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Il senso

 
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Filippo Secciani
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MessaggioInviato: Sab 24 Ott, 2009 11:25 am    Oggetto: Il senso Rispondi con citazione

Trovare un senso a quello che si fa e capirne il perché. Capire se quello che mi prefiggo ha un valore. Capire il servizio che questa cosa può fare alla società e alla cultura fotografica: se può arricchire o se si limiterà a essere una cosa sterile, fuori dal tempo e senza ogni effettivo e possibile valore. Questo è il motivo di questo trend. Vedere quelli che sono i limiti e le possibilità di espressione, sarà l’ambito di lavoro. Pensare di capire fin dove si può arrivare sarà l’obiettivo da raggiungere.


Le nuove tecnologie digitali, hanno portato dei nuovi modi di procedere, assolutamente validi e versatili, che lasciano tutto il tempo di pensare, valutare e sviluppare un’immagine a piacimento, capriccio e esigenza. La semplice possibilità di poter scegliere anche successivamente che tipo di foto fare dello scatto appena effettuato, se lasciare una foto a colori, magari sgargiante e ipersatura, o se farne una foto in bianco e nero, è l’esempio più facile e palese che si possa fare. E’ chiaro che queste possibilità offrono potenzialità e spunti impensabili fino a pochi anni fa. Adesso abbiamo la possibilità di cambiare e plasmare un file come un oggetto dal quale sarà possibile poterne ricavare ciò che occorre al momento in cui la prendiamo in mano. Uno scatto non è più una fotografia in senso lato, ma è un pezzo di legno dal quale poter ricavare un mobile o un burattino. La fotografia, ha cambiato il senso tradizionale di se stessa. Si scatta, si fa il file, poi si decide con tuta calma a casa o in ufficio davanti al Mac.
Molti dei fotografi che vengono dalla pellicola, sono abituati a previsualizzare. Non altrettanto i fotografi che sono diventati tali al momento del digitale. Questo induce a un modo di pensare la fotografia in modo assolutamente differente.
Previsualizzare, è un procedimento mentale, che ti porta già al momento precedente allo scatto, di sapere che tipo di immagine vogliamo ottenere. Il concetto quindi si sviluppa a partire da cosa si pensa di mettere nella borsa, che pellicola usare, che tipo di esposizione fare, lo sviluppo e infine la stampa. Un complesso meccanismo mentale che ti fa a pensare non solo all’atto che stiamo per fare, ma soprattutto a valutare le conseguenze che esso ne determina: tutto il sistema di pesi e contrappesi che servono per partire da un’idea e arrivare alla sua realizzazione. Non vedo perché la previsualizzazione non la si debba pensare anche in ambito di lavoro con apparecchiature digitali. Il know how, specifico di ogni fotografo può servire alla produzione di fotografie già pensate già al momento dello scatto: si saprà già che file si andrà ad aprire con quale softwer, verranno applicati determinati filtri, fatte determinate regolazioni…
Tutti quanti sappiamo che una stampa della solita fotografia fatta con una carta più o meno dura, ha come risultato un aspetto molto differente. Come del resto la fotografia cambia proprio completamente aspetto, se un file viene alterato nella sua risposta di curva. Le maschere, non sono che interfacce di softwer che ricalcano tecniche tradizionali… Se ne denota che, le cose adesso sono molto più alla portata di tutti, ma venivano fatte anche prima, con apparecchi diversi molto più economici (nel senso che una volta comperati li si poteva usare per decenni) ma che richiedevano una manualità e dedizione maggiori e molto differenti.
Le moderne fotocamere, anche se usate in automatico, di fatto producono quasi sempre immagini di onesta qualità. Certo è che non si può pretendere da loro che pensino allo specifico. Il loro database, regola le fotocamere per un comportamento standard, molte volte di buon livello (non di rado, anche meglio di quanto possa fare un fotografo da solo, ma questo è un altro discorso), ma non ci si può aspettare che la fotocamera regoli il punto di messa a fuoco per controllare l’iperfocale, ne che regoli l’esposizione in modo creativo o in condizioni critiche particolari… Magari, adesso riescono a farlo, se si tiene pigiato un pulaantino di fianco all’obiettivo, ma serve comunque di sapere quale pulsantino schiacciare, e non è detto che nella nuova fotocamera che abbiamo deciso di acquistare, ci sia il pulsantino così miracoloso. Comunque sia, foss’anche che il firmwere delle moderne fotocamere sia talmente evoluto da poter superare qualsiasi ostacolo tecnico, mai e poi mai la fotocamera avrà sensibilità, personalità o gusto.
