|
|
|
Mostra argomento precedente :: Mostra argomento successivo |
Autore |
Messaggio |
il signor mario bannato
Iscritto: 01 Ago 2006 Messaggi: 9670
|
Inviato: Lun 24 Gen, 2011 3:58 pm Oggetto: Cosa mi trasmette? #2 Wlaker Evans |
|
|
Let us now praise famous men (1941)
Il titolo di un suo importante libro sul sud rurale degli stati uniti, sulla povertà e sulla depressione economica che attanagliava la popolazione. Nel libro le foto sono di Evans mentre i testi sono James Agee.
Descrizione: |
|
Dimensione: |
144.46 KB |
Visualizzato: |
File visto o scaricato 9691 volta(e) |
|
|
|
Vai ad inizio pagina Vai a fine pagina |
|
|
Teo76 utente attivo
Iscritto: 23 Ago 2004 Messaggi: 4807 Località: Torino
|
Inviato: Lun 24 Gen, 2011 11:05 pm Oggetto: |
|
|
sguardi tristi, forse rassegnati; visi segnati dal sole; abiti consumati e lerci; una famiglia numerosa, forse troppo per mantenerla tutta in salute; una casa con le pareti di legno puttosto grezze e un letto scrostato; il padre sembra aver un viso curato con i suoi baffi e i capelli corti, seduto con la schiena dritta, al contrario delle donne, quasi orgoglioso di venir immortalato. Colpiscono le scarpe di quella che nella mia mente ho identificato come la madre/nonna/suocera.
Beh, il sud rurale c'è e la povertà pure. Vedendola così lo sguardo del fotografo mi pare neutro/documentaristico.
_________________ Matteo www.matteonobili.com
Sono ottimista: un giorno la Terra servirà a concimare un pianeta lontano [Altan] |
|
Vai ad inizio pagina Vai a fine pagina |
|
|
il signor mario bannato
Iscritto: 01 Ago 2006 Messaggi: 9670
|
Inviato: Gio 27 Gen, 2011 10:08 am Oggetto: |
|
|
La prima cosa che noto è la separazione, la donna, immagino la moglie, sul letto con il più piccolo dei figli in braccio, dall'altra parte il resto della famiglia sicuramente di tipo matriarcale. Gli sguardi sono rassegnati in due dei personaggi, il padre e la ragazza vicino a lui, il bimbo tra le braccia del padre gioca e le due donne più che rassegnate sembrano molto battagliere, aggressive, pur essendo ai lati del gruppo dominano la scena con la loro determinazione, probabilmente sono i loro sguardi che mi danno l'idea di una famiglia matriarcale.
Il fotografo è sicuramente conosciuto, accettato dai personaggi, e questo indica la sa bravura le sue capacità sociali nel superare la diffidenza (all'inizio del lavoro ebbe problemi in quanto era visto come spia sovietica).
|
|
Vai ad inizio pagina Vai a fine pagina |
|
|
ainokaarina utente attivo
Iscritto: 25 Mgg 2006 Messaggi: 1022 Località: Napoli......in origine
|
Inviato: Gio 17 Mar, 2011 11:19 pm Oggetto: |
|
|
saluti
questa foto è davvero del 1941 ???
Sembra del 1800 !!
Io sono nato durante la guerra e questa povertà non l'ho mai vista !!!!
Malgrado questo "quadretto" sia del sud degli States (e si può comprendere una certa depressione)
quello che traspare è una povertà troppo contrastante
con la ricchezza di cui sembravano far parte gli statunitensi nell'immediato dopoguerra.
P.S.: dimenticavo;
realtà rurale ?? e quell'uomo dovrebbe essere il contadino ??
e con quali forze dovrebbe lavorare la terra se gli escono tutte le costole fuori ??
Oggi sembrerebbe un anoressico !!
.
_________________ Qualche fotocamera e lenti di varie case :
Non Si Smette Mai Di Giocare: e' come avere ancora i trenini elettrici o le autopiste di macchinine |
|
Vai ad inizio pagina Vai a fine pagina |
|
|
il signor mario bannato
Iscritto: 01 Ago 2006 Messaggi: 9670
|
Inviato: Ven 18 Mar, 2011 8:37 am Oggetto: |
|
|
Questa è un'altra versione della stessa famiglia, è interessante notare la diversa espressione dell'uomo, quasi che la presenza della figura femminile dominante, madre o suocera che sia, lo intimorisse, lo "spegnesse"
Descrizione: |
|
Dimensione: |
152.55 KB |
Visualizzato: |
File visto o scaricato 9294 volta(e) |
|
|
|
Vai ad inizio pagina Vai a fine pagina |
|
|
il signor mario bannato
Iscritto: 01 Ago 2006 Messaggi: 9670
|
Inviato: Ven 18 Mar, 2011 8:44 am Oggetto: |
|
|
Qui invece due ritratti, uno doppio, dove nel viso del ragazzo traspare la povertà assoluta e l'altro, più noto, dove nell'espressione della donna si riescono a vedere forza, orgoglio ma anche imbarazzo.
