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photo4u.it - Libri
Dal Click al Ciak (Stefano Palombi e Marco Rossi Mori)
Titolo: Dal Click al Ciak
Introduzione alla fotografia cinematografica


Autore: Stefano Palombi e Marco Rossi Mori
Italiano, dimensioni 20x25 cm
Edizioni: “EdUP”
144 pagine, 70 foto a colori e b/n;
Costo: € 20,00

L’idea di fondo che ha spinto i due giovani autori ad occuparsi di un tema così complesso come la fotografia cinematografica è quello di far luce sull’ignoranza collettiva che avvolge tale argomento, reperibile a più livelli, dall’esperto cinefilo fino al fresco laureato di Spettacolo e Cinema. Che cos’è la fotografia cinematografica? Chi è il direttore della fotografia e quali sono i suoi obiettivi? Il compito arduo è stato affrontato con umiltà ed è questo il pregio più grande che va ricercato nelle pagine del libro. Gli autori hanno saputo navigare coraggiosamente in un oceano di informazioni, selezionandole e organizzandole con criterio pratico, al fine di offrire al lettore una buona introduzione alla disciplina, velata da una buona dose di curiosità, così da far nascere spontanea la voglia di approfondire l’intera materia. Il titolo onomatopeico del libro è un artificio semplicistico che occulta tutta la saggezza e la conoscenza dispensata all’interno dei tre capitoli principali. Un’organizzazione pregevole di appunti sulla Direzione della Fotografia, un’approccio sul fotografico che vuole rivisitare i testi di un passato recente e allo stesso tempo scoprirne di nuovi. I due giovani autori hanno riassunto alcuni dei principali saperi collegati alla disciplina in questione che ha espresso talenti del calibro di Stanley Kubrick o Vittorio Storaro e hanno approntato un percorso attraverso il quale il lettore passa dall’indagine alla scoperta delle variabili, dei moventi, dei perché nascosti e intrecciati, nella fibra stessa dei linguaggi visuali di cui si parla. Un approccio del linguaggio visuale che cerca di ripensarlo, fra passato , presente e futuro. Un obiettivo davvero ambizioso se pensiamo che in Italia il tema della Direzione della Fotografia è supportato da una scarsa risorsa bibliografica. Esistono solamente rare ed interessanti pubblicazioni edite dall’AIC-Associazione Italiana Autori della Fotografia Cinematografica. La causa di questa penuria culturale può essere dovuta alla ridotta traduzione in italiano di saggistica specifica sull’argomento e forse anche da una mancanza di intenzionalità didattica da parte di coloro che hanno le conoscenze adatte. La Direzione della Fotografia sembra essere insomma un tema riservato, di nicchia, un mestiere che “chi sa” non insegna volentieri. Anche le Università stesse non sono capaci di creare figure del genere, basti pensare che attualmente le discipline fotografiche, soprattutto a livello storico e critico ma spesso anche a livello pratico, sono insegnate dal più eterogeneo insieme di docenti. Vi sono professori di Teatro e Spettacolo, Storia dell’Arte, Antropologia, Cinema e Tv, Semiotica, Estetica, Disegno, Architettura, etc. Un bel pout pourri di discipline. Non esiste una specifica porta d’ingresso ad una disciplina illusoriamente definita Fotografia.

“Spoleto” di Andrea Beer

Il primo capitolo inizia con un percorso che porta il lettore ad analizzare le fondamenta del linguaggio fotografico fino a condurlo alla fotografia cinematografica. Vengono illustrati i concetti essenziali di funzionamento del medium che si frappone tra il nostro occhio e la realtà che ci circonda, tra l’idea e la sua realizzazione, senza annoiare con inutili formule matematiche o complesse leggi fisiche. Qualsiasi mezzo fotografico ha il potere di catturare la realtà tridimensionale della visione umana in una realtà bidimensionale e statica. “Fotografare” e “riprendere” hanno una base in comune: producono fotografie attraverso una camera oscura e la luce. La fotografia cinematografica realizza la magia illusoria del movimento attraverso la rapida successione di ventiquattro fotografie statiche al secondo. Un’illusione che viaggia sui binari che uniscono l’occhio e la mente.