Certo è che per molti versi la fotografia è cambiata dimolto, ma non tanto dalla sostituzione di pellicole con hardwer di computer, ma soprattutto per il massiccio intervento dell’elettronica, che ormai da anni non si limita a rendere le cose semplicemente più precise, ma tende a porsi come supplente del fotografo. Con quali risultati? Bho, certo è che per determinate e circoscritte cose elementari tutta questa comodità, fa proprio comodo. Il rischio è quello dell’ozio del fotografo. Molte persone ragionano così: “La macchina fa delle foto stupende, tutte e fuoco, ben esposte, decisamente accettabili, quindi fa tutto da sola, non mi serve imparare e approfondire. Comodissimo!” Ragionamento perfetto per coloro i quali sono interessati solamente alle foto al mare o ai compleanni, ma assolutamente fuorviante per coloro i quali hanno velleità professionali e amatoriali.
Molti fotografi e fotoamatori di adesso lo sono diventati in virtù del fatto che la fotocamera viene inizialmente vista come un attributo del computer. Poi si sa, si viene coinvolti sempre in una spirale di acquisti per migliorare le prestazioni e la ricerca del migliore rapporto tra spesa e prestazioni diventa spasmodica, fin quando questo vortice ubriaca la ragione e si arriva a pensare che più grossa è e meglio è. Quindi, oramai brilli da tutto questo roteare di fotocamere di ogni grandezza e formato, che si fa? Si compra la reflex digitale, “quella che gli si può cambiare gli obiettivi!”.
C’ è in giro un’intera generazione di fotografi, che lo sono solo per aver comprato una reflex digitale, il cui approccio è ovviamente e naturalmente diverso dai fotografi di qualche tempo fa.Poi ci sono i fotografi che si sono abituati agli automatismi delle macchine moderne, quando hanno imparato con le reflex meccaniche e gli obiettivi fissi: è molto facile abituarsi alle cose più comode facili e veloci. Viene da chiedersi se è un male o un bene avere quindi un approccio diverso. Cedo che si possa pensare che sia solo uno stato di cose, assolutamente non privo di significato, ma che di fatto non cambia le carte in tavola. I fotoamatori bravi e mediocri ma anche i professionisti bravi e mediocri, ci sono sempre stati, ci sono e ci saranno sempre.
Spesso ci si chiede quale sarà la strada maestra. Si potrebbe pensare che sia quella di perseguire un obiettivo. Forse si dovrebbe pensare alla ricerca dell’equilibrio delle forme, linee e prospettiva. Potrebbe essere la ricerca di soggetti e vie ancora non sperimentati. Ma magari è lo sviluppo di un bel prodotto vendibilissimo (un best seller, detta all’americana), per sbarcare il lunario e pagare l’affitto del negozio. Insomma, stiamo parlando di uno scopo, magari non sempre preciso, forse dettato da esigenze non propriamente artistiche, ma comunque qualcosa che faccia muovere le chiappe.
Parlando di limiti e potenzialità, non riesco che a pensare ai limiti fisiologici delle nostre attrezzature. Tanti possono essere i motivi che ci inducono a non poter avere l’attrezzatura che desideriamo. Il primo di tutti si chiama Denaro, o meglio: carenza di denaro... E’ quello che spesso ci annebbia, facendoci pensare che siamo limitati perché manca quello zoom luminoso o la macchina full frame. E’ uno sbaglio. E’ sbagliato pensare che senza digitale non si fa più nulla, è sbagliato pensare che con la pellicola non si può far più nulla, è sbagliato pensare che senza uno Zeiss Planar 85mm f1,4 non si possono fare ritratti adeguati. Pensare così, può impedire lo sviluppo di nuove soluzioni e la produzione di foto belle. La paura di fare una foto brutta, non deve frenare, né lo deve fare una malsana e stupida consapevolezza che un’attrezzatura sia “inadeguata” o “inadatta”.
L’attrezzatura più bella è il fotografo stesso. Ma non tanto nella sua preparazione tecnica, capacità compositiva e padronanza degli strumenti per la post produzione. Non che ‘ste cose facciano schifo, non vorrei confondere qualcuno, ma che significato ha, fare foto a vanvera solo per vedere come fa il vecchio obiettivo?
La funzione della previsualizzazione, adesso è profondamente cambiata. Certamente, quando si monta in macchina la buana Hp5, è tutto molto simile a prima, ma la forza del senso di una fotografia oggi ha un’importanza basilare. Ricordiamoci che questa è un’epoca in cui con una compattina da poche centinaia di euro, si riesce a fare foto che fino a soli 6/7 anni fà si potevano fare solo una macchina manuale e un fotografo che sapesse almeno qualcosa di fotografia e è stato fotografato di tutto da tutti.

