mai dell'occhio che vuole, giustamente, la sua parte. Una foto di Salgado mi rimane scolpita nella mente come un'opera di Michelangelo, una di Shore la dimentico dopo due minuti. Se osservo una foto di Salgado che non avevo visto prima e non sapendo che è lui dico: Salgado! Se vedo una di Shore con lo stesso criterio dico: chi è questo che ha fatto sta foto anonima?
Infine, ripeto, si può fotografare la banalità più assoluta, la quotidianità più ripetitiva, lo squallore più squallido (Pasolini docet) e rendere poesia esattamente come l'opposto. Il dramma vero è quando si fotografa il brutto in maniera brutta, non si ha nemmeno il piacere dell'occhio di un'immagine ben realizzata anche se con un messaggio insignificante dietro.
Wink
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Tropico
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MessaggioInviato: Mar 10 Gen, 2017 4:31 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

opisso ha scritto:


Quindi quelli che Tropico chiama errori o foto a caso probabilmente sono solo foto che non seguono chiare strutture preimpostate. Una foto di Parr sarebbe più grottesca e rappresentativa di certe storture della società se l'orizzonte fosse in bolla o se il bagnante fosse nei "terzi"?



Comunque a te Tropico piacciono i Beatles. Prova a convincere a parole uno che non li sopporta. E poi mi dici. Puoi anche provare a citargli l'uso seminale del sitar... Very Happy Cioè difficile inculcargli quella sensibilità/cultura che ti permette di apprezzarli...

I Beatles, piacciano o meno, hanno rivoluzionato il mondo della musica pop, praticamente tutti i successivi sono partiti da loro salvo che pochissimi hanno scritto cose interessanti.
Tornando al discorso si può essere grotteschi, rompere le regole e anche le scatole quanto vuoi, non è questo il punto, ma COME si rompono le regole.
E come le rompono sti americani a me non piace, se non si era capito, Very Happy li trovo banali, scontati, non mi danno emozione. Ma magari è un mio limite, sempre pronto a mettermi in discussione, può darsi che un giorno avrò l'illuminazione che ora mi manca... Wink
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AleZan
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MessaggioInviato: Mar 10 Gen, 2017 4:47 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Citazione:
Non c'è trasfigurazione, c'è solo la presa d'atto, son buoni tutti a prender atto, più difficile trasporre, simboleggiare, render visivamente un'immagine bella, accattivante, chiamala come vuoi, che da piacere all'occhio, non dimentichiamoci mai dell'occhio che vuole, giustamente, la sua parte.

È appunto questa una delle cose che gli autori di cui parlavamo non hanno più interesse a fare, si rifiutano di fare. Perché spostano il loro centro su altro.

Comunque OK. Smile
Non era certamente mia intenzione farti cambiare idea. Mi interessava precisare che una certa "scuola" ha delle motivazioni dietro profonde e solide e non è liquidabile in due parole.
Ci sono ormai alcune decadi di critica della fotografia a dar loro credito. Non sono stati una moda passeggera...
Quel che può piacere o non piacere a noi due non sposta questo fatto.
Smile

Vedo che ultimamente questa sezione del forum ha ripreso un certo slancio. Me ne rallegro con te e con tutti coloro che contribuiscono attivamente.

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Tropico
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MessaggioInviato: Mar 10 Gen, 2017 5:04 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

AleZan ha scritto:
È appunto questa una delle cose che gli autori di cui parlavamo non hanno più interesse a fare, si rifiutano di fare. Perché spostano il loro centro su altro.

Comunque OK. Smile
Non era certamente mia intenzione farti cambiare idea. Mi interessava precisare che una certa "scuola" ha delle motivazioni dietro profonde e solide e non è liquidabile in due parole.
Ci sono ormai alcune decadi di critica della fotografia a dar loro credito. Non sono stati una moda passeggera...
Quel che può piacere o non piacere a noi due non sposta questo fatto.
Smile

Vedo che ultimamente questa sezione del forum ha ripreso un certo slancio. Me ne rallegro con te e con tutti coloro che contribuiscono attivamente.