“Tate Gallery” di Andrea Beer

Il secondo capitolo del libro spiega in maniera semplice e chiara i processi comunicativi che stanno alla base della fotografia. Vengono analizzati non solo i significati veicolati attraverso le immagini ma anche le dinamiche di codifica e decodifica da parte di chi queste immagini le crea e ne fruisce. Il punto di partenza non può che essere ciò che realmente sta alla base di ogni messaggio veicolato attraverso le immagini: il fatto che qualcuno voglia comunicare qualcosa a qualcun altro e che quest’ultimo riceva il messaggio e lo rielabori per conto proprio. In un primo momento vengono analizzate le immagini statiche, con uno sguardo particolare alle immagini pubblicitarie dove alcune delle variabili interpretative di significato vengono bloccate, successivamente vengono prese in esame le immagini in movimento come cortometraggi, videoclip, spot pubblicitari, per arrivare ad indagare le dinamiche di attribuzione di senso dei film veri e propri.


“Festival di Avignone” di Andrea Beer

Il terzo ed ultimo capitolo del libro è dedicato al racconto cinematografico e alla sua sintassi: la scenografia, il narratore, le inquadrature, i concetti di campo e piano, i movimenti di macchina, il montaggio, il suono, etc. “Il cinema si scrive con la luce e nel cinema la luce è ideologia, sentimento, colore, tono, profondità, atmosfera e racconto” così Federico Fellini rispondeva alla domanda su che cos’è la fotografia cinematografica. E’ un grande elemento creativo al servizio della narrazione. Per la sua natura, la fotografia ha un triplice ruolo nel racconto cinematografico. In prima istanza è il mezzo attraverso il quale prende fisicamente vita il film: così come il primo dagherrotipo, la fotografia rende riproducibile la realtà. Gestire il pro-filmico e strutturare il filmico sono gli altri due compiti della fotografia. Il mezzo fotografico è il crocevia attraverso il quale passano e si sviluppano tutti gli elementi pro-filmici (a livello dei significanti) e che contemporaneamente genera le relazioni fra gli elementi filmici a disposizione del narratore (a livello dei significati). Quindi, oltre a rappresentare il guardiano della continuità all’interno di un film, la fotografia permette di applicare gli intenti narrativi che selezionano e governano gli elementi filmici. In altre parole, le scelte fotografiche in un film sono il suo vestito. Così come è fuori luogo indossare un paio di pantaloni corti ad un matrimonio, un film non può avere atmosfere fotografiche in dissonanza con le emozioni che la storia trasmette. “La luce è il mezzo fondamentale del cinema: struttura l’immagine, banalizza o valorizza il soggetto, crea il clima psico-fisiologico, è naturalista e realista o interpretativa ed estetizzante”. Così il grande Maestro francese Henry Alekan spiega come la fotografia sia al servizio della scena nel tentativo di creare la giusta atmosfera e di come messinscena e luce non potrebbero esistere l’una senza l’altra. In conclusione gli autori sono riusciti in maniera convincente ed appassionante ad introdurre il mondo complesso della “fotografia cinematografica”, cercando di far luce sul meccanismo che, dalla camera oscura alla sala di proiezione, lega indissolubilmente l’intero processo creativo cinematografico alla fotografia. Non vi è dubbio: no luce, no fotografia, no party.


    Stefano Palombi
    Dal 2001 lavora come direttore della fotografia e operatore di macchina realizzando numerosi spot, videoclip musicali, documentari e lungometraggi al fianco di registi come F. Brocani, M. Baldi e C. Lizzani. Dal 2005 tiene seminari e laboratori di fotografia in collaborazione con le Università “Sapienza” e “Roma Tre”. E’ inoltre socio e responsabile tecnico della Rio film.

    Marco Rossi Mori
    Laureato in Scienze della Comunicazione con una tesi in Teorie e Tecniche della Comunicaione Pubblica. Ha partecipato presso la “Sport for All” – Clearing House di Bruxelles, nell’ambito delle attività del Consiglio d’Europa, all’Osservatorio sulle campagne di comunicazione per la promozione dell’attività fisica giovanile nei Paesi membri e a vari progetti per la promozione dello Sport per tutti. E’ stato responsabile marketing e Comunicazione presso due società multinazionali.

Letto per voi da surgeon.

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