Se vi va, se condividete, se pensate che siano tutte castronerie, andiamo avanti...

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Tanti mettono in firma la propria attrezzatura. A me piacerebbe metterci la mia voglia di far belle fotografie. Forse non mi basterebbe il posto.
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claudiom
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MessaggioInviato: Sab 24 Ott, 2009 4:11 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Tutte castronerie, nessuna esclusa, grazie per avermele ricordate, era da un po' che non le leggevo così ben riassunte.

claudiom
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d23
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MessaggioInviato: Sab 24 Ott, 2009 4:59 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

ma a me pare che anche col digitale la pre visualizzazione, sia come inquadratura che come resa del colore o del bianco e nero sia cambiata poco. l'inquadratura, intesa come rapporto tra soggetto e sfondo, masse, composizione, non mi pare che sia cambiato molto..
se una foto nasce male, se la luce non è buona, nn credo si possa fare molto. il post work ottimizza non salva una foto inutile.
inoltre penso che difficilmente un fotografo che realizza una buona foto non l'abbia pensata gia' a colori o in bn al momento dello scatto, anche se usa il digitale

forse quello che è cambiato, almeno per me, è che ogni tanto mentre giro a fare foto " normali" mi capita di fare qualche scatto che nasce non come foto a se stante, ma come elemento per un fotomontaggio che magari è gia a casa in un psd non ancora completo.
ma anche in quel caso, anzi forse molto di più la previsualizzazione e' necessaria e richiede un occhio allenato. se cerchi uno sfondo per un pp che hai gia realizzato, hai bisogno di una certa esperienza per trovarne uno che sia visivamente coerente

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Daniele Nesi
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Iscritto: 19 Gen 2005
Messaggi: 805

MessaggioInviato: Dom 25 Ott, 2009 5:58 am    Oggetto: Rispondi con citazione

>>>Poi ci sono i fotografi che si sono abituati agli automatismi delle macchine moderne, quando hanno imparato con le reflex meccaniche e gli obiettivi fissi: è molto facile abituarsi alle cose.......

quello che ha fatto realmente la differenza è stato l'esposimetro.
senza esposimetro solo chi "imparava" a valutare la luce in termini di quantità, e quindi regolare tempi e diaframmi,poteva poi accedere al mondo della fotografia. (tenete conto che le pellicole all'epoca erano di bassa sensibilità e dalla latitudine assai ridotta)
l'album di famiglia dei miei genitori è costituito da pochissime foto scattate da professionisti

le macchine automatiche hanno reso si piu comodo fare certe cose ma chi era scarso prima con le manuali dotate di esp.ha continuato ad essere scarso anche con la priorità diaframmi.
stesso discorso con le ottiche intercambiabili...chi era scarso con il 35 fisso continua ad essere scarso con la borsa piena di obiettivi.