Questa è un libro che considero fondamentale sia sotto l'aspetto fotografico che riguardo l'indagine sociologica e l'uso della fotografia come strumento, non solo artistico e avulso dalla realtà o, peggio, che si bea della realtà presentandosi come arte (sul genere HCB) ma come strumento di indagine sociologica, strumento per conoscere e comprendere la realtà, seppur sgradevole che ci circonda, in fondo è l'unico tipo di risposta che il fotografo può dare all'assunto, molto sensato, "Meglio ladro che fotografo" o forse è solo un modo per restituire la refurtiva.
Descrizione: |
|
Dimensione: |
41.89 KB |
Visualizzato: |
File visto o scaricato 9289 volta(e) |
|
Descrizione: |
|
Dimensione: |
39.82 KB |
Visualizzato: |
File visto o scaricato 9289 volta(e) |
|
|
|
Vai ad inizio pagina Vai a fine pagina |
|
|
bigiagia utente attivo
Iscritto: 18 Set 2005 Messaggi: 1793 Località: milano
|
Inviato: Ven 24 Giu, 2011 10:36 pm Oggetto: |
|
|
Sebbene tecnicamente impeccabili, le foto di Evans, sono, a mio avviso
meno interessanti di quelle da te proposte di Nan Goldin.
Goldin è dentro il mondo che racconta, è il mondo che racconta ma soprattutto vive.
Come rilevava Ale Zan, non c'è altro oltre a quello che si vede in foto.
Qui invece è tutto più costruito, c'è un set, una quinta, una scenografia,
dei personaggi in posa. Il fotografo è fuori da quel mondo.
Penso che con Evans, la fotografia sia ancora solo fotografia.
Con la Goldin la fotografia è già diventata arte.
Ma ci sono anche 40 anni di distanza tra i due.
|
|
Vai ad inizio pagina Vai a fine pagina |
|
|
Historicus utente attivo
Iscritto: 02 Ott 2007 Messaggi: 2498 Località: Ferrara/Urbino
|
Inviato: Sab 31 Dic, 2011 2:37 am Oggetto: |
|
|
Sì, forse è vero... Walker era palesemente fuori da quel mondo, anche se aveva saputo guadagnarsi la fiducia dei suoi soggetti. E' fin troppo facile, ora, vedere come quelle foto erano costruite.
Però secondo me è anche il caso di chiedersi: per capire e rappresentare un mondo c'è per forza bisogno di esserci dentro, di appartenerci?
E ancora: siamo sicuri che Walker abbia rappresentato il mondo contadino del sud degli Stati Uniti? O ha rappresentato la sua relazione con quel mondo? (Scusate l'ingenuità: mi sa tanto che cose di questo genere sono già state dette migliaia di volte, ma a vedere gli sguardi di questa gente è proprio quello che mi viene da pensare).
A differenza di quelle della Goldin, queste immagini le conoscevo già e mi sono sempre piaciute immensamente, forse perchè di fruizione apparentemente più immediata.
Grazie della condivisione; ne aspetto altre!
_________________ Historicus è Guido Dall'Olio
Nikon - Fuji il mio ultimo reportage
Le mie foto su Flickr |
|
Vai ad inizio pagina Vai a fine pagina |
|
|
AleZan coordinatore
Iscritto: 16 Giu 2006 Messaggi: 11699 Località: Bologna
|
Inviato: Sab 31 Dic, 2011 12:42 pm Oggetto: |
|
|
Historicus ha scritto: | Però secondo me è anche il caso di chiedersi: per capire e rappresentare un mondo c'è per forza bisogno di esserci dentro, di appartenerci?
E ancora: siamo sicuri che Walker abbia rappresentato il mondo contadino del sud degli Stati Uniti? O ha rappresentato la sua relazione con quel mondo |
In effetti sono temi su cui ci si continua giustamente ad interrogare.
La storia della fotografia e la sua attualità ci dicono chiaramente che non è necessario appartenere ad un mondo per poterlo rappresentare. Fotografi e giornalisti sono in genere inviati a documentare realtà delle quali hanno una conoscenza indiretta.