Ti ringrazio Ale, a me piace discutere se non si è capito, poi se trovo persone garbate, colte e intelligenti come te (ti sto leggendo da un pò e un minimo di idea me la sono fatta) meglio ancora, mi stai dando parecchi spunti di riflessione anche se alle volte sembra che sono di coccio nelle mie idee ti assicuro che non è così, cioè le sostengo se ci credo veramente ma se qualcuno mi porta a cambiarle ben venga, gli posso solo esser grato perchè mi ha ampliato gli orizzonti, non direttamente ma coi giusti input.
Detto questo ti faccio un esempio con la musica che mi è più congeniale avendola approfondita più della fotografia.
Un bel giorno alcuni musicisti jazz decisero di rompere le regole e creano il free jazz, una musica meravigliosa anche se tante regole erano state rotte. Ma ne crearono di fatto altre, una non regola alla fine è una regola essa stessa se ci pensi. Realizzarono veri e propri capolavori che resteranno nella cultura moderna come veri e propri capisaldi.
Non mi sembra di vedere tutto ciò in questi fotografi ma se hanno avuto il merito ALMENO di rompere le regole anche se male (a mio giudizio ovviamente) ne prendo atto. Grazie per lo scambio anche se so che non finisce qui, non dico con te, ma certamente con altri... Very Happy Wink
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opisso
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MessaggioInviato: Mar 10 Gen, 2017 6:27 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Tropico ha scritto:

Un bel giorno alcuni musicisti jazz decisero di rompere le regole e creano il free jazz, una musica meravigliosa anche se tante regole erano state rotte. Ma ne crearono di fatto altre, una non regola alla fine è una regola essa stessa se ci pensi. Realizzarono veri e propri capolavori che resteranno nella cultura moderna come veri e propri capisaldi.
Non mi sembra di vedere tutto ciò in questi fotografi ma se hanno avuto il merito ALMENO di rompere le regole anche se male (a mio giudizio ovviamente) ne prendo atto.


Esatto prova a far sentire Free Jazz di Coleman a chi ascola Mozart o Battisti e poi vediamo. Si sentirà più o meno come te adesso. Very Happy

Comunque il paragone regge fino a un certo punto. Come possono aver infranto queste regole se manco esistevano? Cioè sinceramente non capisco proprio di che regole tu stia cianciando. Quelle che ci siamo inventate nei forum amatoriali cento anni dopo? La straight photogpraphy esiste dal 1907...

Ritornando ai New Topographics visto che li state citando...
Shore è un esempio che capisco fino un certo punto. Le hai viste le sue foto? Ha iniziato a fotografare il paesaggio in un modo nuovo ma molte delle sue foto eseguite col banco ottico sono assolutamente armoniose con un uso dei colori perfetto.
Ma sto giusto leggendo un libro di Robert Adams, altro new topographic ma ancora meno "appariscente".
Ne riporto un passaggio molto esplicativo:
Quando fotografo un bosco appena abbattuto, so quel che mi ha portato lì è la sensazione che il mondo sia allo sfascio. Ma, dopo essere rimasto lì quanto basta per superare lo choc della devastazione, dopo aver lavorato un'ora o due ed essermi immerso nella struttura delle cosa come appaiono nel mirino, non penso più solo al disastro Scopro le cose alla luce del sole. Tu puoi stare nel luogo più disperante ma se è la luce giusta, puoi vivere momenti belli, perfetti.
Ciò non significa che sia stato facile lavorare nelle zone disboscate.
Mi dovevo sforzare di non fare certe cose: non utilizzare il cielo, nelle rare occasioni in cui esso appare nel Nordovest, per salvare la terra. Non lasciarmi sedurre dalla tentazione di glorificare la potenza degli uomini e delle macchine, che possono avere una bellezza satanica e una dimensione eroica. E non ridurre a estetica la devastazione.

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