>>>Molti dei fotografi che vengono dalla pellicola, sono abituati a previsualizzare. Non altrettanto i fotografi che sono diventati tali al momento del digitale. Questo induce a un modo di pensare la fotografia in modo assolutamente differente

è solo questione di tempo
chi comincia col digit,e ha un minimo di occhio, prima o poi arriva anche lui a previsualizzare
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Filippo Secciani
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MessaggioInviato: Dom 25 Ott, 2009 6:19 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Non credo di essere stato ben chiaro nel mio intento.

Questo mio lunghissimo "presupposto", non lo ritengo affatto un punto di arrivo. Voglio dire, non lo prendete come un qualcosa che reputo sacrosanta o definitiva. Ho solo esposto quello che io credo di aver visto e capito in seno alla fotografia, ma è naturalmente necessario il punto di vista di altri appassionati. In tal senso sono ottimi gli interventi di Daniele e di d23, per poter affrontare il proseguo. Comunque questa discussione l'ho iniziata perché gradirei continuarlo il discorso. Da solo non ce la faccio... Rolling Eyes


P.S. era da un po' che non le leggevo così ben riassunte. Grazie tante del complimento Claudio.

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Filippo Secciani
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Iscritto: 02 Lug 2006
Messaggi: 3680
Località: Provincia di Siena

MessaggioInviato: Dom 25 Ott, 2009 6:38 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Daniele Nesi ha scritto:

è solo questione di tempo
chi comincia col digit,e ha un minimo di occhio, prima o poi arriva anche lui a previsualizzare


Non avendolo vissuto il periodo dell'avvento dell'esposimetro, non ho pensato a questo particolare.

Per le righe da te scritte e qui riportate, mi trovi daccordo. Il senso di questo, lo si ritrova quando parlo dell'approccio alla fotografia e quando affermo che fotografi mediocri e bravi ci sono sempre stati. Tuttavia, non mi piaceva porre la previsualizzazione come una cosa troppo importante o fondamentale. In fondo adesso moltissimi raggiungono buoni risultati anche con la post produzione. Sarà poco ortodosso tornare con più di mille scatti per un fotolibro di un matrimonio dove ci stanno a malapena 80 foto, ma anche in quel modo si raggiunge lo scopo. Che poi, col tempo e l'esperienza si cambi il modo di operare, ben venga.

Per d23: non ho messo in dubbio le consuetudini di intendere fotografia come inquadrature e composizione in genere. Non mi è mai passato per la mente, ne ritengo che sia pertinente nel mio intento. Tuttavia è giusto averlo ricordato.
Poi, la tua consuetudine di "spulciare" gli scatti, per poi "fare un montaggio" più ampio, è già una cosa che tantissimi fanno da anni. Ritengo che sia un'abitudine molto buona e anche molto comoda.

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Tomash
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Iscritto: 21 Giu 2005
Messaggi: 11774
Località: Bologna

MessaggioInviato: Dom 25 Ott, 2009 7:21 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

1rembrandt ha scritto:
Trovare un senso a quello che si fa e capirne il perché. Capire se quello che mi prefiggo ha un valore. Capire il servizio che questa cosa può fare alla società e alla cultura fotografica: se può arricchire o se si limiterà a essere una cosa sterile, fuori dal tempo e senza ogni effettivo e possibile valore. Questo è il motivo di questo trend. Vedere quelli che sono i limiti e le possibilità di espressione, sarà l’ambito di lavoro. Pensare di capire fin dove si può arrivare sarà l’obiettivo da raggiungere.