Questo presenta credo vantaggi e svantaggi. Lo "sguardo da lontano", per parafrasare un'espressione dell'antropologo francese Claude Levi-Strauss, inteso come un occhio che viene dall'esterno, secondo alcuni è una condizione importante per dare ad una documentazione (visuale, scritta...) un carattere di maggiore obiettività.
Arrivare "da fuori" però non giustifica in colui che racconta la totale mancanza di conoscenza dell'argomento da affrontare. Un fotografo che va sul campo ha l'obbligo di documentarsi estesamente su ciò che va a fotografare, pena il cadere facilmente vittima di luoghi comuni e propri pregiudizi. E quindi produrre un lavoro poco originale e superficiale.
Per contro, quando è possibile, l'inserzione approfondita in una realtà particolare, che porta ad esserci "dentro", è qualcosa di molto produttivo, oltre ad essere sul piano personale un'avventura affascinante qualunque sia la realtà differente dalla nostra nella quale entriamo.
Se poi l'inserzione si sposa con una sensibilità notevole del fotografo, allora si hanno risultati di livello assoluto. Anche in questo caso mi date la sponda per citare per l'ennesima volta Ninth Floor della Dimmock e questo lavoro di Stefan Bladh, risultato di un'inserzione durata sette anni.....
Quale che sia l'approccio, una fotografia è sempre l'incontro tra una realtà, la sensibilità e il vissuto del fotografo. Quindi in fondo ci parla di una relazione È perciò sempre un'interpretazione e non una dimostrazione.
_________________ Alessandro - www.alessandrozanini.it
|
|
Vai ad inizio pagina Vai a fine pagina |
|
|
Historicus utente attivo
Iscritto: 02 Ott 2007 Messaggi: 2498 Località: Ferrara/Urbino
|
Inviato: Dom 01 Gen, 2012 10:41 pm Oggetto: |
|
|
AleZan ha scritto: |
Arrivare "da fuori" però non giustifica in colui che racconta la totale mancanza di conoscenza dell'argomento da affrontare. Un fotografo che va sul campo ha l'obbligo di documentarsi estesamente su ciò che va a fotografare, pena il cadere facilmente vittima di luoghi comuni e propri pregiudizi. E quindi produrre un lavoro poco originale e superficiale.
Per contro, quando è possibile, l'inserzione approfondita in una realtà particolare, che porta ad esserci "dentro", è qualcosa di molto produttivo, oltre ad essere sul piano personale un'avventura affascinante qualunque sia la realtà differente dalla nostra nella quale entriamo.
Se poi l'inserzione si sposa con una sensibilità notevole del fotografo, allora si hanno risultati di livello assoluto. Anche in questo caso mi date la sponda per citare per l'ennesima volta Ninth Floor della Dimmock e questo lavoro di Stefan Bladh, risultato di un'inserzione durata sette anni.....
|
Beh, per te sarà anche stata l'ennesima volta. Per me è stata la prima e ho visto entrambi i lavori con grandissimo gusto (e anche una certa dose di angoscia, in almeno un caso...); grazie!!. Immagini più "classiche", in qualche modo, nel caso di Bladh, in alcuni casi veramente stupefacenti; più in stile "trainspotting" per la Dimmock. Condividere certe vite non deve essere stato facile, né indolore; in un certo senso è, tautologicamente, una scelta di vita. Per la maggior parte di noi, credo, non sarebbe pensabile (o almeno, non lo sarebbe per me). Ogni tanto mi chiedo cosa salterebbe fuori se ognuno di noi documentasse fotograficamente la sua vita quotidiana per una settimana-dieci giorni (o magari anche di più). Sarebbe bello raccogliere una decina di lavori del genere e metterli assieme...
_________________ Historicus è Guido Dall'Olio
Nikon - Fuji il mio ultimo reportage
Le mie foto su Flickr |
|
Vai ad inizio pagina Vai a fine pagina |
|
|
Santiago81 utente attivo
Iscritto: 09 Apr 2011 Messaggi: 1866 Località: Fiano Romano
|
Inviato: Gio 23 Feb, 2012 4:38 am Oggetto: |
|
|
C'è davvero bisogno della fotografia per sapere che vita conducono le persone?
C'è davvero bisogno di sapere che vita conducono?