Ecco, se mi ponessi domande ed obiettivi così alti smetterei di fotografare.
Ogni volta che "previsualizzarei" l'immagine che sto per scattare mi si insinuerebbe nella mente il fatto che è una foto "inutile".
Io fotografo prima di tutto per me stesso, per appagare il mio ego, per ottenre un qualcosa che coincida con il mio senso estetico, modesto, elevato, sbagliato, antico, fuorimoda o alla moda che sia.
Voglio ottenere qualcosa che piace a me, che poi mi piace guardare e riguardare.
Se poi altri che osservano le mie foto le gradiscono, be, son contento, ma non è quello il mio scopo.


claudiom ha scritto:
Tutte castronerie, nessuna esclusa, grazie per avermele ricordate, era da un po' che non le leggevo così ben riassunte.

claudiom


No no no Claudiom, non te la cavi con una frase così lapidaria.
Adesso eprimi il tuo punto di vista in modo articolato.

Daniele Nesi ha scritto:
quello che ha fatto realmente la differenza è stato l'esposimetro.
senza esposimetro solo chi "imparava" a valutare la luce in termini di quantità, e quindi regolare tempi e diaframmi,poteva poi accedere al mondo della fotografia. (tenete conto che le pellicole all'epoca erano di bassa sensibilità e dalla latitudine assai ridotta)


Ecco, questo proprio per me non c'azzecca.
Che c'entra l'esposimetro o gli automatismi della macchina ?
Io ora come ora sto usando una Leica M4P, la usa nuda e cruda perché il Leicameter (che possiedo) rovinerebbe la splendida linea della macchina.
Espongo per ciò spesso e volentieri ad occhio, al max interpreto la lettura di un piccolo Gossen Digisix che porto in tasca per i casi di indecisione.

Non sbaglio un colpo, io sono infallibile, gli automatismi no.

Eppure tutto questo non c'entra con la previsualizzazione delle mie foto, lo stile, il taglio, l'esposizione, sono le tesse sia con l'M4-P che con la Canon A-1.
Magari quando uso la Canon A-1 mi devo ingegnare su come aggirare l'automatismo che so che sta sbagliando, ma anche questo con la previsualizazione non c'azzecca proprio.
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Cosimo M.
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Iscritto: 03 Gen 2007
Messaggi: 4330
Località: Molfetta (Ba)

MessaggioInviato: Dom 25 Ott, 2009 9:17 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Inizio col dire che trovo affascinanti le provocazioni lapidarie di ClaudioM.
Certo che limitarsi alle provocazioni è troppo facile Very Happy

Passando al messaggio di apertura:
contiene diverse riflessioni, e credo che ragionare su queste cose sia sempre positivo, al di là delle conclusioni più o meno condivisibili a cui si arriva.

La mia idea è che nel messaggio si ritengano elementi "sostanziali" del "digitale" quelle che secondo me sono conseguenze "marginali".
Mi spiego:
E' fuori di dubbio che il digitale abbia avvicinato molti, se non alla fotografia, almeno alla macchina fotografica (che sono due cose diverse).
E' verissimo che c'è molta gente in giro con la compattina full-program che crede di essere fotografa.
E io sono il primo a combattere contro il pensiero degradato, per cui in Italia siamo tutti allenatori di calcio, top manager, ingegneri e... fotografi.

Ma sono certo che anche prima del digitale, c'erano i tizi che giravano con le Leica al collo, che non sapevano correggere una esposizione e magari inquadravano a c.d.c.
Erano solo meno numerosi per un mero discorso economico.

Il digitale apre le porte a molti. Ma saranno sempre i pochi veramente interessati che continueranno sul lungo cammino che gli porterà a trasformarsi da utilizzatori di fotocamere a fotografi.

Credo che invece il discorso di fondo, la domanda che ognuno di noi ha il "dovere di porsi" sul senso è un'altra.
"Perchè fotografiamo?"

Credo che nella maggior parte dei casi, ci sia un istinto di gratificazione. Ognuno vuole vedere apprezzata in qualche misura, la propria foto e quindi se stesso. Poi certamente si sovrappongono altri e disparati elementi soggettivi.
Per me, ad es., è un modo per "far vedere" (nel senso letterale!) un qualcosa dal mio punto di vista ad altri.
Altri avranno altri motivi.

PEnso che un pò in tutti noi ci sia una

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claudiom
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Iscritto: 05 Lug 2004
Messaggi: 5459

MessaggioInviato: Lun 26 Ott, 2009 8:36 am    Oggetto: Rispondi con citazione

La natura pericolosa del web è secondo me la sua ricorsività.

Il web NON E' il bar sottocasa perchè il passato, cioè la storia degli interventi, viene sempre rimossa, con una frequenza temporale che negli anni ho visto assottigliarsi.

Si ricomincia sempre da capo, prima una volta all'anno, ora ogni 4 mesi circa, da quel che leggo.

Questo tread è l'ennesimo azzeramento di anni di discussioni su forum diversi di 4U per ricominciare da capo senza aver fatto un benchè minimo passo avanti.

La pulsione del ricominciare sempre, dell'azzeramento continuo delle conoscenze, della storia in definitiva, la trovo deleteria, ma fondamentale per la buona riuscita del palese tentativo di alienazione a cui siamo sottoposti dai media italiani.

No, non spiego perchè ritengo lo scritto iniziale un insieme di cose poco meditate, perchè l'ho già spiegato, nel mio piccolo, nei 2186 interventi passati, giusti o sbagliati.
A questo giochetto al massacro mentale non ci stò più.

ciao
claudiom
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Filippo Secciani
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Iscritto: 02 Lug 2006
Messaggi: 3680
Località: Provincia di Siena

MessaggioInviato: Lun 26 Ott, 2009 9:45 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Ritengo che il senso di appagamento, di cui ha fatto riferimento Tomash sia il motivo principale che ci fa fare foto: a tutti, nessuno escluso, professionisti e amatori.

Vorrei però più precisamente analizzare certe differenze. Un amatore se una cosa non gli piace, non la fa e basta: se a mi chiedessero: "vieni a fotografare la saga della salsiccia a Rigaiolo?", mi faccio mettere di turno, pur di non andare. Se avessi un negozio, affitto e finanziamento pendenti sul capo, faccio carte false per andarci, anche se sostanzialmente mi fa schifo... purché mi paghino è ovvio!

Come fa un professionista in certe circostanze a rimanere nel "suo", se viene assoldato per qualcosa che non gradisce? Non parlo di tecnica: quella la dovrebbe avere, magari fa matrimoni, e non è abituato a certe location e non fa proprio benissimo, ma non è questa la direzione da prendere. C'è un filo che unisce un fotografo in quello che fa? E' lecito chiedersi questa cosa? Ritengo di sì.

Ora, io ritengo questo: ognuno di noi, professionista o no, nel proprio piccolo, attraverso le proprie foto, il proprio stile... cerca consensi. Implicitamente, per poco o parecchio che sia, qualcuno di noi trova estimatori e quindi qualcuno che cerca di emulare le proprie foto. Per assurdo penso che qualcuno manco si rende conto di far parte di un determinato meccanismo, pur essendovi dentro. Questo significa che l'opera di qualcuno "influenza" il gusto e non solo, di qualcun altro.

Ho speso moltissime parole parlando dell'attrezzatura, dei cambiamenti, perché credo che in fotografia, stile, gusti e tante altre cose sono strettamente legate al tipo di oggetti con cui si decide di operare. Tantissimi scelgono quella macchina o quell'obiettivo, anche perché sono utilizzati da altri, ma non perché si tratta di una scelta prettamente personale. In determinati casi, l'emulazione dello stile è talmente forte che si sceglie l'attrezzatura in funzione delle scelte altrui.

Ma questo è solo un lato della cosa che vorrei approfondire. Per quanto i nostri intenti possano essere umili e prettamente personali, essi sono palesemente esternati. Questo per forza di cose determina delle conseguenze più o meno importanti. Noi parlando di fotografia, ritengo interessante parlare anche delle conseguenze delle nostre cose.