Cosa succederebbe se fotografassimo la nostra vita per una settimana? Mah, scopriremmo solo quello che già sappiamo. Nessuna rivelazione o illuminazione. Ma, soprattutto, a chi glie ne importerebbe qualcosa di sbirciare nella nostra esistenza? A parte qualche fissato di reality che sublima la propria curiosità in un modo culturalmente più cool, a nessuno. Com'è naturale e giusto che sia.
Cosa mi trasmettono queste foto: nel 1941, nel sud degli Stati Uniti, c'era una famiglia di contadini poveri. Riflessione, cosa me ne importa?
Risposta definitiva alla domanda: non mintrasmette nulla, mi dà un'informazione inutile per la mia esistenza.
|
|
Vai ad inizio pagina Vai a fine pagina |
|
|
Mario Zacchi utente attivo
Iscritto: 07 Giu 2008 Messaggi: 6625
|
Inviato: Gio 23 Feb, 2012 11:03 am Oggetto: |
|
|
E' la domanda che dà il titolo alla discussione ad essere mal posta; quindi l' obiezione, tutto sommato, è fondata. Ma per il resto c' è bisogno senz' altro della fotografia, altrimenti l' uomo non l' avrebbe inventata. Certo ci sono anche altri mezzi, ora; ma l' immagine è quasi sempre complementare. E comunque, non puoi ragionare prescindendo dal fatto che quelle foto si collocano in un' epoca; che sono in parte state commissionate per documentare una situazione e che, per certi versi, sono l' antenato anche della foto che l 'arabo in rivolta in piazza manda in rete con il suo cellulare. Insomma, discutere (in certi termini) delle foto ignorando il contesto e forviante. Anche per questo il titolo del topic, che punta alla sensazione, quindi a contestualizzare ora e non allora qualcosa, rende difficile discutere: in termini di sensazioni c' è chi ne rimane rapito e chi resta loro indifferente. Noi vediamo morti ammazzati a momenti anche nei videogiochi, a tutte le ore del giorno, quando vogliamo; abbiamo mutato la nostra sensibilità; abbiamo messo su la buccia dura. Che sensazione possono suscitare "ora" la dignità nella miseria e il pudore con il quale questo signore l' ha documentata in un epoca che pure sappiamo avere avuto tratti drammatici? Eppure quel signore è stato un grande fotografo. Discutere del perché ha più senso e non può che partire dal contesto.
_________________ Belle foto. O perlomeno belle idee -> |
|
Vai ad inizio pagina Vai a fine pagina |
|
|
Santiago81 utente attivo
Iscritto: 09 Apr 2011 Messaggi: 1866 Località: Fiano Romano
|
Inviato: Gio 23 Feb, 2012 5:18 pm Oggetto: |
|
|
Se si inseriscono questi scatti in un contesto storico e non si chiede cosa trasmettono, tutto acquista senso. E allora sul tuo discorso convengo pienamente.
|
|
Vai ad inizio pagina Vai a fine pagina |
|
|
Sisto Perina bannato
Iscritto: 16 Giu 2007 Messaggi: 21894
|
Inviato: Gio 23 Feb, 2012 9:27 pm Oggetto: |
|
|
Santiago81 ha scritto: | Se si inseriscono questi scatti in un contesto storico e non si chiede cosa trasmettono, tutto acquista senso. E allora sul tuo discorso convengo pienamente. |
La richiesta di fornire le proprie impressioni su alcuni scatti parte dal presupposto che l'interlocutore li contestualizzi nel loro preciso periodo storico, ne recuperi tutte le informazioni a riguardo e li analizzi col modo di leggere dei nostri tempi....
Il senso c'è....e, in questo caso, gli scatti di questo autore credo possano essere rivisitati con il timing perfetto che l'attualità (ahimè) ripropone...
Che poi l'uno o l'altro fotografo, questa o quell'altra opera non piacciano o non trasmettano nulla..."de cultura atque de gustibus"...
ciaoo
|
|
Vai ad inizio pagina Vai a fine pagina |
|
|
Santiago81 utente attivo
Iscritto: 09 Apr 2011 Messaggi: 1866 Località: Fiano Romano
|
Inviato: Ven 24 Feb, 2012 1:31 pm Oggetto: |
|
|
Al contrario, la domanda è "cosa mi trasmette?". Nessuna contestualizzazione, che semmai andrebbe ricava da dettagli presenti all'interno della foto stessa. La foto deve parlare da sé, senza testo a fianco, senza titoli, didascalie o ulteriori informazioni.
Cultura e gusto ritengo poco modestamente di possederne abbastanza per non farmi incantare dalla visione di un bianconero che ritrae una famiglia povera e per evitare paralleli al tempo stesso azzardati e banali con altre epoche storiche.
Il politicamente corretto imporrebbe che mi lasciassi andare a riflessioni sulla condizione umana, sulla vita delle classi più povere e il loro inquadramento sociale sostanzialmente immutato nel tempo seppure mutato nelle forme. E far di sì con la testa, pensoso. Dovrei anche leggere una qualche dignità (perché i poveri hanno sempre dignità, ovviamente) negli occhi di queste persone, scrutarne l'animo, i segni della durezza delle loro esistenze.
Mi dispiace, ma la visione della miseria, a prescindere dalla sua contestualizzazione o meno, non mi stimola nulla, non mi trasmette nulla.
Sono un documento riguardante persone tutto sommato insignificanti (loro od altre come loro non cambierebbe molto), che hanno un loro valore come accompagnamento ad un'indagine di natura economica, storica e/o sociologica sull'America, la classe contadina o altro argomento similare.
Ma come foto in sé stesse non mi dicono e non mi trasmettono nulla.
|
|
Vai ad inizio pagina Vai a fine pagina |
|
|
Sisto Perina bannato
Iscritto: 16 Giu 2007 Messaggi: 21894
|
Inviato: Ven 24 Feb, 2012 4:27 pm Oggetto: |
|
|
Santiago81 ha scritto: | Al contrario, la domanda è "cosa mi trasmette?"....
.....
Ma come foto in sé stesse non mi dicono e non mi trasmettono nulla. |
perfetto....hai dato la tua risposta al quesito
a me trasmettono qualcosa e, a modo mio, ho sempre dato una risposta
ciaoo
|
|
Vai ad inizio pagina Vai a fine pagina |
|
|
AleZan coordinatore
Iscritto: 16 Giu 2006 Messaggi: 11699 Località: Bologna
|
Inviato: Dom 26 Feb, 2012 10:24 am Oggetto: |
|
|
Mi pare che alla fine siamo riusciti a dire una cosa semplice ma vera: da un lato la fruizione di una fotografia (come ogni altro prodotto artistico) ci dà un'esperienza estetica. Cioè "scuote" i nostri sensi. Questa è un'esperienza assolutamente personale, che si produce in modo personale, oppure al limite può non verificarsi affatto.
D'altra parte una fotografia ha un valore di testimonianza che va valutato contestualizzandola nel momento storico in cui è stata creata e secondo i motivi che hanno spinto l'autore a scattarla. Anche tutto questo crea interesse attorno alla foto e ne determina il "valore", e si possono sviluppare dei discorsi "oggettivi" che non hanno a che vedere con la dimensione "soggettiva" della semplice fruizione. Questo tipo di valutazione varia nel tempo: le foto della FSA probabilmente a noi dicono cose diverse rispetto a ciò che il committente a suo tempo leggeva.
Mi viene in mente una citazione della Sontag:
What determines the possibility of being affected morally by photographs is the existence of a relevant political consciousness.
_________________ Alessandro - www.alessandrozanini.it
|
|
Vai ad inizio pagina Vai a fine pagina |
|
|
il signor mario bannato
Iscritto: 01 Ago 2006 Messaggi: 9670
|
Inviato: Dom 26 Feb, 2012 10:57 am Oggetto: |
|
|
La cosa che mi colpisce è che alla fine si è finiti a parlare del contenitore più che del contenuto, del "Cosa mi trasmette?" più che della foto.
Cosa mi trasmette? Ua fotografia trasmette qualcosa, trasmette emozioni, sensazioni, stati d'animo, se non li trasmette o non funziona (oppure ha smesso di funzionare) la foto o chi la legge non sa o non vuole provare le emozioni che la fotografia specifica trasmette.
È davvero necessario contestualizzare nel tempo e nello spazio una foto per riceverne sensazioni, emozioni? Serve davvero sapere che stiamo parlando della povertà negli stati uniti della metà del secolo scorso per provare qualche cosa di fronte alla povertà che indubbiamente si legge nelle foto?
Altra cosa è invece l'aspetto documentaristico e documentale della foto ma se valutiamo la fotografia soprattutto su questo aspetto finisce che tra questa foto e una qualsiasi fotografia di prodotti non c'è differenza.
|
|
Vai ad inizio pagina Vai a fine pagina |
|
|
|
|
Non puoi iniziare nuovi argomenti Non puoi rispondere ai messaggi Non puoi modificare i tuoi messaggi Non puoi cancellare i tuoi messaggi Non puoi votare nei sondaggi Non puoi allegare files in questo forum Puoi scaricare gli allegati in questo forum
|
|