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Daniele Nesi
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MessaggioInviato: Lun 26 Ott, 2009 12:00 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

>>>Non avendolo vissuto il periodo dell'avvento dell'esposimetro, non ho pensato a questo particolare.

manco io l'ho vissuto Smile
sta nella storia della fotografia

per tomash
sono intervenuto solo su quei punti del lungo excursus sull'attrezzatura che ritenevo meritassero

l'introduzione dell'esposimetro nelle fotocamere, ripeto, a cambiato in modo radicale l'approccio e conseguente previsualizzazione della massa e di molti proff
le foto di reportage scattate quanto si doveva stimare ad occhio l'esposizione sono il prodotto di pochi che nel corso degli anni sono riusciti a mettere a punto tecniche da veri mostri
e comunque a noi sono arrivate solo quelle "riuscite"....tutte quelle scazzate per una valutazione sbagliata della luce(anche i mostri d tanto in tanto ciccavano) non le vedremo mai

se vuoi farti un idea di cosa significa reportage senza esposimetro devi caricare la tua MP4 con una 50iso, ottica 28 o 35 e scattare alternando esterni e interni inquadrando soggetti non statici
finito il rullo vediamo quante foto stampabili ci sono...e tra queste quante "interessanti" Smile
mi permetto perchè da li ci sono già passato...e guarda a caso quelle interessanti erano sempre tra quelle non stampabili
...e il gossen per le situazioni difficili lascialo a casa

sul senso del perchè ecc...
non ho commentato perchè in passato, nonostante frequento da poco e ha corrente alternata, ho visto si è già dibattuto
..ma poi, voglio dire, basta andare a vedere una mostra a tema di livello o le foto della mamma scattate con l'usa e getta al bambino per darsi una risposta
..anche se, riconosco, riprendere argomenti archiviati apre a possibili nuovi contributi
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Daniele Nesi
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Iscritto: 19 Gen 2005
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MessaggioInviato: Lun 26 Ott, 2009 12:17 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Cosimo M.>>Inizio col dire che trovo affascinanti le provocazioni lapidarie di ClaudioM.

io invece quelle di charlize theron
sarò di un altra generazione

Smile


Ultima modifica effettuata da Daniele Nesi il Lun 26 Ott, 2009 12:27 pm, modificato 1 volta in totale
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Marco Pallante
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Iscritto: 28 Gen 2006
Messaggi: 259
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MessaggioInviato: Lun 26 Ott, 2009 12:27 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

(ot)
claudiom ha scritto:
...nei 2186 interventi passati, giusti o sbagliati...


...che mi ero più o meno tutti salvati per capirci qualcosa... poi il nas,
raid5, 1 mese di vita, ha fatto puff, portandosi dietro 6 anni di dati, o
almeno così temo... che sfiga!

(fine ot)

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Recomenza Doma'
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Filippo Secciani
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MessaggioInviato: Lun 26 Ott, 2009 1:04 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Mai partecipato a discussioni de genere che ho proposto, anche perché lavoro e impegni mi impediscono di frequentare altri forum e di approfondire discussioni ormai datate. Il fatto di non essere "originale", penso che non sia una bestemmia. Ci si potrebbe limitare a dire la nostra, anche con un lurido copia/incolla: non è fatica. D'altronde, si potrebbe pensare anche "che cosa si fotografa a fare, quando ormai è stato fotografato tutto!": e allora che si fa? Si buttano le nostre macchine fotografiche? Sinceramente di vedere e fotografare rotoballe in mezzo ai campi, vigne ingiallite, cipressini in vetta alla collina e gnocche in controluce (per carità, quest'ultima con i distinguo del caso...), mi sono un po' annoiato.

Se poi qualcuno ritiene di vere la scienza infusa e ritiene superfluo qualsiasi idea, proposta o confronto, o magari pensa che nessuno abbia la capacità di portare qualcosa di proprio e nuovo... bhe, il mondo è tanto grande, quindi se sono io fuori luogo ditemelo, che faccio il Baglioni, altrimenti si levi dalle scatole lui!

Io cerco qualcosa di nuovo: ci provo a scavitolare qualcosa.

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